LONDRA – La Sierra Leone ha firmato un accordo per vendere alla Cina per 55 milioni di dollari uno dei tratti più belli della sua costa, su cui un’azienda di Pechino dovrebbe costruire un porto industriale. L’operazione, riporta il Guardian, causerebbe un “un disastro catastrofico” per l’ecologia della zona, affermano gruppi ambientalisti locali e internazionali.
L’area prescelta per l’investimento è soprannominata Whale Bay per il gran numero di balene e delfini che ne popolano le acque, ricche anche di sardine e altri pesci. Comprende inoltre un’ampia porzione di foresta pluviale abitata da specie protette come una rara razza di antilopi. “I pescatori non potrebbero più pescare, il turismo sarebbe finito, tutto verrebbe rovinato”, dice al sito britannico Tito Gbandewa, un ex-pescatore che ha aperto un’agenzia di eco-turismo sulla spiaggia. Inoltre le compensazioni che lo stato pagherebbe ai proprietari per confiscare la terra necessaria ai lavori per il porto vengono giudicate troppo basse rispetto ai prezzi del mercato.
Emma Kowa Jalloh, ministra per la Pesca della Sierra Leone, ribatte che il progetto prevede la creazione di un porto destinato principalmente alla pesca, che metà dei terreni sono già di proprietà dello stato e che i pescatori ne trarrebbero un vantaggio.
“Abbiamo solamente chiesto alla Cina di costruire un porto per la pesca”, dichiara la ministra al Guardian. “La gente sta facendo rumore per nulla. Vorrei chiedere a tutti di avere pazienza. Vogliamo che la Sierra Leone si sviluppi, che cresca, che diventi un paese in ascesa. Affinché ciò sia possibile devono esserci investimenti e qualcuno deve sacrificarsi. Non dico che sarà tutto perfetto al cento per cento, ma faremo in modo che sia quasi perfetto”. Cionostante la Conservation Society della Sierra Leone ha lanciato un crowdfunding per raccogliere fondi a favore di un ricorso legale contro l’iniziativa.