Sette allegri ragazzi in attesa degli eventi tra silenzi e imbarazzi
Il nuovo testo scritto e diretto da Manuel Buttus, del Teatrino del Rifo. Dopo il debutto estivo a Torviscosa, in scena a Terzo e Cervignano
Mario Brandolin
C’era una volta il teatrino del Rifo, tre ragazzi di Torviscosa (Giorgio Monte, Manuel Buttus e Gigi Del Ponte) che una trentina di anni fa cercarono, e in parte ci riuscirono, a lanciare qualche scomodo sasso nelle placide acque teatrali della nostra regione.
Loro punti di forza? Giovinezza, curiosità, voglia di stupire, forse scandalizzare, provocazioni alcune gratuite altre no, sull’onda lunga del ’68, trasgressione e insofferenza per i modelli borghesi, per le ragioni dei padri, e ricerca di testi altri, di teatro alternativo.
Spettacoli all’inizio primi anni ’90 che erano soprattutto performance in luoghi non canonici del teatro, osterie, pub…E su tutto Beckett, tanto Beckett, e poi ancora spettacoli di poesia e spettacoli in friulano, affinando recitazione e drammaturgia e consapevolezza del valore anche politico del teatro, fino a quel Koi(o)nè nel 2000 puntuale e motivata satira politica sul tema dell’identità linguistica in Friuli.
E poi l’anno successivo, sempre per la stagione di Teatro Contatto, La strage di Peteano, una fiaba friulana. E ancora tanta attività di laboratori e di animazione nelle scuole, nei centri sociali, alternata a partecipazioni importanti, tra le altre, nel pasoliniano Turc’s tal Friul del 1995.
C’era una volta il Rifo... e c’è ancora, anche se due dei fondatori hanno intrapreso altre strade. Lo spirito che li aveva mossi è oggi convinta e caparbia eredità di Manuel Buttus, della sua voglia di continuare a fare teatro nel territorio, spendendosi per questo in una miriade di attività di formazione e divulgazione teatrale. Ultima in ordine di tempo Sette ragazzi in attesa (in coproduzione con Css e Accademia Nico Pepe) in scena martedì 21 novembre nella Sala consigliare di Terzo d’Aquileia e mercoledì 23 al Pasolini di Cervignano entrambi alle 21, a ingresso libero.
«Era da tempo – racconta Buttus – autore e regista, che aspiravo a scrivere un testo con più di uno o due personaggi, il massimo permesso a una formazione piccola come il Rifo, e questo è stato possibile grazie al bando regionale Ripartenze, per cui ho assoldato sette attori freschi di Accademia, la Nico Pepe appunto, e ho cucito loro addosso un copione. Copione scritto qualche anno fa in un periodo in cui, stavo perdendo mio padre, e mi si era fatto molto pressante riflettere sulla morte, sull’al di là, il lutto, la sua elaborazione».
E come in un copione di Beckett, una sorta di faro nella storia teatrale di Manuel, questi sette ragazzi li troviamo in un non luogo, uno spazio non ben definito (le scene sono di Luigina Tusini) in attesa, tra silenzi e imbarazzi come tra sconosciuti, come tra personaggi beckettiani.
Sono veri, sono ragazzi d’oggi con tutto il loro portato di precarietà e incerto futuro? Oppure sono fantasmi? Solo il finale, che non sveliamo, saprà sciogliere il perché del loro stare in scena, «in un gioco continuo di ambiguità e ribaltamenti di senso di questi che sono attori ma anche no, perché, conclude Manuel, al pubblico deve restare questo dubbio. Amo il teatro imperfetto, che magari non è bello, confezionato a puntino come tante cose che vedo in giro e che però mi dicono poco o nulla: il teatro ti deve catturare, altrimenti non serve».
E allora eccoli questi sette ragazzi in attesa, che sono un’assistente di volo, una donna velata, una clochard, un’attrice in ritardo per l’ennesimo provino, un clown incattivito, una viaggiatrice che annega la sua anima nell’alcol, un professore sognatore forse solo un po’ folle cui danno voce e corpo Susanna Acchiardi, Letizia Buchini, Matteo Ciccioli, Roberta Colacino, Veronica Dariol, Natalie Norma Fella e Alessandro Maione.
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