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La mostra

Il pittore Borta torna alla galleria La Loggia di Udine: fu inaugurata 50 anni fa con una sua esposizione

Mezzo secolo di arte celebrato con il maestro friulano in quella che fu anche la sede del sindacato artisti: apertura il 29 aprile

Nicola Cossar
Aggiornato alle 4 minuti di lettura

Il maestro Gianni Borta

 

UDINE. L’Arte a Udine da mezzo secolo ha un campo base intimo e ospitale, ha un amico generoso con generazioni di pittori e scultori friulani: la galleria La Loggia, che proprio nell'aprile del 1973 cominciava un cammino audace e fiero con una personale di Gianni Borta.

Molte altre avventure culturali sono sbocciate e appassite a Udine in questi decenni, eppure La Loggia ha saputo tenere sempre la rotta e attraversare senza perdersi i mari insidiosi dell'ignoranza, del disinteresse, dei valori sterili ed effimeri, anche quelli sempre agitati del mondo della cultura.

Cos'è cambiato in 50 anni? Primavera bizzosa come sempre, guerre ovunque (i ragazzi americani continuavano a morire in Vietnam, altre generazioni adesso vengono spente in Ucraina e in tanti altri conflitti dimenticati quanto “normali”), c'è ancora fame di cultura e di gente capace di farla e di sostenerla, di spazi per l'arte e per gli artisti. Il cerchio della storia si chiude sempre, eppure non spegne la speranza né il coraggio di guardare avanti.

Come accadeva nel 1973, l'anno dell'austerity e delle magnifiche e rigeneranti domeniche senza auto, Peppino Di Capri trionfava a Sanremo, la Juve si apprestava a vincere un altro scudetto, mentre l'Udinese falliva la promozione in serie B, gli Oscar premiavano il Padrino e il rock sfornava dischi epocali.

Fatti memorabili, certo, però il vero capolavoro per Borta fu prima e soprattutto la nascita della figlia Matelda, oggi apprezzata mosaicista e splendida garanzia della continuità artistica in famiglia.

Un’opera di Borta Fior di loto nel delta del Mekong (2014)

 

Non era un sabato pigro e incolore come altri quel 14 aprile di mezzo secolo fa a Udine. Non lo era, perché nel tardo pomeriggio, in piazza Libertà, l'Arte trovava un nuovo “rifugio”, un piccolo grande luogo che sarebbe diventato (e lo è ancora) punto d'incontro per centinaia di artisti: il sindaco Bruno Cadetto e tutto il consiglio comunale inauguravano, nella nuova galleria d'arte nata in due locali sotto la Loggia del Lionello, la personale del giovane ma già affermato Gianni Borta, artista già conosciuto in tutta Italia: fra l'altro, aveva già esposto a Roma (invitato alla decima Quadriennale nazionale) e a Milano, in Friuli aveva realizzato un'opera che abbellisce il nuovo municipio di Cividale.

E nella sua Udine, da sognatore concreto, era stato capace di trasformare un vecchio deposito di biciclette in questa galleria d'arte.

Gli onori di casa li faceva naturalmente Maristella Cescutti, fin dall'inizio e tuttora direttrice artistica di questo polo culturale di cui la città può e deve andare fiera. Fra i primi sostenitori c'era l'indimenticabile amico Licio Damiani, che scriveva: «E' una galleria di tipo nuovo, giovane, sistemata in due locali sul retro della Loggia del Lionello, con i muri grezzi di mattoni. Molto piccola, tanto da proiettare i quadri sulla strada, sembra accettare l'incontro e il dialogo con il pubblico. A inaugurarla il suo fondatore Gianni Borta, il pittore della campagna, degli umori agresti, delle giornate estive crepitanti di sole e colori».

Nelle sue opere si poteva infatti notare un richiamo al neorealismo rivisitato e legato alla realtà della vita contemporanea, in particolare alla civiltà contadina. Sogno e fiaba popolavano le tele di strani personaggi: bevitori in frasca, ladri di girasoli, amanti campagnoli, bracconieri.

