
A maggio 2016 i girasoli, alti una ventina di centimetri, sono stati trapiantati nell'orto scolastico e nel giro di un paio di mesi sono cresciuti producendo dei bellissimi fiori. A settembre, al ritorno a scuola, sono stati raccolti i semi e nella scorsa primavera i volontari dell'Auser hanno arato il terreno, preparandolo per le nuove semine e trapianti, che non prevedevano altri girasoli.
Nessuno aveva chiesto il parere ai diretti interessati e a fine aprile, sul terreno arato è spuntata un'inconfondibile piantina, che i ragazzi di quinta hanno pensato di segnalare con un paletto e nastro colorato per evitare che qualcuno la calpestasse. La piantina è cresciuta e come il fagiolo nella storia di Giacomino, a fine scuola era alta più di due metri, continuando a crescere: a fine giugno era alta più di tre e ora, fiorita, raggiunge i quattro metri. Vista la taglia, col diametro del fusto misura più di venti centimetri, la strana presenza di rami laterali con boccioli più piccoli e foglie "formato asciugamano", è stato chiesto un parere a Marco Signor dell'Ersa, che ha girato la domanda ad Andrea Del Gatto, del Crea, principale ente di ricerca italiano dedicato all'agroalimentare, controllato dal ministero delle Politiche agrarie, alimentari e forestali. Si voleva sapere se era possibile che questa pianta fosse spuntata dalle radici della precedente.
Il parere del tecnico, esperto di girasole e altre colture industriali, è stato il seguente: «Il girasole è nato da qualche seme lì pervenuto, anche in anni precedenti. Lo sviluppo dipende dall'isolamento (nessuna pianta vicina) e dalla vigoria insita nella pianta stessa. Le ramificazioni possono dipendere da molteplici fattori: se la pianta è un F2 o successive generazioni di ibrido, dalla segregazione dei caratteri del Dna che lo aveva costituito, ma anche le condizioni di temperatura possono influire sull'insorgenza di gemme ascellari con la fuoriuscita di capolini. Esclusa la nascita della pianta da ipotetiche radici dell'anno passato».