Un Black Friday da record. Anche per l'inquinamento
di Claudio Gerino
Il 27 novembre scatta il venerdì degli acquisti online che quest'anno, causa pandemia, avrà livelli mai raggiunti negli anni precedenti. Ma preoccupano molto le emissioni di gas serra che produrrà. E nel Regno Unito hanno fatto due conti
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Sarà un Black Friday da record, questo del 2020. Da venerdì 27 settembre, infatti, scatteranno i giorni spasmodici degli acquisti on line, con offerte di tutti i principali player degli acquisti sul Web. Si prevedono livelli mai raggiunti negli anni precedenti. Ma non è tutto oro quel che riluce, anzi. A parte i problemi di spesa che potrebbero avere moltissimi acquirenti, colpiti quest'anno dalla pandemia dovuta al Covid19, quello che preoccupa è quanto la corsa agli acquisti produrrà in termini di inquinamento e di emissioni di gas serra. Non solo per la produzione degli oggetti che saranno posti sugli scaffali virtuali dei venditori on line, ma soprattutto per la distribuzione e la consegna degli articoli acquistati.
Già da tempo era stato fatto rilevare come questa grande corsa agli acquisti che si ripete ogni anno, dopo il primo lancio negli Stati Uniti, potesse rappresentare un problema non indifferente per l'ambiente. Oggi, a rivelare quanto pagherà l'ambiente per il nostro shopping on line è una ricerca condotta in Gran Bretagna dal sito Money. Il costo che subiremo, in termini di inquinamento, sarà altissimo. La consapevolezza dei consumatori per questo problema, al contrario, è bassissima, tanto che l'indagine sottolinea come solo uno su dieci sia a conoscenza di quanto l'ambiente sarà colpito dalle consegne che saranno effettuate nei giorni del Black Friday. Tutto ciò a fronte di un numero elevatissimo, l'85% dei consumatori, che comunque hanno già deciso di approfittare delle offerte che saranno messe a disposizione dai maggiori siti di vendite on line.
La ricerca si ferma alla Gran Bretagna, ma i dati - secondo gli stessi autori dell'indagine - possono essere facilmente replicati in tutto il mondo occidentale, Italia compresa. Gli esperti del sito money.co.uk hanno analizzato la quantità di CO2 che sarà prodotta dalla consegna di milioni di pacchi ai consumatori britannici. L'analisi non si è fermata ad una valutazione complessiva, ma ha anche sviscerato le credenziali ambientali delle aziende di consegna, il numero di pacchi che si prevede saranno portati a casa degli acquirenti e le emissioni di anidride carbonica prodotta da ciascuna consegna.
I dati sono sconvolgenti: a fronte di un aumento delle vendite on line che dovrebbe aggirarsi, nel solo Regno Unito, attorno ad un più 14% rispetto al 2019, le emissioni di CO2 previste per il Black Friday di quest'anno in Gran Bretagna, saranno superiori alle 429 mila tonnellate. Per fare un esempio, spiegano i ricercatori inglesi, sono l'equivalente di ben 435 voli di andata e ritorno dall'Unione Europea a New York. Nell'analisi fatta da Money.co.uk, sono state anche evidenziate le singole "responsabilità" delle aziende di consegna nel produrre inquinamento da CO2 .
Ad esempio, una delle più grandi società di consegna del Regno Unito, Hermes, sarà responsabile della maggior parte delle emissioni di anidride carbonica. L'azienda ha consegnato 13,9 milioni di pacchi nel 2019, producendo 51.152 tonnellate di Co2. Per questo Black Friday si prevede che produrrà ben 58.313 tonnellate di CO2. La più "virtuosa", in Gran Bretagna, sembra essere la Royal Mail che ha adottato una politica di consegna dei pacchi utilizzando veicoli ad inquinamento zero e favorendo il sistema del cosiddetto "percorso a piedi" da parte dei dipendenti che avranno dei mezzi per la custodia dei plichi, ma che dovranno raggiungere le abitazioni dei cittadini britannici camminando. I 90 mila impiegati delle Poste del Regno Unito avranno inoltre a disposizione tricicli elettrici per la consegna dei pacchi. Anche Amazon, che rappresenterà una fetta consistente delle spedizioni durante il Black Friday, ha deciso di utilizzare, in Gran Bretagna, 1800 veicoli elettrici Mercedes Benz che, però, si aggiungeranno alla flotta di mezzi "ordinari" a gasolio o a benzina.
Ma chi sono gli acquirenti più virtuosi? La ricerca britannica ci dice che l'età è fondamentale nello shopping ecologico: i giovani tra i 16 e i 24 anni hanno il doppio delle probabilità (16%) di optare per un'opzione di consegna a bassa emissione di CO2, rispetto alla fascia di età 55+ (8%).
A peggiorare le cose, però, c'è l'aspettativa degli acquirenti di avere le consegne nel minor tempo possibile: quelle in giornata, ad esempio, imporranno alle aziende di trasporto di incrementare la flotta dei veicoli in circolazione, sia pure temporaneamente, con un sensibile aumento delle emissioni di anidride carbonica. Il fatto poi che comunque la popolazione si aspetti l'arrivo degli acquisti in breve tempo è un'ulteriore aggravante: Il sondaggio spiega che il 21% delle persone che acquistano online vorrebbe che la consegna sia più economica durante il Black Friday, e quindi sicuramente più rapida del solito, mentre il 55% si accontenta degli stessi tempi dei periodi normali.
