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Tecnologia

Polymateria, la plastica a tempo che diventa biodegradabile quando lo decidi tu

@polymaterialtd
@polymaterialtd 
Sviluppata da una startup inglese, è programmabile e ha un ciclo di vita che raggiunge al massimo i tre anni. Poi si decompone. "La plastica è come la pandemia. Abbiamo trovato diversi vaccini in una manciata di mesi e ora serve lo stesso approccio anche per cominciare a risolvere la crisi ambientale", racconta l’ad Niall Dunne
2 minuti di lettura

Una plastica a tempo. Si decide il mese di scadenza, in un lasso di tempo che arriva ai tre anni, e lei da quel momento inizia a dissolversi innescando il processo di biodegradabilità. Nella startup inglese Polymateria la chiamano “biotrasformazione”, tecnologia che hanno applicato a due diverse plastiche per costruire pellicole sigillanti da un lato e imballi dall’altro. Le prime, chiamate DegrAid e con le quali si fabbricano anche i tradizionali sacchetti, hanno un ciclo di vita che non supera i sei mesi. I secondi, scatole e contenitori rigidi di un materiale che la compagnia ha battezzato Cycle+, possono reggere fino a tre anni.

I laboratori di Polymateria
I laboratori di Polymateria 
“E il bello sta nel costo. Fra il 10 e il 15% in più rispetto ad una plastica tradizionale”, racconta Niall Dunne, a capo di Plymateria. Ex corridore negli ottocento metri, 46 anni, proprio in Italia si giocò un posto per le olimpiadi nella nazionale irlandese in un evento organizzato dalla World Athletics. Non entrò per un soffio e andò a smaltire la delusione a Firenze, dove decise che sarebbe stata la sostenibilità il suo campo, quando ancora si usava la definizione 'rischio ambientale'.

Ormai quel 'rischio' è diventato crisi e la plastica ha una sua parte. Si stima che il 32% di tutti gli imballaggi in plastica utilizzati a livello globale non venga riciclato o smaltito correttamente e l'80% di quella trovata nell'oceano proviene da tali rifiuti. Quella di Polymateria ha una biodegradabilità all'aria aperta controllata: torna rapidamente alla natura se finisce all’esterno dopo la dtata stabilita. Non è un aiuto da poco se si considera che rischiamo di essere sommersi da quattro miliardi di tonnellate di plastica entro il 2050 se non faremo qualcosa. Il tutto grazie ad una componente chimica che può essere programmata e che attiva il processo di decomposizione.

"Ho lavorato prima in Accenture, poi in Saatchi&Saatchi per tre anni, infine in British Telecom come capo della sostenibilità per altri sette", ricorda Dunne. "Guardando il documentario The Blue Planet di David Attenborough, ho deciso che bisognava fare qualcosa, trovare un'innovazione che potesse avere l’effetto che sta avendo Tesla nel mondo delle automobili. Il cambiamento climatico offre anche delle opportunità per chi decide di scendere in campo ed essere così dalla parte giusta della storia".

Niall Dunne, ceo di Polymateria
Niall Dunne, ceo di Polymateria 
A guidare Polymateria lo hanno chiamato i due fondatori, Jonathan Sieff e Lee Davy-Martin, con la compagnia che ha già raccolto 15 milioni di sterline in finanziamenti, è valutata 105 milioni e prevede di cominciare a produrre utili entro quest'anno. Nel frattempo ha stretto un accordo con la formula Extreme E, la nuova serie di corse per veicoli elettrici: nel campionato verranno usate solo tazze, confezioni alimentari e persino mascherine biodegradabili. E i materiali usati saranno raccolti in loco per il riciclaggio. Extreme E, che inizierà in Arabia Saudita il 3 aprile del 2021, vedrà Suv elettrici competere in ambienti estremi in tutto il mondo che sono già stati colpiti dai cambiamenti climatici. "Questo è esattamente il tipo di innovazione all'avanguardia di cui il mondo ha bisogno, supportato da solidi standard e prove scientifiche", ha dichiarato Nico Rosberg, campione del mondo di F1 e fondatore del team Rosberg X Racing che gareggerà in Extreme E.

“Il problema della plastica non si può risolvere solo con i materiali fatti con le alghe, che hanno una durata per ora troppo breve. Parliamo di miliardi di contenitori che vengono prodotti ogni giorno”, conclude Dunne. “Bisogna avere più soluzioni che inizino a funzionare adesso, soprattutto per l’imballaggio del cibo”. La plastica, sostiene, è come una pandemia: "Abbiamo trovato diversi vaccini in una manciata di mesi, ci serve lo stesso approccio anche per cominciare a risolvere la crisi ambientale".