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Sostenibilità

Il vecchio maglione? Diventa una borsa. La moda circolare reinventa il guardaroba

La linea Upbag (armadioverde)
La linea Upbag (armadioverde) 
La piattaforma di 'recommerce' armadioverde permette di vendere e comprare online abiti di seconda mano. "Dal 2015 abbiamo risparmiato 2,7 milioni di metri cubi d’acqua e tagliato 3.600 tonn. di CO2". E ora punta sull'upcycling: così nascono gli accessori Upbag, realizzati con tessuti riciclati
2 minuti di lettura

Il maglione che avete buttato? È diventato la borsa che state mettendo a tracolla. Per stare al passo con i tempi, la moda ha imparato la lezione della sostenibilità e della circolarità. I grandi marchi del settore, per esempio, puntano su nuovi materiali rispettosi dell’ambiente o sulla produzione on demand per evitare sprechi. Mentre cresce la compravendita dell’usato, non più relegato al mondo vintage o solidale. Una rivoluzione fiorita soprattutto online, non solo a causa della pandemia. Tra le aziende italiane che per prime hanno imboccato questa direzione c’è armadioverde, piattaforma di re-commerce per la moda di seconda mano.

La startup è nata nel 2015 con l’obiettivo di garantire un ciclo di vita più lungo a capi d’abbigliamento e accessori, incrociando domanda e offerta. I fondatori David Erba ed Eleonora Dellera hanno creato un meccanismo di raccolta, valutazione e rivendita di articoli per donna, per bambini e, da ultimo, per uomo. Oggi “armadioverde” conta 40 dipendenti e oltre 600 mila iscritti tra Italia e Francia, i Paesi in cui opera. La prossima sfida è l’upcycling, cioè il processo che parte dal recupero di materiali provenienti da prodotti dismessi, stock di magazzino o scarti di produzione e che sfocia nella loro trasformazione in oggetti da proporre sul mercato, con un valore maggiore rispetto a quello del bene originario.

Il progetto-pilota è Upbag, una collezione di borse realizzate con tessuti riciclati: un’edizione limitata e lanciata in vista del Natale, che è stata prodotta grazie alla collaborazione con le onlus “Humana People to People” e “Occhio del Riciclone” (in particolare, con Beltbag, il suo marchio di accessori ecosostenibili). Ma per il 2021 armadioverde ha già pianificato altre iniziative di upcycling e vuole cooperare sia con gli studenti di alcuni istituti di moda e design sia con diverse associazioni attive nel sociale. Tutto nel solco della sostenibilità e della qualità che il made in Italy rappresenta.

In quasi sei anni, l’attività di armadioverde ha consentito di risparmiare 2,7 milioni di metri cubi d’acqua (quanti ne servono per riempire 1.100 piscine olimpioniche) e ha evitato di emettere 3.600 tonnellate di CO2 (quante ne emettono 4.500 voli Roma-Delhi). La sua filosofia è quella del “riduci-riusa-ricicla”: un circolo virtuoso per disincentivare gli acquisti inutili, diminuire il consumo di energia e di risorse, abbattere la produzione di rifiuti e, quindi, i vari fattori d’inquinamento.

EMISSIONI RISPARMIATE PER OGNI OGGETTO USATO ACQUISTATO

La peculiarità della piattaforma, poi, è la gestione diretta dell’intero percorso, dal ritiro alla spedizione degli articoli, dal controllo di qualità all’allestimento del sito internet.

Per inviare ad “armadioverde” i capi che non si utilizzano più, basta iscriversi, metterli in una scatola di cartone con l’apposita etichetta e prenotare il ritiro gratuito. Gli addetti selezionano solo merce in ottime condizioni e assegnano a ogni indumento o accessorio approvato delle “stelline”, la moneta virtuale che serve per gli scambi sulla piattaforma. Nella valutazione si tiene conto anche di marca, taglia e tipologia degli articoli. Questi vengono poi pubblicati, con foto e caratteristiche, sul sito; quelli bocciati, invece, vengono dati in beneficenza. Il prezzo di vendita consiste in una quantità di “stelline” e di denaro; gli acquisti, infine, vengono spediti al cliente.