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la storia

La bionda, bella e sensuale Eva Kant: sessant’anni e non accorgersene

La fidanzata di Diabolik, diventata un’icona femminile: è comparsa per la prima volta nel 1963

VALERIO MARCHI
2 minuti di lettura
Una vignetta inedita dedicata ai lettori del Messaggero Veneto, dall’episodio “All’ombra del patibolo”, il Grande Diabolik 1/2023, in tutte le edicole da metà aprile. I disegni sono di due donne: Giulia F. Massaglia e Stefania Caretta. Diabolik/Eva Kant©Astorina srl 

Un terzo del nostro pubblico – precisa Mario Gomboli, direttore editoriale dell’Astorina – è femminile: un dato significativo per questo fumetto (non solo fumetto però, ma anche libri, film, video, mostre, gadget, pubblicità, celebrazioni…) che è ormai storico, ma sempre giovane e vitale.

E Diabolik, ideato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani, donne all’avanguardia per spirito di indipendenza e di intraprendenza, è stato una fucina di protagoniste straordinarie: ovviamente su tutte Eva Kant che, essendo comparsa per la prima volta nel numero 3 (uscito a marzo 1963), compie ora 60 anni. Portati splendidamente, ci mancherebbe.

Bionda, bella e sensuale, un po’ Grace Kelly e un po’ Kim Novak, Eva è dolce ma sprigiona energia, audacia e doti fisiche insospettate; è sensibile ed empatica (molto più di Diabolik) ma, se necessario, sa essere a dir poco determinata, specialmente quando si tratta di difendere il suo uomo o il proprio tormentato passato e, con esso, la propria identità (“Eva Kant. Quando Diabolik non c’era” è il titolo di un numero speciale edito in occasione dei 40 anni dalla “nascita” di Eva e di prossima ristampa). «Non dimentichiamoci che Diabolik dice di aver visto nei suoi occhi verdi la dolcezza e la ferocia», ci ricorda Gomboli.

L’innovativa figura di Eva, che forma con Diabolik una coppia perfetta, davvero paritaria, incarna dunque l’idea di donna concepita dalle sorelle Giussani. Osserva ancora Gomboli: «Può sorprendere, se pensiamo a quei tempi in cui l’emancipazione femminile pareva quasi utopia, che le creatrici di questo fumetto, in origine destinato al pubblico adulto, siano state due donne: in realtà, però, solo delle donne potevano inventare un’eroina femminile che, invece di essere salvata dal “titolare” della testata, lo salva».

Proprio come avviene nel sopra citato n. 3 (da cui, peraltro, ha preso le mosse il primo dei due film sul “Re del terrore” diretti dai Manetti Bros.: “Diabolik”, del 2021).

Dopo sei decenni, questa icona femminile conserva una modernità straordinaria. Domandiamo a Gomboli come ci sia riuscita: «Il suo vantaggio – ci dice – è che è partita molto in avanti con i tempi; e poi non ha perso terreno perché, purtroppo, l’emancipazione femminile ha ancora parecchia strada da fare: troppe donne non vengono ancora considerate alla pari dai loro compagni e vengono trattate da succube, non come persone complementari».

Forse, da una parte, solo una come Eva poteva tener testa a Diabolik e, dall’altra, solo uno come Diabolik poteva accettare la sfida di avere al suo fianco una come lei: infatti, aggiunge Gomboli, «gli uomini hanno sempre temuto le donne considerate “troppo” forti, intraprendenti, coraggiose, quelle che hanno fascino ma fanno anche paura».

Nell’ultimo numero del fumetto (“Nel nome dei Kant”, appena uscito) Diabolik si rivolge a Eva con frasi come queste: «Qualunque cosa tu voglia fare, sappi che ti starò vicino senza farti domande… Ti capisco perfettamente… Vuoi che scopriamo assieme come è andata veramente?... Hai diritto ai tuoi segreti…». Sono le frasi che ogni donna vorrebbe sentire dal suo uomo. E difatti Eva risponde: «Ti ringrazio, amore».

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