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Industria tessile

Moda, la via della sostenibilità

Moda, la via della sostenibilità
L'industria globale della moda ha individuato la svolta sostenibile come uno dei principali obiettivi strategici per la propria attività, seconda solo al miglioramento della soddisfazione dei clienti (primo classificato col 64%). Ma la strada da fare è lunga e deve passare per nuove misure che coinvolgono tutta la filiera produttiva
2 minuti di lettura
Non solo belli e chic. Anche sostenibili e amici dell’ambiente. Sono gli abiti del 2020 secondo una recente ricerca di Economist Intelligence Unit per lo U.S. Cotton Trust Protocol (basata su interviste a marchi come Adidas, H&M e Puma) che dimostra come la sostenibilità è il secondo obiettivo strategico dell'industria globale della moda e sottolinea l’impegno del settore nella creazione di un futuro completamente green. Nell’incerto momento della pandemia i nomi della moda sembrano di fronte a un bivio: decidere se continuare a investire nella sostenibilità o ritornare indietro in preda al panic da pandemia.

Sembra che la scelta cada sulla prima ipotesi: per i big della moda, della vendita al dettaglio e del tessile infatti la sostenibilità non è più solo un "vezzo" ma diventa fondamentale per la sopravvivenza del business. Di più. Un fattore cruciale per l'azienda. La maggior parte dei top manager della moda, della vendita al dettaglio e del tessile intervistati (60%), ha individuato la svolta sostenibile come uno dei principali obiettivi strategici per la propria attività, seconda solo al miglioramento della soddisfazione dei clienti (primo classificato col 64%).
 

Le nuove misure sostenibili. I top manager affermano che stanno introducendo misure di sostenibilità in tutta la filiera produttiva. Ciò prevede l'approvvigionamento di materie prime prodotte in modo sostenibile (65%), ma anche un approccio basato sull’economia circolare e sulla riduzione dei gas serra (51% ciascuno) e l’investimento in nuove tecnologie come la stampa 3D e la blockchain (41%). Nel complesso, la maggioranza (70%) è ottimista sul fatto che il fast fashion possa essere sia accessibile che sostenibile. Ma mentre i capi azienda affermano di disporre di un buon numero di dati sulle pratiche di sostenibilità dei fornitori (65%), sui diritti dei lavoratori e sulla salute e sicurezza sul lavoro nella catena di fornitura (62%), una percentuale significativa delle imprese (45%) non tiene traccia delle emissioni di gas serra prodotte durante la produzione e distribuzione dei prodotti, mentre il 41% non tiene traccia della quantità di acqua ed energia utilizzata per produrre le materie prime di cui si rifornisce.
 

Le necessarie collaborazioni. La moda, il commercio al dettaglio e il settore tessile non possono guidare il cambiamento singolarmente. Il nuovo mantra è collaborazione. Secondo uno degli intervistati, membro di Reformation, questo sta già accadendo: "Siamo entusiasti di vedere la collaborazione e la cooperazione in tutto il settore e crediamo che questo non potrà che aumentare nel tempo". Attenzione però: quando si tratta di un supporto esterno che aiuti a guidare questo progresso, i top manager non percepiscono come essenziale l’introduzione di un'ulteriore regolamentazione. Agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite e alla regolamentazione governativa nel guidare il cambiamento della sostenibilità è stato attribuito lo stesso peso, entrambi sono citati da un quarto degli intervistati (24% ciascuno). I requisiti normativi sono stati classificati solo un terzo dei top manager (33%) intervistati tra i primi tre fattori che governeranno il progresso della sostenibilità nel prossimo decennio. 
 

L'impatto del Covid-19. La determinazione verso la sostenibilità si scontra con l'incertezza generata dal Covid-19? Quando è stato chiesto ai super top il loro punto di vista sulla pandemia, poco più della metà (54%) degli intervistati ha detto che la pandemia potrebbe rendere la sostenibilità un fattore meno prioritario all'interno del settore.

Lo U.S. Cotton Trust Protocol, infine, è una nuova iniziativa che stabilisce un nuovo standard nella coltivazione sostenibile del cotone. Lavorando a stretto contatto con i coltivatori, lo U.S. Cotton Trust Protocol fornisce dati chiari e coerenti su sei parametri di sostenibilità chiave, tra cui emissioni di gas serra, uso dell'acqua, carbonio nel suolo e consumo di suolo, verificati in modo indipendente tramite la Control Union Certifications. Per la prima volta, i marchi possono accedere ai dati su base annua a livello di azienda agricola e tracciare il loro cotone dal campo al "deposito".