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MODA SOSTENIBILE

Il Vestito Verde: lo shopping online è più green

Il Vestito Verde: lo shopping online è più green
La piattaforma per la moda sostenibile creata da Francesca Boni (20 anni) e seguita da oltre 16 mila follower. Novecento brand per trovare di tutto, dalle sneakers riciclate ai jeans vintage, secondo il motto "less is more"
2 minuti di lettura
Anche lo shopping può diventare attivismo. Soprattutto per i più giovani. In tanti oggi cercano alternative sostenibili all’acquisto di scarpe, vestiti e accessori. Ma dove comprare? A questa domanda prova a rispondere Il vestito verde, una piattaforma che raccoglie brand di abbigliamento ecosostenibili ed etici. Si tratta di un database di e-commerce per acquistare in modo responsabile ma semplice allo stesso tempo. A crearlo è stata una ventenne, Francesca Boni. Era il 2017 e di ambiente si parlava ancora poco. Greta Thunberg con i suoi scioperi sarebbe arrivata solo un anno più tardi. Francesca Boni era in quarta superiore e ha creato un gruppo Facebook per scambiarsi consigli sulla moda sostenibile.

“L’idea è arrivata durante l’anno in cui stavo studiando all’estero, dopo aver guardato alcuni documentari su come funziona l’industria del fast fashion non volevo comprare più nulla. Avevo 17 anni e mi sentivo inutile”. E non era la sola. In molti avvertivano la difficoltà di acquistare prodotti al di fuori dei grandi brand di abbigliamento. Da lì il bisogno di creare uno spazio di confronto. Con il tempo la community è cresciuta e oggi “Il vestito verde” è un sito che contiene circa 900 e-commerce selezionati negli anni. È possibile cercare e filtrare capi fatti a mano, vegani, biologici e Made in Italy. Ogni e-shop è accompagnato da una breve descrizione e da una fascia di prezzo orientativa per proporre all’utente alternative valide per tutte le tasche. Si trova di tutto: dalle sneakers create con la plastica recuperata dall’oceano, agli abiti fatti a mano da tessuti di recupero, ai jeans vintage rimessi a nuovo. “La filosofia alla base del progetto è "less is more". Sì alla moda sostenibile, no al fast fashion. È possibile salvare il portafogli e il Pianeta investendo su un numero inferiore di capi di qualità, che rispecchiano il proprio stile personale e ci fanno sentire bene”.

Per chi preferisce lo shopping di persona a quello virtuale, il sito offre anche una mappa con oltre 1600 punti vendita di moda sostenibile in tutta Italia. Da Milano a Catania si può scegliere tra negozi vintage, equo-solidali, di artigianato, seconda mano, sartorie sociali o Made in Italy a filiera corta. Secondo la giovane ideatrice della piattaforma uno dei modi più divertenti di fare compere è l’acquisto dell’usato: “Molto meglio che entrare in un negozio di un centro commerciale e comprare un capo che hanno già migliaia di persone”.

La mappa come il database sono il risultato di una raccolta dati che dura da tre anni e continua tutt’ora. Rispetto all’inizio del progetto, la questione della sostenibilità ambientale nel mondo dell’abbigliamento si è affermata nell’opinione pubblica, facendo presa soprattutto tra i più giovani. Sono loro, i ragazzi appartenenti alla cosiddetta “generazione Z”, i principali utenti del sito green. E anche la squadra che ci lavora è tutta giovanissima, composta principalmente da studenti universitari poco più che ventenni. 

Oggi la community de Il vestito verde conta più di 16 mila followers su Instagram e sul sito le visite mensili sono passate da circa cinquemila a oltre cinquantamila. Cinquantamila persone che hanno trovato un’alternativa sostenibile al proprio bisogno d’acquisto. Per lo più sono under 30, donne, ma anche neo genitori.

“I giovani che diventano mamma o papà in questo periodo sono molto attenti ai pesticidi e tutte le sostanze che potrebbero far male ai figli, anche per quanto riguarda l’abbigliamento” spiega la fondatrice. “Credo che la mia generazione sia più sensibile all’acquisto responsabile perché vediamo l’emergenza climatica come un pericolo a lungo termine per la nostra vita”. Negli anni delle superiori inoltre i ragazzi avvertono il duplice bisogno di avere uno stile unico e appartenere a un gruppo. Sarebbe bello, secondo Francesca Boni, se questo senso di appartenenza si sviluppasse a partire da scelte di acquisto etico. “Siamo riusciti ad unirci intorno ai Fridays For Future, se riuscissimo ad attivarci anche con lo shopping sostenibile sarebbe anche più divertente”.