A Udine violati i computer dell’Ass 4 On line i reclami dei malati
Visibili su internet nomi, cognomi e patologie di centinaia di pazienti friulani. L’azienda ha risolto il problema e cancellato l’archivio “craccato”

UDINE. I reclami fatti nel sito dell’azieda sanitaria numero 4 sono finiti on line, visibili da tutti. Dal 27 febbraio del 2008 a venerdì scorso sono state raccolte 129 segnalazioni, 129 storie, che quasi sempre riguardavano disservizi o disagi di persone malate, si sono trasformate in 129 violazioni della privacy. Perché quasi tutte quelle proteste erano accompagnate da nome e cognome dell’utente con tanto di telefono o mail e, ovviamente, nome e cognome del medico o della struttura indicati come responsabili del problema. Era tutto su internet.
Poi l’Ass 4 si è accorta della situazione e ha fatto cancellare l’archivio. Ma il danno ormai era fatto. «Siamo stati vittima di una attacco informatico - spiega il direttore amministrativo Saverio Merzliak -, qualcuno è entrato nella pagina che abbiamo sul sito per fare i reclami ed è riuscito ad accedere al file dove erano depositati i file per poi pubblicarli». A sollevare il caso è stato il periodico internet “dovatu” ma - precisa ancora Merzliak - «non è vero che dal nostro sito era possibile accedere ai dati sensibili. Si potevano leggere i reclami di tutti solo attraverso il link pubblicato nell’articolo di dovatu che poi abbiamo comunque provveduto a “neutralizzare”».
Il primo provvedimento deciso da Merzliak, una volta venuto a conoscenza della fuga di notizie, è stato quello di cancellare l’archivio on-line. Ma l’Ass 4 non intende fermarsi qui. «Con l’avvocato Laura Baggio stiamo valutando come muoverci per tutelare l’azienda», aggiunge Merzliack. Probabile quindi che il caso arrivi anche sul tavolo della Procura di Udine. «Abbiamo anche informato Insiel che per noi ha realizzato, impostato e gestito il sistema informatico che peraltro viene utilizzato da molte altre realtà. Quello che dispiace - sottolinea - è che, anche se solo per qualche ora, qualcuno sia riuscito a violare la privacy di tutti coloro i quali ci avevano inviato un reclamo su internet».
C’era chi si lamentava di aver perso la visita prenotata mesi prima solo per essersi presentato all’appuntamento con un ritardo di 8 minuti e chi invece dopo 45 minuti di vana attesa ha rinunciato all’appuntamento col medico. Tutto con nome, cognome e relativi recapiti. Una donna mastectomizzata criticava la lunghezza e i costi (a carico dei contribuenti) per la sostituzione della protesi, la figlia di un anziano raccontava di non riuscire a prenotare la visita urologica per il padre, una madre ce l’aveva con la mancanza di professionalità di un oculista (anche lui citato con nome e cognome) che non si era accorto del calo della vista della figlia di 12 anni. E ancora: un disabile cardiopatico chiedeva che l’ambiente di una piscina di riabilitazione venisse riscaldato, un padre confessava i suoi timori sul rischio che il figlio tossicodipendente di 26 anni fuggisse da casa «per tornare alla ricerca di sostanze», e una ginecologa veniva criticata perché aveva risposto con modi bruschi a una paziente dicendole anche che non essendo vergine non poteva avere male. Poi c’era l’incredibile vicenda di una donna che ha accompagnato la madre disabile e il fratello a fare una risonanza magnetica prenotata 2 mesi e mezzo prima, ma ha scoperto che il macchinario non poteva essere utilizzato da persone con un peso maggiore di 90 chili. Peccato però che nessuno l’avesse avvisata prima. Tutte queste informazioni, con nome e cognome, erano finite su una pagina web visible a tutti.
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