E adesso? Ora che le luci su Glasgow si sono spente, che faranno della loro delusione per gli accordi al ribasso e della loro voglia di svegliare la politica dal torpore gli attivisti dei Fridays For Future come Martina Comparelli? Da chi a 28 anni si definisce sul suo profilo social studente di cambiamenti climatici e salute, aspirante operatore umanitario, attivista di Fridays For Future, idealista e, con una citazione da Star Wars "feccia ribelle" la risposta è quasi scontata: "Continuiamo a incontrarci e a confrontarci con gli scienziati per informarci. E saremo di sicuro ancora in piazza".
"Cop26 è l'ennesimo fallimento, ma non smetteremo di lottare per il Pianeta"
Lo dice chiaro Martina: se ci si chiede cosa faranno ora, non si è capito ciò per cui lottano. "Ci battiamo proprio perché l'attenzione sulla crisi climatica non cali mai, perciò dopo un evento come la Cop26, che non ha cambiato nulla, come si può pensare che le nostre attività diminuiscano? Il nostro compito è proprio vigilare perché non si sottovaluti il disastro al quale andiamo incontro e se i politici vogliono dare l'idea di aver raggiunto dei risultati, noi continueremo a urlare le evidenze scientifiche che dicono l'opposto. E quindi non possiamo abbassare la guardia neanche un momento".
Persone che cambiano il mondo
Attivismo è un termine che definisce questa giovane donna in senso letterale e metaforico, figlia di un tempo che porta persone come lei ad alternare lavori di barista e commessa a Milano - perché a Pero dove vive gli impieghi sono pochi - agli studi in Sviluppo Internazionale ed Emergenze Umanitarie alla London School of Economics e la specializzazione in Cambiamento Climatico e Salute Umana. C'è il mondo, nel suo orizzonte e fa anche ricerca sui migranti climatici, perché in futuro vorrebbe continuare a lavorare nel campo della cooperazione o iniziare un dottorato. Sono i temi cari a Fridays For Future, come la giustizia climatica e sociale.
Per parlarle bisogna un po' inseguirla, ma si scusa: "non posso allontanarmi dal lavoro". La sua voce è titubante a tratti, timorosa com'è, nel suo ruolo di portavoce del movimento, di una sovraesposizione personale. Il movimento per lei ha senso perché "siamo tutti diversi e rappresentiamo proprio le diverse voci del mondo, che vanno ascoltate. La dimensione collettiva è fondamentale perché è un esempio del mondo che vogliamo creare". Lo dice Greta e lei lo rilancia: "I nostri leader siamo noi stessi, noi stessi siamo la speranza". Ma lei dà un viso alla voglia di lottare, la sua determinazione di giovane donna la mette al centro della scena, con qualche problema di comunicazione. Spiega perché e si intuisce che, se scrivesse, al posto delle "i" del maschile metterebbe volentieri un asterisco o uno schwa, per rendere più inclusivo il suo linguaggio. "Ci concentriamo sul cercare soluzioni e vogliamo farle conoscere nel modo più efficace possibile, troppo spesso ci accusano di parlare soltanto del problema. Dobbiamo lavorare tanto su quello che dicono di noi. Ci attribuiscono di continuo affermazioni che non abbiamo mai fatto, non ci interpellano per verificare. Spesso abbiamo l'impressione che si sottovaluti quel che diciamo proprio perché siamo giovani e perché molte di noi sono donne. Ma questo è un problema generale della nostra società".
Le donne, appunto. Nel movimento, anche a livello internazionale, sono le più esposte, si direbbe che sono "le leader" se non cozzasse con quel che ha appena detto. "Siamo in tante perché è un dato di fatto che la disuguaglianza climatica e sociale ha effetti ancor più gravi sulle donne. E sì, siamo le più esposte: dopo aver postato il video del mio intervento all'Open Summit di Green&Blue con Diletta Bellotti e Marica Di Pierri sono piovuti una serie di insulti e commenti sessisti. È triste, ma è anche contro queste cose che lottiamo, perché nel movimento ci sono tutti i generi e ci sono persone che hanno le origini più diverse. Non ci sono gerarchie, non c'è discriminazione. Anche di questo vogliamo parlare: se hai la consapevolezza di essere un privilegiato non devi sentirti escluso dalla nostra lotta, purché usi il tuo privilegio per creare giustizia e uguaglianza".
È l'attivista aperta al dialogo che parla ora, pare diversa dalla manifestante che ha bollato Cop26 "un flop" e denunciato la mediazione politica un "bla bla bla". "No - osserva Comparelli - non c'è contraddizione, perché la crisi climatica è una crisi complessa, ha un carattere molto politico, ma ha una base scientifica prioritaria, inconfutabile. Abbiamo i minuti contati, non lo diciamo noi, lo ripetono gli scienziati, è un'emergenza planetaria e non c'è spazio per i compromessi, bisogna agire ora, subito. Per questo non finisce qui, per questo continuiamo a lavorare a livello nazionale e locale. Saremo sempre di più, saremo massa critica capace di fare pressione sulla politica in maniera sempre più efficace. Senza compromessi".
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