Piazzale stazione: una lapide ricorderà le “donne resistenti”
Il monumento sarà inaugurato il primo giugno L’iniziativa del Comitato con la collaborazione del Comune

di Cristian Rigo
Hanno rischiato la vita. Per “resistere” alla barbarie del nazifascismo e regalare un sollievo ai prigionieri che venivano deportati in treno. Qualcuno lo hanno pure salvato dai campi di concentramento. Ma il loro coraggio rischiava di finire nel dimenticatoio. E invece le imprese delle “donne resistenti” saranno ricordate per sempre. Scolpite non soltanto nella memoria di chi le ha conosciute, ma anche nella pietra. Perché il primo giugno, nel piazzale della stazione sarà scoperta una lapide commemorativa dedicata a loro che recita così: «1943-1945 alle donne friulane che, senza armi, rifiutarono la brutalita degli occupanti nazisti, diedero conforto e assistenza ai deportati e agli internati rinchiusi nei vagoni ferroviari e destinati ai campi di concentramento».
L’iniziativa è del comitato “Donne resistenti” e del Comune. «Siamo riuscite a raggiungere questo primo traguardo - spiega la presidente del comitato, Paola Schiratti -, grazie alla collaborazione e alla solidarietà del sindaco Honsell, ora aspettiamo il contributo regionale per bandire un progetto di ricerca e realizzare un documentario storico su questi esempi di resistenza civile. Esempi che videro protagonisti anche uomini, ma soprattutto donne che furono protagoniste di azioni di grande umanità, civiltà, dignità e assistenza che si possono qualificare come forme di resistenza civile al nazifascismo».
Nella stazione ferroviaria di Udine transitavano infatti i convogli dei militari italiani internati e dei deportati diretti verso i lager nazisti del Nord Europa. «I prigionieri e le prigioniere - racconta la Schiratti -, mentre transitavano nelle nostre stazioni ferroviarie, facevano cadere dalle fessure dei carri o dei vagoni bigliettini di saluto per i loro familiari prima di lasciare l’Italia diretti verso il loro terribile destino. Le donne friulane, pur consapevoli del pericolo che correvano nell’avvicinarsi ai convogli, raccolsero quei bigliettini, decise a non lasciarne nemmeno uno a terra. Sia in stazione a Udine dove, nonostante le minacce delle SS, si recavano per portare anche generi di conforto e dove riuscivano perfino a favorire la fuga di alcuni prigionieri - continua la Schiratti -, sia lungo la linea ferroviaria riuscirono nel loro intento e poterono consegnare i messaggi agli impiegati delle poste, che li fecero pervenire ai familiari dei deportati, i quali spesso risposero ai mittenti per ringraziarli».
E proprio grazie al ritrovamento di alcune di queste lettere il comitato “Donne resistenti” ha iniziato la sua attività di ricerca. «Alcune di quelle donne friulane, che agirono nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre del 1943 - spiega la Schiratti -, sono ancora vive, altre sono ormai scomparse, ma le testimonianze orali e scritte sono molteplici e rappresentano una pagina di storia locale che merita di essere conosciuta. Si tratta di un patrimonio non adeguatamente noto alla pubblica opinione, meritevole di essere valorizzato in tutti i suoi aspetti».
Dello stesso avviso anche il sindaco Furio Honsell: «La Resistenza non si limita alla lotta armata dei partigiani - evidenzia il primo cittadino -, ma comprende anche inziative spontanee non determinate da idee politiche, ma da un istinto naturale di ribellione alle atrocità del fascismo. E queste donne, che hanno rischiato la vita per dare sollievo ai prigionieri compiendo un gesto così nobile, sono un esempio significativo di questa Resistenza civile». Una Resistenza che merita di essere ricordata.
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