Insomma, come ebbe a definirlo il critico Francesco Arcangeli, eravamo di fronte ad un nuovo naturalismo, ad uno stile, a un segno pittorico che rigenerava il rapporto con la natura andando oltre il colore-luce degli impressionisti.

Colori mai sbiaditi che adesso si tingono d'oro e che, come nel 1973, rivedremo e ammireremo nuovamente in queste nozze dell'Arte e con l'Arte: sabato 29 aprile, alle 18.30, sarà inaugurata la mostra in cui Borta esporrà proprio gli stessi quadri di quel lontano e mai dimenticato inizio.

Gianni lo ricorda molto bene e con emozione: «Il locale dismesso dal Comune divenne La Loggia e sede friulana del Sindacato artisti, che avevo fondato su incarico di Roma. Ci riuscii perché potevo contare su un gruppo già affiatato di amici pittori. Formai subito un consiglio direttivo con Sergio Colussa, Piero Di Giusto, Giovanna Zorzenon, Adriana Canova, Luciano Lirusso e Daniela Fraccaro; il mio vice era Alberto Margani, mentre la direzione artistica decidemmo di affidarla alla giovanissima Maristella Cescutti, che già operava alla galleria del Centro friulano di arti plastiche di via Stringher, del cui direttivo avevo fatto parte per 5 anni. Furono anni di intenso lavoro. Io concepivo il sindacato come produttore di cultura, con un ruolo guida nei confronti e a favore degli artisti e con mostre importanti (le opere grafiche inedite del Tiepolo, le litografie di Afro). Non chiudemmo mai, unica galleria in città, neanche nei giorni tragici del terremoto».

La vita e la pittura portarono Gianni altrove, molto spesso in giro per il mondo: espose con grande successo e più volte il suo “nuovo naturalismo” in tante città italiane e poi a Parigi, a Monaco di Baviera (rassegna dedicata all'arte italiana del XX secolo), a Londra, a New York (dove conobbe il famoso gallerista Leo Castelli), in Cina (Shangai e Yan Huang Art Museum di Pechino), in Spagna, in Olanda, nei Paesi dell'ex Jugoslavia e a San Pietroburgo (partecipa alla scenografia per l'inaugurazione del teatro Kamennostrovsky).

Il tempo cambia la vita, persone care ci lasciano, finisce l'avventura del sindacato (Borta lavorò 20 anni nella segreteria nazionale) con la scomparsa del segretario generale Giuseppe Piccolo. Eppure, la galleria regge il tempo e supera le difficoltà, «soprattutto grazie a Maristella Cescutti, che, come un angelo-sentinella, ha continuato ad aprire e chiudere quella porta in ferro considerando l'arte come la purezza della creatività».

La Loggia è in buone mani e così il maestro del colore riprende a girare il mondo: i viaggi-reportage alla ricerca dei fiori che rappresentano Paesi lontani lo portano in Argentina (fino in Patagonia), di nuovo sul “pianeta” Cina, in India, a Singapore, nel Myanamar e nel Vietnam, in Giordania in Sudafrica, in Marocco, California e Brasile. Queste esperienze hanno arricchito il suo linguaggio pittorico, molte sono state raccolte in diari di viaggio e pubblicate: l'artista udinese racconta, oggi maestro dei giovani all'Accademia Belle Arti Tiepolo di Udine, fotografa e disegna su un block-notes grondante di immagini disegnate direttamente sul posto a gouache e pittura, così ciò che passa davanti agli occhi si trasforma in pura spiritualità e in una nuova stagione creativa.

Con questa valigia di sogni realizzati, oggi, 50 anni dopo, Gianni ritorna alla sua Loggia, la più bella scommessa vinta, ripresentando i quadri di allora e ritrovando Maristella, l'angelo-sentinella dell'Arte a Udine. Ancora insieme sul grande fiume della pittura e del talento senza età. —

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