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Clima

Antartide, il ghiaccio marino è al suo minimo per la seconda volta in 5 anni

Antartide, il ghiaccio marino è al suo minimo per la seconda volta in 5 anni
Siamo al secondo record negativo in soli 5 anni, rilevato nell'estate australe. A contribuire allo scioglimento l'aumento delle temperature e complessi fenomeni dinamici e termodinamici
2 minuti di lettura

Un altro record negativo colpisce i ghiacci. Nell'estate australe di quest'anno, infatti, il ghiaccio marino in Antartide ha raggiunto il suo minimo ed è già la seconda volta negli ultimi 5 anni. Un'anomalia simile era stata infatti rilevata anche nel 2017. Ma il minimo odierno è in assoluto il più marcato degli ultimi 43 anni, da quando è iniziato il monitoraggio satellitare.


L'estensione del ghiaccio marino antartico scende per la prima volta in assoluto al di sotto dei 2 milioni di chilometri quadrati. La misura è del 25 febbraio 2022, nel nostro inverno e durante l'estate dell'emisfero australe. Comprendere le cause del fenomeno è complicato, ma i ricercatori, affiliati all'università cinese Sun Yat-sen University, ci stanno provando. I risultati sono appena stati pubblicati sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences.

Ghiacci antartici: in calo o in aumento?

Bisogna distinguere fra i ghiacci continentali o terrestri e quelli marini. Il trend osservato in Antartide è il seguente: mentre i ghiacci terrestri stanno perdendo terreno a ritmo accelerato, quelli marini sono in lieve aumento, nonostante le temperature dell'oceano meridionale siano in salita. In particolare, a partire dagli anni '70 gli scienziati hanno rilevato un leggera crescita, pari all'1% per ogni decennio, della quantità di ghiacci marini antartici. Non deve sorprenderci: questi ghiacci rappresentano un sistema piuttosto complesso, regolato da numerosi fattori climatici e ambientali che sono ancora oggetto di studio e discussione - dal buco dell'ozono a cambiamenti della circolazione oceanica. Per questo la crescita rilevata negli ultimi 40 anni non risulta in contrasto o incompatibile con l'aumento delle temperature oceaniche. Le osservazioni satellitari, iniziate nel 1979, hanno permesso di studiare questo trend e hanno consentito anche il rilievo odierno.

Ghiacci, meno 30%

Nonostante i ghiacci antartici marini siano in lieve aumento, è già la seconda volta che registriamo un minimo della loro estensione. Le informazioni provengono dal monitoraggio giornaliero e settimanale svolto dal 1979 al 2022 dal centro statunitense del National Snow and Ice Data Center, sostenuto dalla Nasa. I dati segnalano che il 25 febbraio 2022 misuravano 1,9 milioni di chilometri quadrati, ben 170mila km quadrati al di sotto della stima del 2017. Il calo ha riguardato soprattutto il mare di Bellingshausen e il mare di Amundsen - i cui nomi sono dedicati agli esploratori - a largo della costa occidentale della penisola antartica. Ciò che colpisce è che l'estensione dei ghiacci è risultata del 30% più bassa rispetto a quella media misurata durante 3 decenni, dal 1981 al 2010.

Un sistema complesso

Comprendere le cause della variabilità dei ghiacci marini antartici e del fenomeno odierno è un'operazione complessa, come spiegano gli autori, chiarendo che ancora non c'è accordo scientifico e c'è molto da studiare. Il nuovo record però fornisce una nuova occasione di dibattito. All'origine delle anomalie ci sono complessi processi dinamici e termodinamici che in primavera sono alla base del movimento dei ghiacci e del trasporto di calore nelle zone citate e in prossimità del polo.


Ma entra in gioco anche l'"albedo", un parametro che individua la frazione di radiazione solare riflessa da una superficie - tanto più il materiale è bianco e tanto maggiore sarà la sua capacità di riflettere. Dato che il ghiaccio si va sciogliendo la superficie bianca diminuisce e il calore viene assorbito di più, con la conseguenza di un aumento dello scioglimento dei ghiacci, generando un circolo vizioso.


Gli autori hanno notato che il record negativo si è verificato insieme a 2 fenomeni oceanici e atmosferici noti come La Niña e l'"oscillazione antartica". Questi effetti sono alla base dei forti cambiamenti delle condizioni atmosferiche in questa regione, in particolare nell'Oceano Pacifico meridionale al largo della costa occidentale dell'Antartide. Qui si rileva la maggiore variabilità, sempre in termini atmosferici, di tutto l'emisfero meridionale.