Secondo lo studio, inoltre, solo un acquirente su 10 (11,7%) considera l'eventuale esigenza di ridurre le emissioni di anidride carbonica all'interno delle proprie intenzioni di acquisto on line. Quasi i tre quarti (72%) degli acquirenti ammette di preferire i rivenditori che offrono la consegna gratuita, l'opzione meno ecologica. Uno su cinque (20%) ha affermato che si rifiuterà di pagare un extra per compensare la generazione anidride carbonica con il proprio acquisto, rispetto al 17% che pagherebbe fino a 2 sterline per farlo. Salman Haqqi, esperto di finanza personale su money.co.uk, ha spiegato: "Con quasi un terzo dei consumatori (32%) che afferma che sarebbe più propenso a fare acquisti presso un rivenditore se offrisse un'opzione verde o eco- compatibile, sarebbe chiaro che c'è un certo interesse per metodi di consegna più attenti all'ambiente. Nonostante ciò, la nostra ricerca ha rilevato che il 20% degli acquirenti non voleva pagare per compensare l'impatto ambientale dei propri acquisti online e un ulteriore 42% ha ammesso di non sentirsi in colpa per l'ambiente quando acquista articoli online. Sebbene vi sia un chiaro interesse da parte dei consumatori a ridurre l'impatto ecologico durante gli acquisti online, sembra che la velocità e l'affidabilità siano due qualità che i consumatori britannici desiderano che le società di consegna garantiscano".
E in Italia? I dati che possiamo acquisire si riferiscono allo scorso "Black Friday", quello del novembre 2019, prima della pandemia e del lockdown. Se prendiamo per buoni gli incrementi percentuali riportati dall'indagine inglese, anche nel nostro paese non c'è da stare allegri. Secondo uno studio dell'Osservatorio e-commerce del Politecnico di Milano, nel 2018 il volume di acquisti nei 4 giorni "incriminati" era cresciuto del 35% rispetto al 2017 superando il miliardo di euro e coinvolgendo 20 milioni di italiani. Nel 2019 l'incremento è stato anche superiore, sfiorando il 39%.
Quanto costa all'ambiente l'e-commerce in Italia. Amazon (per citare il principale player di e-commerce) per consegnare sul territorio nazionale utilizza solo la gomma. Quindi già un calcolo, incrociando i dati si potrebbe fare. Calcolare l'effettivo impatto ambientale dell'e-commerce lungo tutta la filiera logistica, però, è una cosa un po' complessa; come conferma anche lo stesso ministero dei Trasporti. Se, per esempio, consideriamo un viaggio dalla Cina al centro di smistamento vediamo che il mezzo più veloce (l'aereo) è quello che in impatta proporzionalmente di più perché trasportando 171 tonnellate di merce emette 500 g t/km di CO2. Contro una nave che trasportando 193mila tonnellate di merce ha emissioni di circa 30g t/km.
Più è veloce più "consuma". L'e-commerce di per sé è meno dispendioso in termini di energia rispetto all'andare a comprare qualcosa fisicamente al negozio, ma il beneficio diminuisce se si sceglie di ridurre drasticamente i tempi di consegna o non si raggruppa la merce in spedizioni uniche e, considerando che nel mondo sono circa oltre 100 milioni di utenti Amazon Prime, ad esempio, le emissioni nocive all'ambiente sono destinate all'aumento anche quest'anno.
Uno studio pubblicato nel 2017 da Brain & Company spiegava l'e-commerce si rivelava comunque più inquinante del commercio tradizionale per tre motivi: tendenza e incentivo a ordinare piccole quantità per volta; effettuare ordini multipli di un singolo "paniere" di merce che richiedono più viaggi a causa della localizzazione dei fornitori o dei clienti; aumento dei costi di consegna sotto forma di imballaggi aggiuntivi. In Italia, per esempio, l'e-commerce consuma mediamente il 35% di tutta la plastica prodotta nel nostro Paese. A questo si aggiunge l'aumento dell'inquinamento dato all'impatto ambientale dei mezzi necessari per l'ultimo miglio: dove il 50% degli acquisti avviene on line, la congestione urbana aumenta del 34% l'inquinamento e i tempi di percorrenza. In conclusione, secondo un ulteriore studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology) l'impronta ambientale di un acquirente online è doppia rispetto a quella di un acquirente nel negozio e tripla se si sceglie la consegna rapida. E durante il Black Friday tutto questo aumenta.
Si può migliorare? Sicuramente quello di rendere la consegna dell'ultimo miglio a minor impatto ambientale, sia utilizzando veicoli a basse emissioni o elettrici sia ottimizzando le consegne, magari tramite l'utilizzo di lockers o dei negozi di prossimità, potrebbe essere un significativo miglioramento. Cercare di utilizzare imballaggi riciclabili o limitarne l'uso allo stretto necessario potrebbe essere un ulteriore passo in avanti. Per quanto riguarda i consumatori, se è fondamentale non poter allungare i tempi di consegna, almeno conviene raggruppare gli ordini, scegliere se possibile lo stesso fornitore, evitare l'acquisto compulsivo e, qualche volta, (dove è permesso in Italia in questo periodo) uscire a fare "shopping".