Il caso Archivio di Stato «Rischiamo di perdere la memoria del Friuli»
Udine, allarme della direttrice Corbellini: «Mancano gli spazi, qui non sta più nulla» E Schiratti (Idv) accusa la Provincia: «Ritardo ingiustificabile nei lavori»

UDINE. «La memoria storica del Friuli rischia di andare perduta». L’allarme arriva dalla direttrice dell’Archivio di Stato, Roberta Corbellini. Perché nella sede di via Urbanis 1 non ci sono più spazi liberi. Già da qualche tempo il deposito segna il tutto esaurito. Impossibile trovare posto ad altri documenti che aspettano di poter essere catalogati e conservati.
«È la storia del Friuli dalla fine dell’800 al dopoguerra - spiega la Corbellini che da 14 anni dirige gli uffici - in tutto 8 chilometri di atti sparsi in tutta la provincia. Milioni di documenti di tutti i tipi che raccontano l’origine di molte famiglie, la nascita degli imperi industriali, l’emigrazione, i passaggi di proprietà di terreni e immobili». Tutto quello che ha lasciato un segno scritto insomma. Dai registri dello stato civile (con nascite, morti e matrimoni) agli archivi di tribunali, procure, notai e comuni fino alle mappe catastali.
Oggi nell’Archivio di Stato sono conservati 11 chilometri di documenti. «Stiamo parlando di milioni e milioni di informazioni, basti pensare che ogni metro lineare contiene sei blocchi cartolari pieni di atti - spiega la direttrice -. È possibile trovare la storia delle famiglie e dei paesi. In sala studio (aperta lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8 alle 14 e martedì e giovedì dalle 8 alle 17, ndr) ogni anno registriamo una media di 3.500 visite. E ogni giorno ci arriva una media di 8-10 richieste.
C’è chi vive all’estero e vuole poter dimostrare la sua origine friulana, chi vuole sapere dove ha combattuto il nonno, chi deve attestare dei diritti su una proprietà e poi ci sono moltissimi documenti antichi che sono la fonte principale di tutti gli studi storici. Negli atti notarili per esempio si possono trovare gli accordi tra le famiglie per un matrimonio e i verbali dei vecchi consigli comunali».
Il problema però, come detto, è la mancanza di spazi adeguati per continuare ad alimentare l’Archivio. Un problema che, secondo la consigliera provinciale dell’Idv Paola Schiratti, ha delle responsabilità ben precise. «La sistemazione della sede poteva essere risolta diversi anni fa, le spese necessarie erano in parte a carico dello Stato in parte a carico della Provincia di Udine. Il progetto prevedeva la creazione della Cittadella degli archivi nella sede della ex caserma Duodo, in contiguità con l’archivio diocesano e in collaborazione con l’università di Udine e i carabinieri, per creare laboratori per attività di tirocinio e per la formazione archivistica e il deposito delle opere d’arte rubate.
Nel gennaio 2004 le chiavi della caserma sono state consegnate alla Sovraintendenza proprio per realizzare questo progetto che però - svela la Schiratti - venne interrotto dalla giunta Strassoldo che decise di acquisire la caserma per ampliare la sede provinciale. Il progetto della Cittadella degli archivi venne spostato in via Urbanis, dove l’Archivio di Stato ha sede attualmente. L’edificio, assolutamente insufficiente a contenere tutti i materiali, è di proprietà della Provincia che si era impegnata ad ampliarlo. Da quella volta però non è stato fatto nulla e anche il presidente Fontanini ha confermato di voler tenere la Duodo senza avere i fondi per ampliare l’Archivio».
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