Assalto informatico, Insiel: noi parte lesa
L’azienda: c’è stata un’intrusione nei nostri sistemi informatici. E la polizia postale ha sentito dovatu.it

UDINE. Anche Insiel si considera parte lesa e annuncia possibili azioni legali. La società informatica ha infatti diffuso una nota in cui precisa che «in merito alla vicenda relativa alla diffusione in rete dei reclami presentati alla Azienda sanitaria 4 Medio Friuli attraverso la sezione del sito a ciò dedicata, si pone in rilievo che gli illeciti commessi consistono unicamente nell’accesso abusivo a sistemi informatici, nella diffusione consapevole dei dati raccolti e nella pubblicazione delle modalità di reperimento degli stessi».
In buona sostanza Insiel se la prende con chi si è accorto del sistema per poter leggere tutti i reclami (il presunto hacker) e poi ha diffuso le modalità di reperimento degli stessi e cioè il periodico on line dovatu.it. Proprio ieri il direttore di dovatu.it, Tommaso Botto è stato ascoltato dalla Polizia postale e ha poi precisato, sempre attraverso il sito che «dovatu.it non ha ricevuto querele né è indagato, ma è stato sentito come informato sui fatti (giustamente) e ha fornito tutti i particolari, anche non pubblicati sinora».
Ha poi aggiunto che «non c’è stato nessun hacker, nessun sabotaggio, nessuna craccatura, nessun assalto ai computer». In buona sostanza dovatu.it avrebbe ricevuto delle segnalazioni e poi denunciato «la precarietà del sistema».
Ma Insiel non la pensa allo stesso modo, «si reputa anch’essa parte lesa nella vicenda avendo subito un’intrusione nei propri sistemi informatici - continua la nota -, e ritiene quindi che sollecitare richieste di risarcimento danni nei propri confronti o nei confronti dell’azienda sanitaria sia errato non essendo sicuramente essi gli autori degli illeciti citati. Insiel, pertanto, sta valutando le azioni legali più opportune da intraprendere».
La prima “mossa” l’ha fatta l’azienda sanitaria numero 4 che ha presentato un esposto in Procura. «Qualcuno - ha spiegato il direttore amministrativo Saverio Merzliak - ha recuperato dal nostro sito informazioni riservate con dati sensibili e poi su un periodico web di informazione (dovatu.it, ndr) è stato pubblicato un link che consentiva a chiunque si collegasse di leggere questi dati. I casi sono due - aggiunge -: o siamo stati vittima di un attacco hacker, oppure il nostro sito non aveva protezioni adeguate. Saranno la Procura e le forze dell’ordine a valutare, ma in entrambi i casi la nostra azienda ha subito un danno. E lo stesso vale per i cittadini che hanno presentato un reclamo e per i medici che venivano chiamati in causa».
On line sono infatti finiti 129 reclami con tanto di nomi, cognomi, patologie. Di chi è stata la colpa sarà la magistratura a stabilirlo.
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