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IL TERRITORIO
Nel capannone può crescere una serra. Ma solo se verticale

Nel capannone può crescere una serra. Ma solo se verticale

Secondo l'Istat in Italia ci sono quasi 130 mila edifici industriali in disuso. Coprono una superficie pari a quella dell'Umbria, il 3% del territorio nazionale. Ora un nuovo sistema di fattoria verticale - progettato dall'Enea - è stato cucito su misura per recuperare in forma sostenibile questi fabbricati dismessi

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Per sostituire l'acciaio con la verdura non è sempre indispensabile usare le maniere forti. Senza demolire nulla, nel capannone abbandonato oggi si può costruire una fattoria, a patto che cresca in altezza. Secondo l'Istat in Italia ci sono quasi 130 mila edifici industriali in disuso. Coprono una superficie pari a quella dell'Umbria, il 3 per cento del territorio nazionale. Spesso per il loro valore storico-culturale sono tutelati come monumenti di archeologia contemporanea ma se non sono valorizzati rischiano di sgretolarsi anno dopo anno. Ora un nuovo sistema di fattoria verticale è stato cucito su misura per recuperare in forma sostenibile questi fabbricati dismessi. Progettato dall'Enea è un modulo flessibile di orto senza terra, dove le piante sono coltivate con tecnologie idroponiche o aeroponiche su scaffalature che si sviluppano a piani. È come un circuito chiuso: non c'è luce naturale e l'impianto è isolato dall'esterno con una costruzione in pannelli. All'interno, però, germogliano insalate ed erbe officinali.   

''Si tratta di un ambiente del tutto artificiale dove la luce è garantita da un sistema a led e la climatizzazione è regolata da un software che controlla umidità e temperatura in funzione delle coltivazioni presenti'', spiega Gabriella Funaro, ricercatrice dell'Enea e coordinatrice del progetto. ''In questo genere di agricoltura, dove le piante sono alimentate da una soluzione nutritiva, non sono necessari pesticidi o trattamenti contro i parassiti a patto che non ci sia nessuna interferenza con l'esterno", prosegue. "La verdura prodotta in questo modo ha una qualità anche superiore a quella del biologico anche se ci sono dei limiti strutturali che ci obbligano a selezionare i cultivar più adatti in base agli spazi disponibili''.

L'altezza media di un capannone in Italia, secondo i dati del progetto, è di circa 7 metri: un volume sufficiente per sovrapporre dieci piani di Arkeofarm. Un ettaro di campo coltivato si potrebbe così condensare in circa mille metri quadrati di coltivazione in altezza. ''In questo caso, per mantenere le distanze tra un bancale e l'altro dovremmo scegliere insalate e piccoli frutti evitando altre piante più ingombranti come il pomodoro", aggiunge Funaro. "Considerato che il costo finale di questi prodotti lievita a causa della spesa per l'energia elettrica, è necessario valutare bene il segmento a cui ci si rivolge. Un genere di piante molto redditizie per le fattorie verticali potrebbero essere specie officinali come lo zafferano o lo zenzero che contengono una serie di principi attivi per uso terapeutico sempre più richiesti dall'industria farmaceutica''. All'Enea ora si sperimentano i protocolli di coltivazione di queste erbe o radici che potrebbero ribaltare la bilancia tra i costi dell'idroponico e le richieste del mercato. Rispetto a quello che avviene in pieno campo, nell'agricoltura senza terra la natura non detta i tempi e si possono fare anche più raccolti all'anno o ruotare a piacimento le specie vegetali in base alle proprie strategia di crescita.

Con questi sistemi si risparmia fino al 70 per cento di acqua e suolo: secondo uno studio della Columbia University di New York in futuro le fattorie verticali potrebbero persino contribuire alla tutela di due trilioni di alberi, pari al 60 per cento delle foreste presenti oggi sulla Terra. In Asia, dove si costruiscono grattacieli di trenta piani dedicati solo alle coltivazioni idroponiche, queste fattorie sono dedicate soprattutto alla produzione alimentare. Uno dei primi paesi dove si sono sviluppate è il Giappone. Dopo il terremoto del 2011, lo tsunami e la crisi nucleare, il 5 per cento dell'agricoltura del Sol Levante è stato distrutto o contaminato dalla radioattività. Oggi ci sono edifici-serra come A-Plus in grado di produrre 20 mila cesti di insalata al giorno. Un discorso analogo vale per Aerofarm, una piantagione verticale di oltre ventimila metri quadrati costruita all'interno di un'acciaieria dismessa in New Jersey. Certo, non ci si può aspettare che l'agricoltura indoor possa sostituire completamente tutti gli 1,87 miliardi di ettari dedicati alla produzione agricola (secondo i dati della Fao) ma in futuro potrebbe integrare un sistema alimentare che dovrà affrontare le pressioni crescenti della crescita demografica e la riduzione della terra fertile disponibile.