
“È un'illusione che le foto si facciano con la macchina...si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. Ne era convinto Henri Cartier-Bresson, genio del fotogiornalismo. Ci sono occhi, cuore e testa nelle foto di Andrea Rossato, il fotografo udinese finalista per il terzo anno agli Oscar mondiali della fotografia, i Sony Awards .
Un record nella storia di questo premio internazionale. Guardando le edizioni passate, infatti, nessun italiano è riuscito a entrare nella top ten dei migliori fotografi al mondo per ben tre volte di seguito e in tre categorie distinte. Il primo anno il debutto e il successo inaspettato nella categoria “Open”, e il secondo e il terzo tra i professionisti.
Il Sony World Photography Awards, organizzato dalla World Photography Organization, ha annunciato il 28 marzo scorso i finalisti nelle diverse categorie per il 2017, in attesa dei vincitori, i cui nomi saranno resi noti il 20 aprile (domani). Prestigiosissimo concorso, non solo raccoglie i grandi nomi della fotografia ma offre un’ampia visibilità ai selezionati con una campagna stampa internazionale e l’esposizione delle opere alla Somerset House di Londra, quest’anno dal 21 aprile al 7 maggio.
Tra gli oltre 227 mila scatti provenienti da 183 paesi, le dieci foto di Andrea Rossato sul gioco delle bocce a Grado lo portano tra i 6 finalisti al mondo nella categoria “Sport” con nomi del calibro di Jason O’Brien, già vincitore del World Press Photo 2017. Nel titolo dato da Rossato alla raccolta, “50 years of challenges”, la traccia di un percorso di lettura. Il gioco delle bocce, uno dei più antichi della storia, un torneo che da cinquant’anni anni si ripete tra luglio e agosto sulla spiaggia di Grado.
E abbraccia generazioni, famiglie, bagnanti, simpatizzanti, diventando occasione di nuove e vecchie amicizie, di rinnovati legami familiari, di momenti conviviali, mentre la luce del sole si riflette sulla spiaggia dorata e sui volti. Cinquant’anni di “sfide” è il nuovo capitolo del lavoro “Joy for all ages” premiato l’anno scorso. L’ambientazione è ancora quella: la spiaggia di Grado, un luogo senza tempo, dove la vita è quella di sempre, con il “rito” rassicurante della condivisione dei gesti, un tuffo o una camminata lungo il pontile e il gioco delle bocce.
“Racconto – scrive Rossato – luoghi di aggregazione sociale che sono la proiezione di uno spazio privato, quasi domestico”. Sulla spiaggia ritornano quelli che un tempo erano bambini e guardavano giocare a bocce i nonni, ora sono loro i giocatori. La sfida rimane: è il piacere di stare insieme, oltre passione per le bocce, la passione per la vita. Per quello che è stato già ribattezzato come il “Sony Man”, i progetti futuri non mancano.
“La visibilità ottenuta grazie al Sony mi porta, oltre che un significativo carico di responsabilità, anche innumerevoli opportunità che difficilmente potrei avere senza tali risultati”. Conferenze, eventi, lectio magistralis, mostre (tra cui la più prestigiosa alla Somerset House).
Fra i progetti più importanti, la conclusione del lavoro di tre anni fatto sulla spiaggia di Grado in un volume, nella consapevolezza conclude Rossato “che tutto ciò che fotograficamente faccio è tentare di raccontare”, ma si può raccontare solo se si hanno occhi, cuore e testa per farlo.