Al poeta Alfredo Panetta il premio Malattia della Vallata
Vince la lirica dedicata a un imprenditore edile assassinato dalla ‘ndrangheta. Secondo e terzo posto alle friulane Serena Fogolini e Cristina Micelli
Cristina Savi
BARCIS. Alfredo Panetta, calabrese trapiantato a Settimo Milanese, con la poesia “Cori ‘i cimentu/cuore di calcestruzzo”, versi dedicati all’imprenditore edile che nel 1990 fu assassinato dalla ‘ndrangheta per aver osato denunciare chi gli aveva chiesto ripetutamente il pizzo, è salito sul podio del vincitore della 34esima edizione del Premio Malattia della Vallata, il concorso letterario nazionale aperto alle poesie nei dialetti e nelle lingue minoritarie.
Domenica 11 settembre, in una Barcis sfolgorante di sole e di blu, il cortile di palazzo Centi, con impagabile vista lago, ha accolto la tradizionale cerimonia di premiazione e i dieci finalisti, atto finale di un iter cominciato con oltre 500 componimenti arrivati alla giuria da 155 poeti di 17 regioni italiane, quest’anno con il Friuli Venezia Giulia in testa (38 i concorrenti).
E sono infatti friulane le poetesse che si sono aggiudicate il secondo e terzo posto: Serena Fogolini, di Lauco, con “Spleen da la Cjargne/Spleen della Carnia”, poesia che, come ha sottolineato il portavoce della giuria, Giacomo Vit, ben testimonia l’interessante fenomeno che si sta verificando sul piano linguistico: la contaminazione del dialetto con altre lingue e altri mondi culturali attraverso l’uso di citazioni e termini stranieri (già il titolo “Spleen da la Cjargne” rimanda agli Spleen di Baudelaire) e terza è invece Cristina Micelli, di Basiliano, che nella sua “Lis bicicletis a sotet tal fis dai noglârs/Le biciclette al riparo nel fitto dei noccioli”, si ispira alle lotte popolari e non violente del Cormor del 1950, ma che in un altro componimento ha utilizzato vocaboli stranieri in un tessuto armonico friulano.
“Le lingue dialettali avranno sempre più bisogno di allargare le loro maglie linguistiche per dialogare con il presente”, è il pensiero della giuria del premio, composta, oltre che da Giacomo Vit, da Tommaso Scappaticci, Roberto Malattia, Aldo Colonnello, Fabio Franzin, Rosanna Paroni Bertoja, Fabio Maria Serpilli e Christian Sinicco.
Altre due le considerazioni dei giurati sui contenuti che cambiano, anche nella poesia in dialetto, rispetto alla quale il premio Malattia costituisce un osservatorio importante e prestigioso in Italia: l’influenza del paesaggio e dei luoghi sul linguaggio, lo sguardo sempre più lancinante sulla realtà e la vivacità e la viva attualità delle “parlate materne”, che sconfessa quanti anni fa ne decretavano la fine.
Una mattinata di autentica festa nel segno della poesia, quella di ieri, complice anche il raduno nazionale dei Borghi della lettura, network nazionale cui Barcis ha aderito nel 2019 e del quale è ambasciatore Patrizio Roversi, rappresentato dal presidente Stefano Colella e grazie all’organizzazione come sempre impeccabile e affettuosa di chi sovrintende il Premio e che tanto si spende, da anni, per rinnovare la migliore immagine della località della Valcellina.
Anche “figliando, nel frattempo, altri premi importanti come il Cappello, che sarà consegnato giovedì, alle 18, nel convento di San Francesco, a Pordenone, nell’ambito di Pordenonelegge o il Cavallini-Sgarbi che tornerà a novembre.
Tutto ciò grazie al Comitato che, con il patrocinio del Comune (ieri presente con l’assessora alla cultura Monica Boz) e della Pro Barcis, vede a capo e con immutato entusiasmo il “patron” Maurizio Salvador sin dagli albori del concorso, con lui Roberto Malattia che è nipote di Giuseppe e che con orgoglioso impegno porta avanti la tradizione, quindi lo staff composto da Lorenza Gasperin, Daniela Paulon e Cristina Roman e l’immancabile e raffinato tocco del fisarmonicista Gianni Fassetta in duo questa volta con la figlia violinista Erica, in volo (musicale) fra Caccini, Morricone, Piazzolla e la tradizione popolare russa.
I commenti dei lettori