La prima volta in cui ha scelto di prendere posizione se la ricorda bene. Era al mare, in Puglia, aveva dieci anni e un coltellino. Ma soprattutto non tollerava più di vedere quei polpi imprigionati in una rete attaccata a uno scoglio, rassegnati alla morte, in attesa di diventare la portata principale della cena.
Ha tagliato la corda, li ha liberati, guadagnandosi una ferita sulla mano e una strigliata. "Anche se i polpi non capivano che io ero dalla loro parte, per me era importante prendere posizione, perché quello che faceva male a loro faceva male a me".
Così inizia la storia di Diletta Bellotti la ribelle, 26 anni e una laurea in Diritti umani e migrazione internazionale, attivista contro le ingiustizie, tutte le ingiustizie. Una lotta, la sua, che da quando si è presa la scena con ''Pomodori rosso sangue'', la sua campagna contro le agromafie, Bellotti ha scelto di mostrare e condividere con il mondo intorno. In piazza e sui social, dove ha oltre 27mila follower e si è fatta megafono di chi ha meno visibilità di lei. E adesso con un libro che vuole arrivare al cuore e alla testa dei ragazzi delle scuole medie. Perché non è mai troppo presto per ispirare una rivoluzione.
"Non credo che la 'rivoluzione', intesa nei termini di Julia Kristeva come 'rivolta intima', si possa trasmettere diversamente se non con l'ispirazione", spiega Bellotti. Che ha scelto di parlare ai 12enni perché quella è l'età in cui tutto diventa politico. I suoi 12 anni li ha passati soprattutto su Netlog. "L'ultimo posto delle subculture in Italia, prima forse della morte di tutte e della creazione di una mappazza di cultura globalizzata - precisa -. Appartenevo a qualcosa e appartenere era tutto, era la cosa più importante".
Punti cardinali
Come lo è, in modi diversi, anche per chi oggi ha quell'età. Ma servono dei punti cardinali, serve una guida. "Questo è il momento in cui i ragazzi iniziano a sentire maggiormente il peso di certe cose, come lo status socio-economico o la sessualizzazione del corpo. Quindi ho pensato fosse un momento importante per iniziare a piantare dei semi, delle riflessioni sull'umiltà, sulla rabbia o sulla speranza".
Ecco come è nato The Rebel Toolkit, guida alla tua rivoluzione, uscito per DeAgostini il 12 ottobre. Una cassetta degli attrezzi che contiene tutto quello che serve - dalla passione alla paura, passando per l'emancipazione e la cura - per iniziare la lotta, anche se 12 anni sembrano pochi e il tema complicato. Per questo Bellotti lo ha voluto rendere accessibile.
"Ho estratto dieci strumenti della lotta dai compendi di teoria dei movimenti politici, di cui sono molto appassionata, e li ho semplificati per aiutare ragazze e ragazzi a essere liberi dal proprio contesto familiare e sociale, qualsiasi esso sia. E a usare quella libertà conquistata per liberare tutte le altre persone dai sistemi di oppressione".
La sua è una lotta che vuole distruggere il concetto di dominio. Degli uomini sulle donne, dei ricchi sui poveri, degli esseri umani sugli animali e sulla natura. È ecologista, femminista, anti-specista. È in prima linea, ci mette la faccia. L'ultima volta contro le decisioni (o meglio le non-decisioni, come direbbe lei) prese dai leader a Cop26 per salvare il Pianeta dal riscaldamento globale.
"Non si può elemosinare un cambiamento così radicale, una giustizia così profonda. Deve venire da noi, rimettendoci al centro della lotta. Perché noi non abbiamo il privilegio di fare cose sbagliate".
Bellotti non chiede però di abbracciare la sua visione del mondo. "Io non sono un movimento", ribadisce. Il libro vuole dare i mezzi perché ognuno combatta la propria battaglia. "È pensato in modo che ogni strumento 'parli' al lettore in maniera diversa. Magari ci sono momenti della vita in cui vogliamo prendere posizione e non ci riusciamo, altri in cui abbiamo paura e non sappiamo come gestirla".
Coltivare la rabbia
O rabbia, che non è un sentimento negativo, ma è fondamentale per la rivoluzione. "La rabbia va coltivata, va sfogata, va incanalata, non va assolutamente soppressa. La violenza dei nostri sistemi fa arrabbiare la gente, chi siamo noi per negare la rabbia a chi è stato tolto tutto?". In un vero ribelle, dalla rabbia può, e deve, nascere qualcosa di propositivo.
Ma chi è il ribelle? Lo spiega bene Bellotti nell'identikit che scrive sul suo libro. È chi non si conforma, chi va piano in un mondo veloce. Chi ripara un jeans bucato anziché buttarlo, chi usa la gentilezza mentre tutti si maltrattano. È chi non molla e combatte finché non vede la vittoria all'orizzonte, uno che non scende a compromessi. Ma soprattutto, aggiunge fuori dalle pagine scritte: "Il ribelle è chi mantiene le promesse della gioventù".