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Udine

Signori, in carrozza: il nostro viaggio nei depositi dei Civici musei

Il conservatore Fabio Franz racconta come è stato scoperto il carro funebre che fu usato a Trieste per la salma dell’arciduca Francesco Ferdinando

ELENA COMMESSATTI
3 minuti di lettura

La notizia l’avevamo già data un mese fa, ora si aggiunge il videoreportage e la forza “corale” della nostra rubrica “Genius loci”, paladina di giuste cause culturali.

Siamo a Udine, nei depositi dei Civici Musei, davanti a una carrozza funebre. Con noi Fabio Franz, conservatore del Museo del Risorgimento e della Galleria d’Arte Antica.

È al suo intuito che si deve il possibile riconoscimento della carrozza funebre che il 2 luglio 1914 trasportò la salma dell’arciduca Francesco Ferdinando a Trieste, dall’attuale Molo Audace alla stazione, per poi raggiungere Vienna.

La salma era arrivata da Sarajevo, imbarcata a Porto Narenta (l’odierna Metković) alla volta di Trieste sulla corazzata Viribus Unitis. E soprattutto in seguito a cosa lo sappiamo tutti: l’assassinio più celebre della storia, il casus belli che avrebbe scatenato la Prima Guerra Mondiale, così ci hanno raccontato fin dalle elementari.

Il 28 giugno 1914 l’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d’Austria-d’Este, nipote di Franz Joseph e sua moglie “morganatica” Sofia furono uccisi a Sarajevo per mano dello studente serbo Gavrilo Princip. E da lì l’inferno.

Ma perché questa regale carrozza, con i vetri molati –meravigliosi – ancora intatti, dovrebbe essere proprio quella che ha trasportato l’arciduca? E se sì, come mai sarebbe arrivata a Udine?

Ce lo racconta con calma e amor di carte proprio Franz che da novembre 2022 si occupa di ricostruirne la storia, insieme alla collega Pamela Pielich, conservatore dell’Etnografico, a Vania Gransinigh, coordinatrice scientifica dei Civici Musei e ad Antonio Impagnatiello, dirigente del Servizio Cultura e Istruzione.

Eh già, perché questa è una storia corale, di quelle che ci piace raccontare. Sono in tanti all’interno degli uffici comunali ad aiutare il giovane conservatore in questa ricerca, a dimostrare che il patrimonio culturale è democratico e sentito da tutti: appartiene alla città. Ci riferiamo al Protocollo, alla Segreteria Generale, ai Servizi Cimiteriali e non solo.

Prima di tutto, come ci racconta Franz, c’è una persona a cui si deve l’inizio: Paolo Tosolini, degli uffici tecnici, custode del Castello, prossimo alla pensione, ahimé, che il Genius loci conosce bene. È stato lui a segnalare alla giovane linfa dei Civici Musei l’esistenza della carrozza nei depositi e che andasse restaurata.

«Sottolineo che essa giace – racconta Franz – da più di venticinque anni nei depositi, dove è stata custodita e sorvegliata con cura. È stato Paolo Tosolini a segnalarmene l’importanza e a sollecitarne il restauro, necessario nonostante i periodici interventi antitarlo».

E poi cosa è successo? «Quando l’ho studiata ho capito subito che era una carrozza funebre speciale».

E così a Franz, e ai Civici Musei, è nata l’intuizione di cercare sul web i funerali importanti. Ed è così che lo storico dell’arte è arrivato al filmato caricato su youtube: il regale trasporto su suolo triestino delle due carrozze. Una per lo sfortunato baffuto erede al trono di Austria-Ungheria, l’altro per la devota moglie Sofia. Intorno la solennità del caso.

Ma il riconoscimento? «Sono stati i motivi decorativi dei vetri, antropomorfi e vegetali, a farci dire che la carrozza di Udine è praticamente identica a quella del corteo».

Ma non era dorata? «Anche questa lo è, o meglio lo è stata, così ci hanno detto i possibili restauratori coinvolti. Ci sono tracce di doratura sotto le crepe delle ridipinture nere».

E ora, manca il pezzo forte. Si sa che furono le carrozze della ditta Zimolo di Trieste a trasportare i due corpi a Trieste, però di queste se ne era persa traccia finora, come è emerso anche quando l’Heeresgeschichtliches Museum di Vienna le ha recentemente cercate per esporle, in occasione delle celebrazioni del centenario dell’attentato di Sarajevo.

E invece? Grazie al lavoro di gruppo degli uffici comunali di Udine, sono comparse proprio quelle vecchie carte che attestano che nel 1929 la ditta di Agostino Cicinelli, che aveva in appalto i servizi funebri del Comune di Udine, comprò – pagandola verosimilmente a rate – alcune carrozze funebri dalla ditta Zimolo, e poi nel 1931 il Comune di Udine comprò l’intera ditta Cicinelli, indi anche “quelle” carrozze!

E poi, poi racconta Franz, è stato ritrovato un album nei depositi a dicembre 2022! Una specie di regalo di Natale. Un catalogo fotografico realizzato tra il 1929-1930 da Attilio Brisighelli su commissione di Cicinelli, dove compare trionfante la carrozza!

Ed è grazie a questa foto, dove il mezzo di trasporto è decisamente in buono stato, che si può fare il raffronto tra il filmato d’epoca e l’attuale carrozza ora nei depositi museali. Sono davvero identiche? Diremo di sì. Si tratta di due gemelle o davvero è la stessa?

Diciamo che lanciamo un appello: se si trovasse l’archivio storico della ditta Cicinelli magari forse si riuscirebbe a capire quali siano le carrozze comprate da Zimolo, chissà… Certo è che il viaggio della carrozza ritrovata continua.

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