I demoni di Mirko: rientrano in Friuli quattro capolavori di Basaldella
Nello spazio espositivo di Copetti Antiquari a Udine la riscoperta del grande maestro friulano della scultura
isabella reale
Tre bronzi di Mirko Basaldella in esposizione da questo pomeriggio alla galleria Copetti di Udine
UDINE. È nel nome di Mirko Basaldella, accanto a quello dei grandi maestri della scultura italiana, che ruota la più recente attività di Copetti Antiquari, impegnati nel recupero dei suoi capolavori spesso facendoli ritornare in patria, e dunque nella riscoperta di un artista presente nelle più importanti collezioni pubbliche europee e americane, ma da tempo un po’ fuori dai grandi circuiti mercantili.
Tutto ciò in linea con la migliore tradizione e funzione storica del gallerista, che si accompagna al rilancio degli studi e delle mostre sugli artisti della propria scuderia, e che si è concretizzata anche nella collaborazione con importanti musei italiani, tra cui la Galleria nazionale d’arte moderna o il Museo ebraico di Roma. Non mancano infatti mai opere di Mirko Basaldella (Udine, 1910-Cambridge, 1969) tra le proposte dei Copetti negli stand delle grandi manifestazioni fieristiche internazionali, ma non difetta nemmeno l’orgoglio di presentare in anteprima nella città natale di Mirko le loro più recenti acquisizioni, come già fatto in altre occasioni d’intesa con i musei udinesi.
E per la prima mostra dopo l’apertura, nel dicembre scorso, del nuovo spazio espositivo col quale i Copetti hanno ripreso posizione sulla scena udinese, spazio che si completa con la Braida Copetti, ora a tutti gli effetti parco di scultura aperto al pubblico presso Premariacco, ecco una nuova proposta “I demoni di Mirko” che ha come punto di forza quattro capolavori acquisiti recentemente, in esposizione da oggi, venerdì 24 marzo (inaugurazione alle 18), al 22 aprile nella galleria Copetti in via della Prefettura a Udine.
Questi saranno accompagnati da una selezione di dipinti e disegni a rappresentare i diversi ambiti di ricerca della fertile vena immaginifica dell’artista, dagli anni della formazione, tra suggestioni tratte dal suo maestro Arturo Martini, alla frequentazione dell’espressionismo della Scuola Romana: realizzati con varie tecniche (impronte, china, pastelli cerosi, tempere, eccetera), ne ripercorrono tutta la carriera artistica fino al periodo americano, quando, a partire dal 1957, Mirko è chiamato a dirigere di Design Workshop della Harvard University a Cambridge.
E alcuni di questi bronzi hanno figurato anche nella grande mostra dedicata dai musei di Udine ai tre Basaldella, Dino, Mirko e Afro, che nell’ormai lontano 1987 aveva coinvolto l’intera città, segnando a oggi un record imbattuto di visitatori, e avviando una lunga stagione di mostre e studi sulla triade udinese dell’avanguardia artistica novecentesca: tra questi è il Richiamo del 1952 circa, esemplare delle strutture a intreccio, dialoganti con lo spazio, con cui Mirko interpreta le suggestioni post cubiste, accanto a Le voci del 1953, bozzetto preparatorio alla fontana di piazza Brin a Genova, opera scandita da ritmiche concavità ed esposta nel 1955 anche a MoMa di New York.
Torna a Udine presso la galleria Copetti anche L’angelo dell’apocalisse del 1959 e Ifigenia del 1962, due opere di forte presenza drammatica che si richiamano alle suggestioni magiche del mito.
Queste grandi figure incarnano spiriti inquieti evocati dalla memoria collettiva più remota, quei demoni del personale inferno di Mirko che popolano fin dagli esordi la sua vena immaginifica: l’arcangelo urlante di evocazione biblica si accompagna alla tragica figura, tratta dal mito greco, di Ifigenia figlia di Agamennone, l’eroina pronta a consacrarsi al sacrificio, ai cui piedi Mirko ha scritto la dedica “a Fiducia”.
A queste opere si affiancano lo straordinario Don Chisciotte del 1966, una delle sue più originali interpretazioni della scultura equestre, e l’imponente Stele II del 1957, esposta alla Biennale veneziana del 1960, a formare un compendio significativo dell’opera di un artista poliedrico e sperimentale come Mirko, padrone di molte tecniche, che dalla modellazione a cera persa, e dallo sbalzo, utilizzando oro e argento, legno, policromia e patine sapienti, frottage e impronte, passando allo styrofoam negli anni americani, ha dato forma al piu profondo, umanissimo e primordiale sentire del suo e del nostro tempo, segnato dai disastri della guerra e dalla minaccia nucleare. —
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