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IL LIBRO

Dove volano i leoni e camminano i piccioni: alla scoperta di Venezia attraverso 417 ponti

L’iniziativa di Giovanni Santarossa e Pierfranco Fabris. Il volume in vendita da venerdì 31 marzo con il Messaggero Veneto

Enri Lisetto
3 minuti di lettura

Se i ponti veneziani potessero raccontare ciò che hanno visto e sentito, il mondo ne sarebbe stupito. Lo saranno certamente i lettori del libro che venerdì 31 marzo esce col Messaggero Veneto al prezzo di 14,30 euro, ovvero I ponti magici di Venezia – «dove volano i leoni e camminano i piccioni», come scriveva Jean Cocteau – grazie a Giovanni Santarossa e Pierfranco Fabris (Storie Edizioni) che centrano l’obiettivo di raccontare e rappresentare proprio questo.

«Abbiamo deciso di dare carta, inchiostro e colore ai ponti veneziani, consapevoli che hanno nelle loro pietre, ringhiere, mattoni e ornamenti, mille motivi per raccontare anche la storia di Venezia».

Giovanni Santarossa, come nasce quest’opera letteraria e d’arte?

«Ho sempre avuto, come tanti, un’enorme passione per Venezia. Perché nasce dagli alberi, che la sorreggono e la sostengono: mi pare un miracolo dell’uomo. Come scriveva Jean Cocteau, è la città dove volano i leoni e camminano i piccioni».

Ma è anche una città che ha una caratteristica unica al mondo.

«Dispone di 417 ponti. Credo siano pochi, quasi nessuno, che può sostenere di averli saliti e discesi tutti. Io nei due anni di Covid, tra un permesso e un altro, sono andato a vedere una città completamente “abbandonata”: se togli i 52 mila abitanti e non hai nessun turista, puoi entrare in una città fantasma e straordinariamente suggestiva. E i ponti li puoi fare. Ma puoi anche scoprire che ognuno di questi è depositario di storie incredibili».

Per esempio?

«Se vai nel ponte delle Maravegie c’è una notte all’anno, e nessuno sa quale sia, in cui se ti trovi là, percorri il ponte e quando scendi ti trovi a Bisanzio. È per questo che si chiama così.

Se da lì ti muovi e sali il ponte dei Greci, ti rendi conto che entri in un altro mondo e se percorri il ponte delle Tette e ti fermi, senti ancora il camminare del grande poeta Giuseppe Baffo che racconta le vicende di quell’angolo di Venezia dove esercitavano le signore dell’epoca.

In buona sostanza, con Pierfranco Fabris che è l’illustratore, abbiamo scelto 43 ponti e ho “assoldato” gli scrittori di fine ’800, primi ’900 e del Medioevo che, scrivendo di ponti veneziani, raccontano l’avventura non tanto e non solo della loro costruzione, quanto del significato che hanno avuto».

Una guida e una mappa.

«Non ho voluto annoiare il lettore con mie valutazioni personali, se non qualcuna, ma ho voluto chiamare tutti gli scrittori possibili che mi dessero una mano e mi permettessero di disegnare una mappa per permettere ai curiosi di sostare in questi ponti, di guardarsi attorno e se vogliono di capire perché sono stati costruiti».

Compreso il più recente.

«Che è chiamato ponte della Costituzione, ma anche di Calatrava, ma che è chiamato da tutti il ponte disgraziato dove me compreso e molti altri sono scivolati e caduti.

Qui raccontiamo la storia di questo famoso architetto che regala il progetto del ponte al Comune di Venezia, ma che alla fine di questa vicenda viene condannato a risarcire il Comune di Venezia per gli errori commessi. A tal punto che Calatrava non si farà più vedere a Venezia».

Chi sono le sue guide?

«Ho voluto ascoltare, leggere ed estrapolare coloro che più di tutti si sono occupati di Venezia, che sono stati Pompeo Gherardo Molmenti e Giuseppe Tassini. Sono i due Virgilio che mi hanno accompagnato, bontà loro, per tutto questo percorso.

A questi si aggiungono Johann Wolfgang von Goethe, Ezra Pound, Tomasz Wolski, tutti coloro che hanno raccontato, attraverso poesie e canzoni, questa Venezia, ma anche coloro che, leggendo e cercando di capirli, ti dicono molto chiaramente “fermati e cerca di capire” dove sei, quale ponte stai salendo e in che mondo ti porta il ponte».

Questo libro segna anche la sua trasformazione da editore puro a scrittore-editore.

«Per 40 anni ho acquistato inchiostro per gli altri. E possiamo dire che con 800 libri editi credo di avere dato alle stampe una infinità di storie. Col passare degli anni ci sono due possibilità: o ti rincretinisci o vai a cercare quelle cose poco conosciute, ma senza le quali non riesci a interpretare l’anima di una città. E così ho predisposto un progetto».

Ce lo dica.

«Nel mondo siamo 8 miliardi. Tutto l’Occidente, Europa e Stati Uniti, che è casa nostra, arriva a 800 milioni. Tutto il mondo dell’informazione sviluppa il 90 per cento dell’interesse su questi 800 milioni.

Se io abito in un appartamento dove siamo in 8 e uno parla la mia lingua e ha la mia cultura, ma gli altri 7 parlano sette lingue diverse e sette culture diverse, hanno pure sette modi di vedere spesso la vita in maniera diversa.

Per 40 anni mi sono dedicato al mio mondo, ma dai 68 anni che andrò a compiere tra poco agli 80, Dio permettendo, 12 volte all’anno per 12 anni farò dodici libri dedicati agli altri 7 dell’appartamento. Quindi 144 libri».

Il progetto è partito.

«Siamo in libreria con Le tribù degli indiani, con il Viaggio con il popolo del vento, gli Zingari, siamo andati con il Polaris a scoprire il Polo Nord e con Raffaele Calzini in Unione Sovietica.

Ma procederemo nel Caucaso, sempre con coloro che una volta venivano mandati dai grandi quotidiani dell’epoca a cercare di raccontare e di capire cos’era il mondo.

E ho scoperto, leggendo e pubblicando questi libri, che se escludiamo la tecnologia e quel signore dell’appartamento che crede di dominare il mondo, gli altri sette sono tutti ancora oggi da scoprire».

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