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La spesa green
Plastica monouso: operazione scaffali puliti

Plastica monouso: operazione scaffali puliti

Fra meno di un mese (Covid permettendo) le plastiche monouso saranno bandite dai supermercati della Grande distribuzione. Dai piatti ai bastoncini cotonati. Come si stanno organizzando i principali marchi

4 minuti di lettura
Dal prossimo anno le plastiche monouso saranno bandite dagli scaffali dei supermercati della Grande distribuzione italiana. Addio a forchette, coltelli, cucchiai, bacchette, piatti, cannucce, contenitori per alimenti, bastoncini cotonati e molti altri prodotti “usa e getta”. Il divieto è previsto dalla direttiva Ue 2019/904 che impone anche il riciclo di almeno il 77% delle bottiglie in plastica nel 2025 e del 90% nel 2029, in più l’utilizzo di materiali riciclati al 30% nel 2030. Direttiva che l’Italia ha promesso di applicare alla “lettera”, nei tempi stabiliti da Bruxelles, cioè a partire dal 1° gennaio 2021, in concomitanza con la Plastic Tax, già inserita nella Legge di Bilancio 2020, sospesa “pro-tempore” per emergenza Covid-19. Misura, quest’ultima, che il governo pensa di posticipare di altri sei mesi, a luglio 2021, dopo la seconda ondata di contagi.

A scompaginare i piani del governo potrebbe essere, ancora una volta, la pandemia che nelle ultime settimane è ritornata a fare paura catapultando gli italiani nell’incubo di un nuovo lockdown. Dopo che il primo li ha costretti, per motivi sanitari, nel giro di 100 giorni a nobilitare di nuovo il “male assoluto”, cioè la plastica monouso, prodotta a dismisura con l’invasione dei dispositivi di protezione anti-contagio (mascherine, visiere, guanti). È in questo mondo capovolto, dove tutto quello che era giusto prima oggi lo è meno, che la Grande distribuzione italiana deve orientarsi e provare ad orientare milioni di consumatori, che ogni giorno entrano nei suoi punti vendita, a fare la scelta di acquisto più consapevole.
(infografiche animate a cura di Gedi Visual)

La sfida non era semplice prima del Covid, tanto più lo è adesso dopo le scorie lasciate in eredità dalla pandemia che hanno portato ad un aumento del consumo di packaging da parte degli italiani. I numeri di Nielsen segnalano una crescita nella Gdo di 1,5 miliardi di confezioni vendute nel 2020, di cui più 1,3 miliardi nei primi 8 mesi dell’anno. Il trend prosegue anche nei mesi successivi, a riprova che la plastica, così tanto demonizzata, continuerà ad essere un pilastro della nostra economia ancora a lungo.

Come ci ricordano i numeri (positivi) di Federchimica su fatturato (1000 milioni di euro diretto, 2300 milioni indiretto) e addetti (2000 diretti, 8500 indiretti) dell’industria italiana delle materie plastiche. E quelli (negativi) del Wwf che collocano il nostro Paese al primo posto tra i produttori di beni di consumo in plastica nel Mediterraneo e il secondo più grande produttore di rifiuti dell’area, con quasi 4 milioni di tonnellate di cui solo poco più di 1 milione avviato a riciclo. Tuttavia, al netto del Covid, l’Osservatorio Packaging di Nomisma assicura che per 8 italiani su 10 la sostenibilità è sempre un driver di scelta importante del prodotto e per 7 su 10 dell’insegna.
(infografiche animate a cura di Gedi Visual)

"Non abbiamo ancora eliminato del tutto le stoviglie monouso nei nostri punti vendita, però lo smaltimento è in corso», premette Francesco Pugliese, ad di Conad, gruppo che ha messo in campo un piano di investimenti di oltre 1,3 miliardi nei prossimi 3 anni per ammodernare i negozi e ridurre l’impatto degli imballaggi dei prodotti a marchio e la CO2 in ogni settore di attività. "Da 4 anni abbiamo lanciato una linea di stoviglie monouso, a marchio Verso Natura, realizzate con una materia prima ecologica che è un mix di Pla (acido polilattico) e Mater-bi, entrambi originati dal mais. Utilizziamo bottiglie con il 30% di Pet riciclato per acqua minerale e vaschette gelato in cartone. Sono solo tre esempi di prodotti alternativi alla plastica che proponiamo ai clienti, aiutandoli in questo processo di cambiamento", aggiunge Pugliese. Che lancia un alert: "La decisione di ridurre materiali di imballaggio, produzione e consumo di plastica va perseguita nei tempi stabiliti. Ma è importante comunicare ai consumatori che queste scelte comportano dei costi, che probabilmente si scaricheranno su un maggior prezzo dei prodotti ma che consentiranno dei risparmi in termini di salubrità e sicurezza dell’ambiente".

