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letteratura

Accordo con Pechino: la storia longobarda di Paolo Diacono sarà tradotta in cinese

L’iniziativa grazie a un progetto dell’Università di Udine. Annunciata anche la riapertura del Fogolâr Furlan

FABIANA DALLAVALLE
2 minuti di lettura

L’Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi) di Paolo Diacono, uno dei testi più importanti della letteratura e della storia medievale, risalente all’VIII secolo, sarà tradotta in cinese grazie alla collaborazione tra l’Ateneo friulano e l’Università di Pechino.

Il progetto sarà avviato formalmente domani, dalle 11, con un videocollegamento tra Palazzo Antonini Maseri e l’Ambasciata italiana in Cina.

Dalla sede del Rettorato a Udine si collegheranno il magnifico rettore Roberto Pinton, la direttrice del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale Linda Borean, la responsabile scientifica del progetto, Laura Pani, docente di paleografia, Loris Basso e Christian Canciani, rispettivamente presidente e direttore dell’Ente Friuli nel Mondo e Cristina Lambiase, ex responsabile del Fogolâr Furlan di Pechino e ora rappresentante, in Friuli Venezia Giulia, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nella sala conferenze dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, all’Ambasciata d’Italia, saranno invece presenti il console generale Simone Panfili, l’addetta scientifica Alessandra Guidi, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Federico Roberto Antonelli, il fisico friulano Sergio Cecotti, professore di fisica matematica presso il Beijing Institute of Mathematical Sciences and Applications, Daniele Macuglia, docente all’Università di Pechino, ideatore e coordinatore del progetto.

«L’iniziativa è partita da un nostro giovane corregionale, Daniele Macuglia, originario di Tolmezzo, professore presso l’Accademia di Studi Interdisciplinari Avanzati dell’Università di Pechino», anticipa Laura Pani, responsabile scientifica dei lavori e coautrice del volume di cui si progetta la pubblicazione entro i prossimi due anni. «L’Historia Langobardorum del monaco, storico e letterato longobardo Paolo Diacono, nato circa 1300 anni fa nel territorio dell’odierna Cividale del Friuli, rappresenta una delle opere più significative della letteratura latina medievale nonché la principale fonte per conoscere la storia dei Longobardi.

Scritta in latino e divisa in sei libri, tratta della storia del popolo longobardo dalle origini mitologiche alla partenza dalla Scandinavia, all’arrivo in Italia nel 568, fino alla morte del re Liutprando nel 744.

Durante tutto il Medioevo conobbe un grande successo, attestato dai circa 120 manoscritti superstiti, uno dei più antichi dei quali è oggi conservato proprio a Cividale.

Il progetto consentirà di realizzare il primo volume accademico in cinese su Paolo Diacono e il contesto in cui visse e operò, con la traduzione della sua opera principale».

«Quando mi occupai di Paolo Diacono - rivela Daniele Macuglia - pochi mesi prima del mio trasferimento a Pechino, osservai subito che era un autore ancora sconosciuto in Cina e che la sua opera principale, avrebbe però potuto riscuotere grande interesse nel contesto accademico e non solo, come confermatomi dal prof. Silvano Mo Cheng, docente del programma di italiano nella Scuola di Lingue Straniere dell’Università di Pechino. La traduzione partirà dal testo latino, ma con l’ausilio fornito dall'ottima traduzione italiana di Lidia Capo».

Congiuntamente all’ evento, sempre all’Ambasciata d’Italia, la riapertura del Fogolâr Furlan di Pechino. Ad aprire la cerimonia l’ex presidente della Regione e sindaco di Udine Sergio Cecotti, oggi docente del Beijing Institute of Mathematical Sciences, «sostenitore da subito – assicura Macuglia – della ripartenza del Fogolâr e molto attivo nei rapporti istituzionali e culturali».

Dopo Cecotti, Simone Panfili, console a Pechino, la vicepresidente della Regione Barbara Zilli e il presidente di Friuli nel Mondo Loris Basso, collegati online. La riapertura è un segnale importante, in una fase che, a causa della lunga emergenza sanitaria, ha visto ridursi di molto la presenza di stranieri in Cina.

«I friulani – conclude Macuglia – sono rimasti in pochi, ma si stanno dando molto da fare. Siamo pieni di entusiasmo e vogliamo tenere alte le bandiere del Friuli e dell’Italia in Cina».

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