Gli ottant’anni di Altan: «Cipputi ora sta a guardare ed è quasi in pensione»
Il celebre vignettista che vive ad Aquileia: «La mia Pimpa è un rifugio di tranquillità e armonia». La Galleria Sagittaria di Pordenone gli dedica una rassegna: inaugurazione sabato 8 ottobre
Mario Brandolin
Sarà scontato, e anche un tantino banale, me ne rendo conto, dire che compie ottant’anni e non li dimostra, ma nel caso di Altan, fumettista e vignettista, auitore satirico che vive ad Aquileia e che spegnerà le 80 candeline domani, venerdì 30 settembre, ci si azzecca eccome!
Basta guardare le sue vignette che con battute folgoranti e pungenti la dicono assai più lunga di qualsiasi analisi sociopolitica sulle magagne del nostro tempo, sulle distorsioni di valori e ideali, in una narrazione che va anche oltre la semplice satira per farsi invece amara riflessione, disincantata critica al costume e alla politica.
Sono sguardi sulla realtà di una persona attenta curiosa partecipe, giovane in definitiva. Sarà per questo quando gli chiedo come vive questo traguardo, risponde con la ponderata parsimonia che gli è propria, che «non cerco di viverlo come un traguardo ma come un giorno della fila dei giorni che ho vissuto».
Ma quale il segreto per una mente sempre lucida, vigile?
«Mi aiuta il lavoro, perché io c’ho i miei appuntamenti, la mie scadenze che mi mantengono a un ritmo, sopportabile per l’età ma abbastanza da tenermi sveglio».
E da un punto di vista fisico, le quotidiane nuotate nella piscina, anche con il brutto tempo, che hanno sostituito le lunghe corse in bicicletta nella pianta friulana?
«Cerco di tenermi un po’in forma possibile; quanto alla bici non la pratico più perché ho avuto un problema con i tendini per cui ho dovuto interrompere e poi da lì non sono più riuscito a riprendere».
Sta diventando virale, come si dice oggi, la sua ultima vignetta che ritrae la futura premier, grintosa più che mai, con un solo “aò” come battuta: una sintesi davvero eccezionale, anche per il suo stile.
«Quello è il mio mestiere, la sintesi fa parte di questo linguaggio e la si deve cercare sempre. Quanto all’aò, la signora è della Garbatella e quindi…».
Ancora una volta sintetico più che mai. La preoccupa questa svolta decisa a destra uscita dalle urne domenica scorsa?
«Certo che mi preoccupa, ce l’aspettavamo ma quando la vedi realizzata è un po’ peggio».
Ma la preoccupa di più questa presa del potere della destra o la crisi profonda drammatica in cui versa la sinistra?
«Le cose vanno un po’ insieme per cui mi preoccupa tutto l’affare».
Ma visto che lei è un suo elettore in che cosa ha sbagliato il Pd?
«Non sono un esperto di politica in questo senso, non so in che cosa ha sbagliato il Pd. Lo sapessi lo andrei a dirlo a qualcuno».
Si dice che il Pd abbia perso il contatto con il popolo, gli operai, cosa farebbe oggi Cipputi, che è da tanto che non compare nella tua narrazione?
«Cipputi cosa vuoi che faccia, sta a guardare, e poi sta quasi in pensione, ha una certa età anche lui. Credo comunque che si debba riprendere un po’ tutto daccapo, ho questa impressione».
Curiosità: come fa a stare sempre sul pezzo, a colpire nel segno, a evidenziare l’aspetto preminente di un determinato fatto o accadimento o momento, dato che devi fare quasi una vignetta al giorno?
«Intanto non devo farne più una al giorno ma un paio alla settimana. Niente: è l’attenzione credo sia la ricetta base di questo lavoro. E poi sto attento a quello che mi dà noia, cerco di capire quello che mi dà spavento, mi tormenta in qualche maniera anche senza rendersene conto: è da lì che viene l’idea».
Viene prima la battuta o il disegno?
«No, viene prima la battuta».
Perché i suoi personaggi, anche le sue donnine più seducenti hanno un naso molto marcato?
«È un’annosa questione, si” ma poi taglia corto dicendo che “secondo me i nasi delle persone sono fatti così».
Sabato 8 ottobre alla galleria Sagittaria di Pordenone verrà inaugurata una grande mostra sulla sua creatura forse più conosciuta, quella che più di altre è entrata ormai da molti anni nell’immaginario di grandi e bambini: la Pimpa.
«La Pimpa oramai c’ha la sua età anche lei, e quindi l’hanno vista in tanti. Per me la Pimpa è una specie di rifugio di tranquillità, di armonia. Quando mi infilo lì dentro per scrivere le sue storie sto bene».
Come nasce la Pimpa, questo cagnolino con le macchie rosse?
«È nata giocando con mia figlia piccolina che mi chiedeva di farle dei disegni ed tra i tanti è arrivata fuori anche Pimpa e poi il mio agente dell’epoca Marcelo Ragoni l’ha portata al Corriere dei Piccoli e da lì è cominciata la sua carriera».
Progetti futuri?
«Al momento c’è in vista una mostra Pistoia l’anno prossimo e poi Coccolini sta ripubblicando tutte le mie storie a fumetti, sono già usciti due volumi, il terzo è in arrivo primavera prossima».
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