Sul fronte della sostenibilità, anche Coop ci ha messo la faccia: "Abbiamo già eliminato del tutto le stoviglie monouso in plastica tradizionale a marchio, i nostri piatti ora sono in Mater-bi", assicura Marco Pedroni, presidente di Coop. "Ci siamo impegnati a risparmiare almeno 6400 tonnellate/anno di plastica vergine pari al volume di circa 60 Tir, prevedendo di raggiungere entro il 2022 gli obiettivi che l’Ue ha posto come obbligatori entro il 2030. Quindi, 7 anni prima", puntualizza il presidente. Seguendo questo impegno, fa notare Pedroni, nell’arco di un quadriennio tutti i prodotti a marchio Coop, con un valore commerciale di circa 3 miliardi all’anno, "saranno realizzati con materiali di imballaggio riciclabili, compostabili o riutilizzabili, mentre quelli della linea Vivi Verde maggiormente dedicata alla tutela dell’ambiente hanno già tagliato il traguardo a dicembre". Ma attenti a “demonizzare” la plastica, obietta Pedroni, "in molti casi è utile per migliorare la shelf-live dei prodotti, ridurre gli sprechi e garantire la sicurezza alimentare".
(infografiche animate a cura di Gedi Visual)

Per Esselunga, la scelta di eliminare piatti, posate e bicchieri monouso risale al 2019, sostituiti tutti da prodotti realizzati con materie prime biodegradabili e compostabili come mais, barbabietole e canna da zucchero. "È stata una scelta nella quale abbiamo creduto e crediamo fortemente", dice Luca Lattuada, chief human resources officer and Csr manager di Esselunga. Il quale prova a sintetizzare l’impegno dell’insegna sulla plastica con tre esempi: "Abbiamo concluso da poco un progetto che prevede la sostituzione del packaging del latte fresco BIO a marchio Esselunga da PET a materiali di origine vegetale. Stimiamo una vendita annua di 1 milione di pezzi, con un risparmio di 20 tonnellate di plastica e 90 tonnellate di CO2. Prevediamo inoltre la sostituzione del packaging in plastica della frutta e verdura biologica con confezioni sostenibili costituite principalmente da cartoncino e materiali di origine organica per risparmiare circa 140 tonnellate di plastica su base annua. In più, entro il 2025 abbiamo l’obiettivo di convertire il 100% delle confezioni dei prodotti a marchio Esselunga in materiale riciclato, riciclabile o compostabile".

Nella partita giocano, a pieno titolo, un ruolo da protagonisti anche i discount. Canale che da anni esprime enormi potenzialità. I leader sono Eurospin, MD e Lidl che insieme pesano il 54% del totale canale con circa 2300 punti vendita in Italia. "Ad oggi, le stoviglie monouso in plastica sono state praticamente eliminate nei nostri store e le restanti saranno sostituite entro la fine dell’anno con una gamma ampia di stoviglie compostabili e in cartoncino al 100% riciclabili", afferma Patrizio Podini, fondatore del gruppo MD.
(infografiche animate a cura di Gedi Visual)

"Un altro esempio significativo – aggiunge - è stata l’eliminazione dei pack in plastica per la conservazione delle verdure surgelate sostituite con un imballaggio in carta speciale riciclabile al 100%". Guardando al futuro, Podini conclude: "Sarà difficile mantenere i fatturati sviluppati in precedenza, perché arriviamo da anni dove il monouso in plastica veniva spinto e promozionato con forza. Per vincere la sfida, la proposta di un’insegna, oltre ad esser banalmente sostenibile, va interpretata come un abito sartoriale su misura di bisogni, tendenze e disponibilità economica dei clienti".