Serracchiani-Zanonato, il peso della crisi scaricato sul Friuli
Dalla governatrice Fvg la richiesta di dimissioni del ministo per il caso Electrolux: sulla pelle degli operai lo scontro politico per la leadership della Regione Veneto. L’unica via di uscita è una strategia nazionale per salvare il polo degli elettrodomestici

Debora Serracchiani si è scagliata contro il ministro Flavio Zanonato: «Ha oltrepassato il limite, si dimetta». Pronta la replica: «E’ strumentale, non me ne vado». Potrebbe trattarsi di uno dei frequenti regolamenti di conti all’interno del Pd: l’offensiva friulana, di marchio renziano, contro la resistenza veneta della minoranza bersaniana. Probabilmente è così.
Ma l’aspetto imbarazzante è che lo scontro si inserisce tra i risvolti dei drammi umani di migliaia di lavoratori che rischiano il posto. La presidente del Friuli Venezia Giulia ha così inteso esercitare l’azione di autotutela di un territorio fragile, già bastonato dai “vicini di casa”. Le brucia ancora la vicenda Ideal Standard, aggravata dallo sgambetto veneto. Questa volta, al di là delle motivazioni politiche, ha voluto stroncare la superficialità dell’esponente del governo Letta, cioè di colui che si arrabatta da mesi nella “vertenza Electrolux”, senza trovare il bandolo della matassa.
L’incidente diplomatico è ben inserito in un giochetto di sponda Zanonato-Zaia, che sta indebolendo il Friuli Venezia Giulia sul versante industriale a favore del Veneto. Il duetto ha infatti logiche di presidio territoriale. Da alcuni giorni, il ministro è nel mirino del governatore, preoccupato che l’immobilismo del Governo danneggi lo stabilimento Electrolux di Susegana.
Tra i due c’è un’evidente competizione per la leadership della regione: il presidente leghista contro l’ex sindaco di Padova, esponente del Pd che a Roma si sta rafforzando. Dopo l’ennesima bordata, Zanonato lo ha rassicurato: «Di che ti preoccupi, in fin dei conti le difficoltà riguardano solo lo stabilimento di Porcia, in Friuli, non certo quello di Susegana, in Veneto».
Questa è una risposta irridente verso chi rischia di perdere il lavoro, giocata con furbizia sullo scacchiere locale. Della serie, noi siamo salvi («Mi sono già incontrato con la dirigenza italiana del Gruppo»), degli altri chissenefrega. E’ chiaro che la dichiarazione allarga una falla nelle relazioni tra le due regioni, rafforzando i sospetti. Conferma tentativi sotterranei per privilegiare un fronte.
Guarda caso, nonostante le promesse, il ministro non si è mai visto a Porcia. Di fatto, ha messo un territorio contro l’altro, contravvenendo al dovere di rappresentanza nazionale, che è il ruolo di un ministro della Repubblica italiana.
La protesta di Debora Serracchiani smaschera i giochetti: «Zanonato ha preferito saltare tutti i livelli di mediazione credendo di risolvere la crisi buttando a mare lo stabilimento friulano». Purtroppo è vero. L’azione ha spaccato il fronte delle fabbriche, in una delle vertenze industriali più delicate del momento, perché è in gioco il futuro dell’intero comparto dell’elettrodomestico. Attraverso il “si salvi chi può”, c’è il rischio di compromettere l’intera trattativa, che non ha ancora prodotto risultati per l’assenza d’idee del Governo.
La gaffe dell’altra sera si è aggiunta a una precedente replica piccata di Zanonato a Zaia: «Sono curiosissimo di sentire se qualcuno ha anche idee, perché a oggi non ne ho sentita nemmeno una». La sua agenda è vuota, ma poteva stare più attento. Infatti, da alcuni giorni rimbalza a livello nazionale il documento degli industriali di Pordenone.
L’atto contiene alcune proposte per alzare la competitività del manifatturiero. Sono idee, da trattare con il sindacato, che aprono una breccia nel muro dell’immobilismo. Non a caso, Electrolux ha rotto il silenzio per aprire uno spiraglio, pur chiamando in causa il Governo come interlocutore principale. Come mai certe notizie arrivano a Stoccolma e non entrano invece nelle stanze romane? Ieri, a frittata ormai servita calda, il ministro ha comunicato che sarà a Pordenone per approfondire.
Ormai il dado è tratto: la sfiducia non si cancella in un attimo. Il Friuli esce bastonato dalle dichiarazioni del ministro. Come potrà Zanonato gestire una trattativa sulla crisi dell’elettrodomestico, che ha valenza nazionale, facendo il tifo per le fabbriche venete? Sono forti i sospetti che continui nella “politica del carciofo”: per difendere il cuore (frigoriferi di Susegana) è pronto a sacrificare qualche foglia (lavatrici di Porcia).
La linea di difesa e di rilancio di un distretto è forte se punta a mantenere l’alta gamma di tutte le produzioni. Il confronto tra le parti (Governo, Regioni, Aziende e Sindacati) non può che stare dentro una strategia industriale nazionale che comprende tutto il polo degli elettrodomestici, il quale è pur sempre il secondo settore dopo quello dell’auto, con un peso specifico di oltre 130 mila addetti. Dall’approccio al problema, si capirà se l’Italia ha finalmente maturato la convinzione che non può smantellare con leggerezza gli ultimi baluardi produttivi. Non è una questione né veneta né friulana, ma nazionale.
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