Vent’anni di Zoncolan in un documentario: eroi e imprese sulla montagna dei sogni
I sette arrivi del Giro ciclistico d’Italia sull’affascinante traguardo ora sono un racconto per immagini e commenti
Massimo Pighin
Vent’anni fa, nella mappa del ciclismo mondiale, non esisteva. Oggi è una delle salite più iconiche, temuta e voluta dagli specialisti. Dura, durissima, tanto quanto bella e affascinante.
Un mito, divenuto tale in vent’anni. Lo Zoncolan, regalato al grande pubblico da un’intuizione dell’indimenticato Enzo Cainero che riuscì a inserirlo tra le tappe del Giro d’Italia, è il protagonista di un documentario realizzato da Gcn Plus disponibile da oggi sulla piattaforma a pagamento.
Quaranta minuti, in cui si mescolano la scalata al Kaiser dei due conduttori, gli ex pro Simon Richardson e Dan Martin, il racconto delle imprese che hanno caratterizzato i sette arrivi sullo Zoncolan, le riflessioni di Antonio Simeoli, responsabile della redazione sportiva del Messaggero Veneto, e del pro friulano Alessandro De Marchi. Storia dello Zoncolan, dal Friuli al mito.
Si faceva cenno alla rapidità con cui il Kaiser si è preso un posto nella storia del ciclismo. Quando a Gcn hanno iniziato a riflettere sulle possibili salite italiane da inserire nel format “Mountains”, che raccoglie le montagne europee sulle quali sono state scritte pagine indelebili della storia del ciclismo, i primi nomi sono stati due: Stelvio e Zoncolan.
Probabilmente, qui, in Friuli, l’immagine che si ha dello Zoncolan è “distorta” dall’affetto, dall’orgoglio. Fuori, il Kaiser affascina, colpisce.
Il documentario prova a raccontare perché, partendo dall’inizio. Ovvero, dal colpo di genio di Cainero, dalla prima tappa della Corsa rosa, nel 2003, vinta da Gilberto Simoni, che si sarebbe ripetuto nel 2007.
Nei 40 minuti del lavoro di Gcn Plus ci sono anche gli altri eroi capaci di “domare” il Kaiser, ma c’è anche Marco Pantani, che su quelle pendenze terribili (10,1 chilometri con una media dell’11,9 per cento) diede forma alla sua ultima fiammata. Si arriva all’ultimo traguardo posto lassù, nel 2021, in cui fu Lorenzo Fortunato a realizzare un sogno. Simeoli, autore del libro “Zoncolan.
La montagna diventa mito” (Forum edizioni), racconta come il grande ciclismo è arrivato al Kaiser, cosa abbia significato per il Friuli e cosa sia divenuto oggi. De Marchi porta l’esperienza del professionista, con la visione di un friulano innamorato della sua terra.
Dal punto di vista tecnico e paesaggistico, la salita viene presa sia dal versante di Ovaro che da quello di Priola.
C’è spazio, poi, anche per le due tappe del Giro donne, mentre si riflette sul perché per i cicloamatori lo Zoncolan sia una fatica, terribile, da provare almeno una volta. Un mostro sacro, che non perdona, ma, se riesci ad addomesticarlo, ad averne ragione, che tu sia un professionista o un semplice appassionato, può regalare un senso di pienezza. La felicità dopo la fatica. L’essenza del ciclismo.
Gcn è gestita da Warner Bros Discovery, più avanti si valuterà se distribuire il documentario anche in altre forme.
L’audio è in inglese e italiano, i sottotitoli sono in italiano, inglese, francese, tedesco, giapponese e spagnolo.
Il documentario è filmato da Tom Grundy e Filippo Barcatta (che ha anche montato il progetto) e scritto da Sam Dansie. Da mulattiera di Ovaro a scenario dell’epica ciclistica, in vent’anni: la parabola dello Zoncolan, la montagna dei sogni.
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