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Biodiversità

La naturalista italiana che ascolta il canto degli ultimi lemuri in Madagascar

Clarissa Puccioni, (27 anni) fotografata con un lemure confiscato al traffico illegale: "Ma attenzione - spiega - va ricordato che il contatto con gli animali selvatici non va incoraggiato"
Clarissa Puccioni, (27 anni) fotografata con un lemure confiscato al traffico illegale: "Ma attenzione - spiega - va ricordato che il contatto con gli animali selvatici non va incoraggiato"
 
Clarissa Puccioni di Friend of the Earth in Africa, con i ricercatori di Etologia e Bioacustica dell'Università di Torino, per studiare e salvare gli "indri indri", primati col senso del ritmo, a rischio estinzione
2 minuti di lettura

Il sogno di Clarissa Puccioni è che continuino a cantare. Spera davvero di poterli aiutare affinché lassù, sulle chiome degli alberi, gli "indri indri" riescano a tenere il ritmo ancora a lungo anziché scomparire per sempre. È questa la missione della naturalista che ascolta i canti dei primati: aiutare a raccogliere le "canzoni" dei lemuri più grandi del Madagascar e ottenere informazioni per poterli proteggere. 
 

L'italiana Clarissa Puccioni, 27 anni, è consulente scientifica di Friend of the Earth, progetto del World Sustainability Organization (WSO), e a maggio partirà per il Madagascar. Nell'isola africana, dove ha già vissuto a lungo studiando altre specie, questa volta si occuperà di un progetto che vede coinvolte la U Onlus torinese e alcuni ricercatori di Etologia e Bioacustica dell'Università di Torino. 
 

Lì, insieme a gruppi di ricercatori e esperti locali, da diversi anni gli scienziati dell'ateneo piemontese portano avanti programmi di conservazione di questa specie di lemuri, gli unici "cantanti" al mondo. Gli "indri indri" sono i lemuri più grandi della Terra che, a causa di deforestazione, caccia per pellicce e carne e una generale perdita di habitat, così come gli impatti della crisi climatica, oggi sono a rischio critico di estinzione. 

Si stima che in tutto il Madagascar , unico areale in cui vivono, ne restino soltanto fra i 1000 e i 5000 esemplari. La loro particolarità, oltre a una capacità unica di tenere e riconoscere il ritmo, è il canto: lo usano per comunicare in tantissime situazioni, per riconoscere i vari gruppi o per motivi legati alla riproduzione. 
 

Senza politiche di conservazione per poterli aiutare, gli esperti stimano però che questi lemuri endemici e i loro canti possano svanire: "Per questo li andremo ad ascoltare e registrare - racconta Puccioni entusiasta - con l'obiettivo di ottenere più vocalizzi possibile e dar vita a database utili per riconoscerli, comprendere le loro abitudini e aiutarli". Il progetto, insieme ad altri incentrati sulle comunità locali che includono programmi di riforestazione, borse di studio a giovani provenienti da famiglie in difficoltà, formazione di guide locali e sostegno a donne impegnate nella raccolta dei semi, si svolgerà all'interno dell'Area naturale protetta di Maromizaha.

"In questa riserva piazzeremo dei registratori Wildlife Acoustics e Audiomoth a una determinata altezza degli alberi per un monitoraggio acustico passivo. In questo modo registreremo i vari canti che si possono udire anche a due chilometri di distanza e differiscono fra i vari individui. Dal suono possiamo capire sesso, parentele, abitudini alimentari, zone e varie altre informazioni che saranno utili per migliorare le politiche di conservazione di questo primate".
 

A Maromizaha, "in teoria all'interno dell'area sono protetti, ma al confine tagliano gli alberi per legname e carbone. A volte ci sono anche incursioni per la caccia - racconta Puccioni - perché questi animali non sono considerati fady, termine che in Madagascar si usa per indicare in genere quelle specie che culturalmente non vanno cacciate. Purtroppo però questa specie non è ormai più vista come fady e così è diventata preda per la sua carne". 

Come se non bastasse, a minacciare gli straordinari vocalizzi dei lemuri c'è anche il problema della crisi climatica. "Il Madagascar è stato riconosciuto come il Paese al mondo dove gli impatti della crisi sono più evidenti. Io stessa nei mesi passati ho sperimentato le ondate di calore e i cicloni come quelli che hanno devastato case e natura", spiega la naturalista.
 

Per fermare azioni che non fanno che accelerare la crisi, come la deforestazione, Puccioni si dice quindi convinta che sia necessaria anche in Madagascar "più educazione ambientale, motivo per cui parleremo del Maromizaha Conservation Project (avviato grazie alla collaborazione tra World Sustainability Organization, Friend of the Earth, U ONLUS, Università di Torino e GERP, Groupe d’Etude et de Recherche sur les Primates) con i bambini delle scuole, coinvolgendoli. Va aumentata la consapevolezza sulle azioni di conservazione e la difesa delle foreste: solo così, aiutandoli anziché osteggiarli, nei cieli e fra le chiome del Madagascar gli indri indri continueranno a cantare".