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Clima

La Niña e il rischio di eventi estremi, dall'Australia all'America: ecco cosa ci si aspetta

Secondo i meteorologi del Noaa, il fenomeno è in atto e con ogni probabilità (87%) durerà fino alla prossima primavera portando con sé piogge intense, uragani e siccità
3 minuti di lettura

(Questa notizia è stata aggiornata il 23 novembre 2021)

La Niña sta tornando. Lo sostengono i meteorologi americani preannunciando un inverno potenzialmente difficile. L'avviso arriva dal Climate Prediction Center del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration): il fenomeno oceanico-atmosferico è già in atto, sostengono gli esperti, e se ne vedranno gli effetti ancora a lungo, in particolare tra dicembre e febbraio.

Cos'è la Niña e come influenza il clima

Il fenomeno oceanico-atmosferico è una fase estrema di un ciclo climatico naturale (El Niño-Southern Oscillation, Enso) che determina il raffreddamento della temperatura delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale, arrivando a influenzare il clima del nostro Pianeta, con riflessi anche in Europa e in Italia. Tale ciclo climatico include da una parte il Niño (oscillazione meridionale) e la Niña dall'altra, che ne rappresenta la fase fredda.

"I nostri scienziati hanno monitorato già da quest'estate il potenziale sviluppo di la Niña, un fattore preso in considerazione anche nelle previsioni della stagione degli uragani, al di sopra del normale, a cui abbiamo assistito", ha affermato Mike Halpert, vicedirettore del Noaa. "La Niña influenza anche il clima in tutto il Paese durante l'inverno e influenzerà le nostre imminenti previsioni di temperatura e precipitazioni". Le probabilità che il fenomeno duri fino alla prossima primavera, portando con sé instabilità e possibili eventi estremi, sono all'87%.

Gli eventi estremi

L'ultima volta che il fenomeno è stato riscontrato era l'inverno 2020-2021, ricorda il Noaa, mentre il Niño si è manifestato nel 2018-2019. Dunque, nei prossimi mesi ci si aspetta che la Niña - che si manifesterà per il secondo anno consecutivo (fenomeno chiamato "double-dip" dagli scienziati) - possa avere un'influenza decisiva sulle condizioni meteorologiche del Pacifico favorendo eventi estremi, quali uragani, tornado e siccità.


La Niña e il Niño si alternano determinando grandi aree caldo-fredde dell'Oceano Pacifico in media ogni 2-7 anni. Tra uno e l'altra si può verificare un periodo "neutrale", come avvenuto dopo l'ultimo passaggio della Niña. "In condizioni normali sul Pacifico gli alisei soffiano a Ovest lungo l'Equatore, portando acqua calda dal Sud America verso l'Asia. A quel punto l'acqua fredda sale dalle profondità prendendo il posto dell'acqua calda e tale processo viene chiamato upwelling ("risalita")", spiegano dal Noaa. "El Niño e La Niña sono due modelli climatici opposti che alterano queste condizioni normali".

Australia: un'estate con alluvioni e cicloni

Il ritorno della Niña spaventa l'Australia. La conferma che il fenome si è stabilizzato sul Pacifico arriva dal Bureau of Meteorology australiano che, secondo i modelli climatici (ENSO Outlook), annuncia la probabilità di eventi estremi con precipitazioni superiori alla media e il passaggio di cicloni per i mesi estivi in particolare nell'Australia orientale e settentrionale. Secondo le previsioni, il fenomeno - che in Australia si verifica per il secondo anno consecutivo, - dovrebbe però essere più breve e in parte aumentare la possibilità di temperature diurne più fresche, riducendo il rischio di ondate di calore e incendi boschivi. Anche se l'aumento di zone umide può favorire la formazione di cicloni. L'allerta vige in alcune aree orientali, come il Queensland e il Nuovo Galles del Sud.


L'America teme un inverno più freddo

Secondo i meteorologi del Noaa, l'impatto maggiore della Niña su pioggia, neve e temperature nel Nord America tende a farsi sentire soprattutto durante l'inverno. Le stagioni invernali segnate dalla sua presenza tendono infatti a essere più secche e calde del normale nel Sud degli Usa e più fresche e umide nel Nord e in Canada. In particolare, nel Nord-ovest del Pacifico, alcune aree del Midwest e delle valli del Tennessee e dell'Ohio possono registrarsi più pioggia e neve rispetto a un inverno nella media. Ma la Niña può portare anche a una stagione degli uragani atlantici più estrema, così come già accaduto quest'anno. Ciò accade perché gli alisei sono più forti del solito e spingono più acqua calda verso l'Asia. Nel frattempo, al largo della costa occidentale delle Americhe, un aumento della "risalita" manda acqua fredda verso la superficie. Le acque fredde fanno sì che la corrente a getto si sposti verso Nord e poi si indebolisca sul Pacifico orientale.

Per quanto riguarda la neve, però, è più difficile fare previsioni. Anche se gli esperti indicano un possibile aumento delle nevicate nel Nord-ovest, sulle Montagne Rocciose settentrionali e nella regione dei Grandi Laghi del Midwest. Mentre ne potranno vedere meno alcune aree del Sud-ovest, delle pianure centro-meridionali e dell'Atlantico centrale.

Infine, la Niña in genere contribuisce maggiormente alla formazione degli uragani atlantici, ma meno nel Pacifico orientale e centrale (al contrario di El Niño). Come spiega il Noaa, gli uragani atlantici si formano dalle onde orientali dell'Africa, quindi è più probabile che diventino grandi uragani pronti a colpire Caraibi e Stati Uniti.
 

Il rischio siccità

Si teme però che la Niña possa rendere ancora più secco il clima in California, rendendo ancora più minacciosa la stagione degli incendi. Mentre il Sud degli Usa potrebbe assistere a una siccità prolungata, è probabile che il Nord, in particolare il Nord-ovest del Pacifico, subisca forti piogge e inondazioni.