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Pordenonelegge/1

La festa del libro varca i confini, Agrusti: «Sull’uscio della Storia»

Inaugurata l’edizione 2022. Silvia Avallone: «Letteratura come fatto politico, civile e morale»

Cristina Savi
2 minuti di lettura

Le intenzioni erano state espresse già nel 2021: parola d’ordine “varcare i confini”, conseguire la patente internazionale. E così, nell’anno in cui Pordenonelegge si riappropria del pubblico e della presenza piena, la Festa del libro con gli autori, inaugurata ieri sera nel Teatro Verdi, abbraccia Praga per guardare all’Europa tutta, “apre il suo perimetro”, per dirla con le parole del sindaco della città, Alessando Ciriani, e travalica i confini.

«Perché la nostra è una manifestazione che sta sull’uscio della storia – dice dal palco il presidente della Fondazione Pordenonelegge Michelangelo Agrusti - e Praga, la Repubblica ceca, evoca una storia tragica (e la memoria di quegli eventi oggi si ripete) ma allo stesso tempo bellissima, dove la libertà e la democrazia sono state riportate al popolo dagli uomini di cultura».

Pordenonelegge che si affaccia alla Mitteleuropa, coinvolge nella dedica a Praga anche altre realtà culturali della città e fa annunciare a un entusiasta console onorario della Repubblica Ceca, Paolo Petiziol, convinto del ruolo ponte della cultura, che il 28 novembre porterà nella capitale ceca l’Orchestra Fvg «per rilanciare le relazioni con il Friuli Venezia Giulia».

«Pordenonelegge che si fa bandiera di una terra – così il sindaco Ciriani – che all’orgoglio imprenditoriale unisce un’offerta di cultura straordinaria. Per questo – aggiunge – nonostante le difficoltà economiche, il sistema Pordenone si sforzerà sempre di coniugare la risposta sociale con il mantenimento della qualità culturale che tutti ci invidiano».

Pordenonelegge che è riuscita a far ripartire una macchina organizzativa complessa e che per il presidente della Regione Massimiliano Fedriga rappresenta “la forza del Friuli Venezia Giulia, di chi sa rimboccarsi le maniche nelle difficoltà” ed è esempio concreto “di cultura che è anche economia, ne fa parte, crea ricchezza e opportunità”.

È un clima di rinnovato entusiasmo, dunque, dopo i due anni bui della pandemia e nonostante la preoccupante congiuntura, quello che dal palco del teatro si diffonde, mentre si alza il sipario su cinque giornate che vedranno susseguirsi più di trecento incontri e oltre seicento autori.

A voler affermare che è la cultura, sempre, a venirci in soccorso. Ne sono pienamente convinte le due ospiti – la scrittrice italiana Silvia Avallone e l’autrice ceca Radka Denemarková - che dopo il lungo prologo istituzionale, condotto dalla direttrice organizzativa di Pordenonelegge Michela Zin, introdotte dal direttore artistico del festival Gian Mario Villalta, conquistano la ribalta per il “dialogo sul presente, sull’orlo dell’Europa”.

Parla di letteratura come “fatto politico, civile e morale” Avallone, capace di farci uscire dal nostro orticello e renderci più solidali. Le fa eco Denemarková, nel confronto condotto da Alessandro Catalano, evocando il potere dei libri di “dare voce a chi non ne ha”, di offrire risposte a chi, oggi, «vive paralizzato dalle tante tragedie, estremismi, disinformazione». Man mano la chiacchierata si infittisce, le due scrittrici si riconoscono unite da una cultura profondamente europea, invocano l’abbattimento dei muri e una politica forgiata sull’empatia, sottolineano l’urgenza di ricordarci ciò che unisce e non quello che ci divide.

Poco più tardi, oltre i confini di Pordenone, si ripeterà per il secondo anno consecutivo la “triplice inaugurazione” di Pordenonelegge. Ancora nel segno di Praga e di dialogo fra scrittori italiani e cechi: nel teatro Verdi di Trieste con Josef Pánek e Mauro Covacich sollecitati dalla curatrice di pordenonelegge Valentina Gasparet; sulla Terrazza a Mare di Lignano Sabbiadoro con il confronto fra Markéta Pilátová e Matteo Bussola intervistati da Alberto Garlini, anch’egli curatore del festival.

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