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L'inchiesta

Un "piano Marshall dell'acqua". In Campania la rete idrica diventa digitale

Il progetto di Gori spa si è aggiudicato 50 milioni di fondi europei: il sistema Sarnese-Vesuviano sarà dotato di migliaia di sensori per ridurre la dispersione e sostituire le condotte in molti casi vetuste. E scoprire gli allacci abusivi
2 minuti di lettura

Nell'area del distretto Sarnese-Vesuviano un litro di acqua su due che scorre negli acquedotti va perso. In particolare, tra i 76 comuni serviti da Gori Spa, ce ne sono 11 in cui se ne vanno due su tre. Sono i dati diffusi dalla stessa azienda che gestisce il servizio idrico nelle provincie di Napoli e Salerno. E che per risolvere, almeno in parte, la situazione, ha avviato quello che ha definito un "piano Marshall delle acque", il cui fulcro è avere una rete intelligente, sfruttando la tecnologia digitale fatta di sensori a terra e rilevazioni da satellite. Un digital twin del sistema, che ascolta se stesso e allerta dove ci sono perdite, per consentire la sostituzione di condotte o individuare gli allacci abusivi.

La mappa smart in sala controllo

Il progetto presentato da Gori Spa è risultato primo classificato nella graduatoria di ammissione al finanziamento stilata dal Ministero delle infrastrutture per distribuire i fondi europei del React Eu. Prevede di ridurre del 50% le perdite idriche: "Siamo partiti con i due lotti di 22 comuni più critici per ridurre le dispersioni - spiega Vittorio Cuciniello, amministratore delegato di Gori spa - divideremo la rete in porzioni piccole e applicheremo strumenti di misura, circa 4.500 sensori di portata e pressione per identificare in maniera puntuale i tratti affetti da perdite e sostituirli.

La perdita di pressione in un punto della rete, tipicamente, è causata da una perdita. Il principale obiettivo sono quelle occulte, sotterranee. Il sistema avvisa dove c'è una anomalia anche se non visibile in superficie: "Il monitoraggio è H24, da una sala di controllo che riceverà eventuali allarmi in tempo reale su una mappa dai punti in cui ci sono livelli anomali di pressione, per esempio. Immaginiamo anche di capire dove ci sono prelievi fraudolenti. Perché avendo la la misura puntuale di quello che immettiamo e di quello che leggiamo, con porzioni più piccole di territorio è più facile individuare le zone affette dalle perdite cosiddette amministrative". Un aiuto arriva anche dai satelliti, che hanno la capacità di vedere dall'alto le perdite di acqua.

Il progetto è finanziato con 50 milioni per i primi 22 comuni più critici, la conclusione è prevista entro settembre 2023 per recuperare 47 milioni di metri cubi che ora vanno dispersi, su un totale di poco meno di 100 milioni, grazie alla digitalizzazione di 2.200 chilometri di condotte. E passare dall'attuale 49% di dispersione al 34% sull'intero territorio gestito da Gori (la media in Italia è oltre il 40% di acqua perduta). Mentre dal Pnrr potrebbero presto arrivare altri fondi per tutto il resto della rete.

Vecchi tubi e acque rubate

Il territorio sconta due debolezze importanti: condotte vecchie, che sono un colabrodo, risultato, secondo Cuciniello, di mancati investimenti nel corso dei decenni per non pesare sulle bollette, con "un'età media attorno ai 50 anni. Ma negli ultimi anni con l'Arera (l'autorità di regolazione per energia reti e ambiente ndr) si è assistito a un cambio di passo". Questi fondi sono invece "extra bolletta". Poi ci sono le cosiddette "perdite amministrative o apparenti" nel caso di consumi che non sono stati fatturati (ad esempio per errori di misura dei contatori o per prelievi non autorizzati): "Nel nostro caso, la perdita infrastrutturale è quella più importante - riprende l'Ad di Gori - su un 49% di perdite, solo un 10-12% è imputabile alla parte amministrativa. Il resto alle perdite del sistema, che sconta la sua vetustà".

Individuare le perdite su 5.000 chilometri di acquedotti non è facile, e nemmeno trovare chi si allaccia abusivamente. Soprattutto in quei comuni dove ci sono situazioni sociali difficili, anche a causa del controllo della criminalità organizzata: "Esistono aree con insediamenti particolari su cui pesano anche difficoltà del presidio, in alcune realtà di case popolari della ricostruzione post terremoto occupate abusivamente, si assiste a una diffusa illegalità anche nell'utilizzo illegittimo dell'acqua. Difficile da monitorare perché molto spesso si tratta di occupanti abusivi e c'è una difficoltà di accesso da parte dei Comuni per i controlli".