Pagjinis, preferîts e salvâts: da oggi Facebook parla anche in friulano
La lingua potrà essere impostata nell'interfaccia del social più utilizzato. Il progetto realizzato da Regjone, Arlef, Insiel con Meta di Mark Zuckerberg
MARCO STOLFO
La lingua friulana da oggi è un po’più “lingua” e un po’meno “minorizzata”. Grazie alla collaborazione tra la Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, l’ARLeF (Agenzia Regionale per la Lingua Friulana), Insiel e Meta, anche il friulano figura tra le lingue presenti ed utilizzate nell’interfaccia di Facebook per condividere messaggi, pubblicare articoli o creare pagine o gruppi.
Si può dire, così, in estrema sintesi, che adesso anche Facebook “al fevele par furlan”. A questo proposito, però, qualcuno potrebbe essere indotto a non comprendere pienamente la novità che è stata presentata ieri nella sede di Udine della Regione, perché il friulano è presente già da tempo in generale sul web e in particolare proprio nella celebre rete sociale inventata da Mark Zuckerberg.
Qui infatti non è così difficile imbattersi in profili personali, in gruppi informali e in pagine istituzionali, da quelle di Radio Onde Furlane, del mensile La Patrie dal Friûl e dell’Arlef a quelle specifiche create dall’Università (Uniud par Furlan) e dal Comune di Udine (Furlan in Comun), che fanno bella mostra di sé, con i loro contenuti in friulano, raccogliendo interesse tra reazioni, commenti e condivisioni. I
l fatto nuovo e significativo – che è il risultato di un interessante lavoro di squadra, tra pubblico e privato, tra diplomazia istituzionale e intelligenza imprenditoriale, tra professionalità e passione, come ha sottolineato il presidente di Insiel, Diego Antonini – consiste proprio nell’inserimento della lingua friulana tra quelle in cui si possono leggere, sugli schermi dei computer di tutto il mondo (ma non ancora, per ragioni tecniche, su quelli degli smartphone), tutte le indicazioni operative per l’uso di Facebook.
Perché ciò avvenga concretamente, è sufficiente andare con il mouse sul menù a tendina che si apre in alto a destra sul monitor, selezionare la voce “Impostazioni” e poi quella relativa alla lingua, dove ogni utente di quello che in passato in Friuli era stato ribattezzato Muselibri può così selezionare il “furlan” con l’effetto immediato di leggere parole-chiave come “Amîs”, “Pagjinis” e “Grups”.
Non è una cosa da poco. Per la lingua friulana si tratta di un passo significativo, soprattutto in termini simbolici, verso quella condizione di normalità alla quale giustamente aspira, dopo più di cent’anni di pesante minorizzazione, tra pregiudizi, divieti più o meno espliciti e palesi discriminazioni, e dopo almeno un quarto di secolo di iniziative di promozione e pianificazione linguistica finalizzate proprio alla sua emancipazione, che nel campo della linguistica applicata e delle nuove tecnologie hanno visto, tra l’altro, la nascita e la crescita di imprese come le cooperative Serling e Claap e la realizzazione del Grant Dizionari Bilengâl Talian Furlan.
Su Facebook adesso il friulano si trova accanto alle lingue più diffuse al mondo, dall’inglese al cinese, dallo spagnolo all’arabo, dal francese all’hindi, e a quelle che, pur in condizione di minoranza, hanno già compiuto un percorso più avanzato verso la “normalizzazione” come il basco, il gallese, il galiziano o il frisone.
Si comprende pertanto l’entusiasmo con cui il presidente dell’Arlef, Eros Cisilino, ha presentato l’iniziativa: «Contribuirà a consolidare il senso di identità e di comunità dei friulani sul territorio e nel mondo».
Lo stesso vale per le dichiarazioni ragionevoli e positive rilasciate nell’occasione dagli assessori regionali ai sistemi informativi, Sebastiano Callari, e alle autonomie locali, Pierpaolo Roberti.
Significative anche l’attenzione e la sensibilità mostrate dalla Government & Social Impact Director di Meta in Sud Europa, Medio Oriente e Africa, Rosa Cialini.
Se per il colosso Usa, proprietario di Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger, può essere utile mostrare attenzione nei confronti della diversità linguistica, lo è ancor di più per chi pensa che sia giusto parlare, leggere, scrivere e vivere anche “par furlan”
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