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Il caso

Nord Stream, la nuvola di metano verso l'Italia. "Si sposta da Norvegia e Svezia, ma non c'è pericolo"

Gli esperti stimano la perdita del gasdotto nel Mar Baltico come probabilmente la più estesa di metano. Ma lo spostamento verso il nostro Paese non rappresenta un pericolo per la salute perché ormai la concentrazione di gas è diluita
3 minuti di lettura

(L'articolo è stato aggiornato il 30 settembre alle ore 18.30)
 

La nube di metano provocata dalla fuga di gas dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 del 27 settembre si sposta verso l'Italia, arrivando dalla Scandinavia. L'ultima stima della quantità di metano nel Mar Maltico è di circa 80mila tonnellate. Ma non c'è nessun pericolo né di inquinamento né per la salute dei cittadini, rassicurano gli esperti, dato che la nube si è molto diluita in atmosfera ed essendo il metano un gas climalterante (che incide sul riscaldamento globale), non inquinante. Lo spiega Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma-Cnr, sui dati del rapporto dell'Istituto Norvegese per la ricerca sull'aria (Nilu), in base ai quali la nube si è divisa in 2 parti.


Il nostro Paese sarà toccato solo dalla 'coda' di questo 'ammasso' di metano, creatosi in conseguenza della fuoriuscita di almeno 80mila tonnellate di gas. Non c'è comunque nessun pericolo né di inquinamento né per la salute dei cittadini, dato che la nube nei suoi spostamenti si è molto diluita in atmosfera ed essendo il metano un gas climalterante, che incide sul riscaldamento globale e quindi anche sulla formazione di eventi estremi come le bombe d'acqua e forti piogge ma non inquinante. Lo spiega Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma-Cnr, in base ai dati del rapporto dell'Istituto Norvegese per la ricerca sull'aria (Nilu), secondo cui la nube si è divisa in due parti.

Una, in particolare, "si è diretta verso la Norvegia, raggiungendo in particolare le isole Svalbard, un'altra parte verso il Nord dell'Inghilterra, la Bretagna e Parigi. Le correnti in quota dovrebbero dirigere la coda della nube verso la nostra penisola". Nessun allarmismo, comunque, perché le 80mila tonnellate di metano fuoriuscite dai gasdotti si sono molto diluite in atmosfera. Resta comunque una quantità elevata che, in base all'ultimo aggiornamento del rapporto del Nilu, che si è avvalso anche delle misure delle stazioni di monitoraggio dell'Icos (Sistema Integrato di Osservazione del Carbonio), corrisponde a più di 4 volte quelle dell'industria del gas e del petrolio norvegese, pari a 17mila tonnellate all'anno.

"Gli italiani non avvertiranno, peraltro come tutti i Paesi su cui si è spostata la nube, neanche l'odore del metano - sottolinea Gozzini - anche perché il gas viaggia ad alta quota".

L'impatto sul cambiamento climatico

A Gozzini fa eco Valerio Paolini, ricercatore dell'Istituto di Inquinamento atmosferico del Cnr. "Il metano - spiega - non ha un impatto sulla salute e non ha una tossicità intrinseca". Ma se per inquinamento e salute non c'è pericolo per gli abitanti, osserva Paolini, diverso è l'aspetto climatico, dato che questo gas,  a differenza ad esempio delle polveri sottili e degli ossidi di zolfo, non è inquinante ma climalterante. "Un grammo di metano - rileva - incide di 25-30 volte in più della stessa quantità di anidride carbonica sul riscaldamento terrestre. Le 80mila tonnellate emesse a seguito della fuga di gas dai Nord Stream potranno contribuire anche ad aumentare la frequenza di eventi estremi come piogge, nubifragi e bombe d'acqua".


Secondo Stephen Matthew Platt, scienziato del clima presso l'istituto norvegese di ricerca sull'aria Nilu, "le emissioni corrispondono al doppio delle emissioni annuali di metano dell'industria petrolifera e del gas in Norvegia. Sono livelli record, mai visto niente di simile prima in Norvegia e Svezia". Il 96% del gas nel Nord Stream 1 e 2 era metano.
 

In attesa dei primi sopralluoghi e delle riparazioni delle quattro perdite, gli esperti tracciano le prime stime dell'impatto sul clima. Senza mezzi termini, la fuoriuscita di metano dovuta dalle perdite e il possibile sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 sarà probabilmente una delle più grandi mai registrate e gli esperti temono possibili conseguenze "catastrofiche" per l'emergenza climatica.
 

Mentre gli svedesi annunciano una probabile quarta perdita, arrivando a due fuoriuscite in acque danesi e due in acque svedesi, in attesa di comprendere nel dettaglio l'entità dei danni diversi Paesi stanno provando a tracciare le prime stime dell'impatto ambientale. Kristoffer Böttzauw, direttore dell'Agenzia danese per l'energia, indica che le perdite equivarrebbero a circa 14 milioni di tonnellate di CO2, circa il 32% delle emissioni annuali della Danimarca (nel 2020 sono state di circa 45 milioni di tonnellate di CO2).

Per Christophe Duwig, professore di ingegneria chimica presso il Royal Institute of Technology, le fuoriuscite di metano potrebbero invece essere molte di più ed equivalere a circa il 66% delle emissioni annuali totali della Danimarca o il 40% di quelle della Svezia.
 

Altre previsioni sostengono che il gasdotto che rifornisce di gas l'Europa dalla Russia ha rilasciato fino a cinque volte più gas rispetto a quello che finora era noto come il più grande rilascio di metano avvenuto, il disastro californiano dell'Aliso Canyon negli Stati Uniti. Ricordando che in un arco di tempo di 20 anni il metano che raggiunge l'atmosfera è oltre 80 volte più potente della CO2 in termini di riscaldamento globale, diversi esperti del settore energetico ed ambientale si sono dunque sbilanciati a parlare di un evento "catastrofico per il clima".

Metano, il gas naturale che scalda l'atmosfera

Al momento difficilmente si parla di interventi di riparazione che verranno effettuati prima della data del 2 ottobre e diversi Paesi, dalla Norvegia alla Danimarca alla Finlandia, stanno aumentando le misure di sorveglianza e protezione dei tratti di gasdotto e delle varie infrastrutture.
 

Studiosi come Paul Balcombe, della facoltà di ingegneria del dipartimento di ingegneria chimica dell'Imperial College di Londra, nel frattempo ricordano come il gorgogliare di metano sulla superficie dell'oceano, laddove si sono verificate esplosioni e perdite, sia una indicazione di "un forte flusso verso l'alto" del gas.
 

Come quantità la Federal Environment Agency (FEA) tedesca per ora indica possibili perdite per circa 300mila tonnellate di metano, un volume che avrebbe all'incirca lo stesso impatto climatico su un periodo di 20 anni delle emissioni annuali di circa 5,48 milioni di automobili statunitensi.
 

In generale però, sia gli esperti internazionali sia i governi che stanno seguendo da vicino la vicenda, concordano che è ancora complesso stabilire la quantità di metano - la cui gran parte è stata assorbita o evaporata - che potrebbe aver raggiunto l'atmosfera causando ulteriori danni, contribuendo all'emergenza climatica che stiamo vivendo. Nuove stime saranno effettuate quando inizieranno le operazioni di riparazione del gasdotto.