Dai riti della Pasqua a quelli del Carnevale: le tradizioni popolari del Friuli occidentale
L’ultimo lavoro di Giosuè Chiaradia sugli usi e costumi locali. L’introduzione è firmata dal professor Gianpaolo Gri
Paola Dalle Molle
La cultura e le tradizioni popolari del passato hanno “custodi” speciali. Tra essi, storici che hanno recuperato le conoscenze e il significato di antichi usi e costumi.
Tra i massimi esperti di questo argomento, la voce e la memoria che da tempo rinsalda l’identità del territorio e il recupero dei valori comuni, Giosuè Chiaradia, che di recente ha pubblicato un nuovo saggio intitolato “La maschera, la cenere, l’olivo. Carnevale, Quaresima, Pasqua nelle tradizioni popolari” (Forum Editrice).
In questo libro sono ricostruite le tradizioni popolari e religiose del Carnevale, della Quaresima e della Pasqua grazie a un’articolata ricerca etnografica effettuata tra il 1970 e il 1990 nel Friuli Occidentale.
Ognuna di queste ricorrenze, ricca di strutture simboliche, è restituita attraverso le testimonianze delle pratiche e dei rituali che scandivano il calendario e attraverso la descrizione dei cibi tradizionali che li accompagnavano. Fare festa era un momento profondamente sentito e conviviale che coinvolgeva l’intera comunità.
Il libro è arricchito dall’introduzione firmata da Gianpaolo Gri, antropologo e studioso di storia e cultura friulana.
Senza dubbio, il lavoro di indagine del professor Chiaradia occupa i primi posti nella storia del Friuli per la solidità metodologica, la vastità delle conoscenze e l’importanza dei risultati.
Autore di numerose pubblicazioni e di articoli, docente per oltre trent’anni negli istituti scolastici pordenonesi, amatissimo dai suoi studenti, con la stessa passione ha approfondito diversi interessi nel campo archeologico, storico, letterario, artistico e naturalistico a Pordenone e nel Friuli occidentale.
Si descrive come «appassionato viaggiatore» e anche oggi, quando può, ama rivedere uno dei video girati durante i suoi 55 viaggi nel mondo. Negli ultimi anni, grazie ancora alla medesima passione e al rigore documentario produce studi anche di notevoli dimensioni privilegiando l’impostazione antropologica nell’approccio alle tradizioni popolari.
Un legame che nasce nei tempi dell’adolescenza. «Oggi ripensandoci – spiega Chiaradia – mi rendo conto che da ragazzo ero già profondamente attratto dalla ricerca di ciò che muoveva alcune nostre consuetudini e tradizioni.
A quei tempi, nel mio paese, Stevenà di Caneva, come tanti ragazzi partecipavamo con la comunità ai momenti popolari legati alle liturgie. Mi meravigliava ad esempio, la ricchezza dei riti legati alla Pasqua».
E cita la processione del Venerdì Santo, le file interminabili per il bacio della Croce, l’immersione nell’acqua del cero pasquale, espressioni di un senso di identità, di spiritualità e di appartenenza ad un popolo ricco di usi e costumi.
«Tuttavia, la festività pasquale, con la sua complessità di contenuti e simbologie mi metteva paura e avevo abbandonato l’idea del libro riprendendola solo qualche tempo fa. Era – pensavo – il mio canto del cigno”».
Invece, Chiaradia conferma la buona notizia: sono in cantiere tre nuovi libri. Per mettere in salvo un altro segmento di identità e storia non solo friulana, ma anche europea. —
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