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Il report

Iea: con la crisi energetica picco delle emissioni globali di CO2 nel 2025

Iea: con la crisi energetica picco delle emissioni globali di CO2 nel 2025
(ansa)
Secondo il nuovo World Energy Outlook dell'Agenzia internazionale dell'energia la domanda di gas, carbone e petrolio sta per raggiungere il plateau dimostrando l'importanza di affidarci per il futuro all'energia pulita
3 minuti di lettura

Dalla crisi una grande opportunità: dare vita a una svolta storica nell'approvvigionamento energetico del mondo, non più fossile ma derivante da energie pulite. L'Agenzia Internazionale dell'energia (IEA) ha pubblicato oggi l'atteso rapporto World Energy Outlook 2022. Il report sostiene che a causa della situazione geopolitica internazionale, e in particolare agli effetti dell'invasione Russia in Ucraina, la domanda di combustibili fossili sta raggiungendo il suo picco mentre le emissioni legate all'energia lo toccheranno nel 2025.


Per la prima volta dunque la domanda globale di ciascuno dei combustibili fossili più utilizzati, come petrolio, gas e carbone, mostra un picco o un plateau in tutti gli scenari descritti nel rapporto, dimostrando come i combustibili fossili hanno contribuito all'aumento dell'inflazione e dell'insicurezza alimentare nel mondo.

Questa domanda così forte mette in luce però anche l'altro lato della medaglia: la possibilità e la necessità di basare le economie globali sulle energie pulite. Gli investimenti nelle fonti rinnovabili possono permettere, secondo l'IEA, di contrastare l'impatto della crisi in corso ed eolico e solare sono l'arma necessaria per uscire dal pantano, a patto che però aumenti notevolmente il volume delle rinnovabili stesse.
 
Il rapporto afferma infatti che nella maggior parte delle regioni quote più elevate di energie rinnovabili portano a prezzi più bassi e per realizzare lo scenario Net Zero entro il 2050, gli investimenti in energia pulita dovranno più che triplicare, passando dagli attuali 1.300 miliardi di dollari a circa 4.000 miliardi di dollari entro il 2030.

Quanto si sta configurando, secondo l'agenzia, è che il ritorno (e picco) dei combustibili fossili sia una misura temporanea alle ripercussioni della guerra, misura che sta contemporaneamente innescando una risposta concreta e duratura basata sulle energie a basse emissioni.

Questa crisi energetica sta infatti "producendo uno shock di ampiezza e complessità senza precedenti" rendendo i mercati vulnerabili e mostrando tutta la fragilità dell'attuale sistema del gas, del carbone e anche dei prodotti petroliferi. Grazie alle rinnovabili però si è potuto "contenere e abbassare i prezzi dell'elettricità", così come la maggiore efficienza energetica nelle case ha permesso di contenere costi esorbitanti: a pagare il prezzo più alto della crisi energetica - ricorda comunque la IEA - restano comunque i più poveri e vulnerabili.

Il report sottolinea inoltre come il gas oggi non sia più considerabile un combustibile di transizione: per l'agenzia infatti  l'era della rapida crescita della domanda di gas naturale finirà presto proprio grazie a una più rapida diffusione delle pompe di calore e di altre misure di efficienza di energie pulite.
 
Prima di questo declino però, pagheremo conseguenze chiare: "Per i consumatori di gas il prossimo inverno nell'emisfero settentrionale promette di essere un momento pericoloso e un periodo di prova per la solidarietà dell'Ue, e l'inverno 2023-24 potrebbe essere ancora più duro. Ma a lungo termine, uno degli effetti delle recenti azioni della Russia è che l'era della rapida crescita della domanda di gas volge al termine" si legge nel report.

In generale la domanda di combustibili fossili è destinata a diminuire tra il 2025 e il 2050: oltre a un iniziale calo del carbone si assisterà poi a quello del petrolio anche grazie alla diffusione delle auto elettriche.
 
Nel brevissimo termine però la stessa IEA riconosce che la carenza di produzione di combustibili fossili russi, per esempio, dovrà essere sostituita da produzione che avviene altrove ma solo con progetti e impianti già esistenti (e dunque non nuovi). Inoltre è necessario evitare le dispersioni e catturare una parte dei 260 miliardi di metri cubi di gas che vengono sprecati ogni anno attraverso il flaring e le perdite di metano. In tal senso, guardando a quello che già c'è e non a quello che si potrebbe realizzare, l'agenzia sostiene chiaramente che "le autorizzazioni di nuovi giacimenti di petrolio e gas convenzionali concesse oggi non contribuirebbero a soddisfare queste esigenze immediate".
 
"I mercati e le politiche dell'energia sono cambiati a seguito dell'invasione russa in Ucraina, non solo per il momento, ma per i decenni a venire"  ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea. "Anche con le impostazioni politiche odierne, il mondo dell'energia sta cambiando radicalmente davanti ai nostri occhi. Le risposte dei governi in tutto il mondo promettono di fare di questo un punto di svolta storico e definitivo verso un sistema energetico più pulito, più conveniente e più sicuro" aggiunge.

Per Laurence Tubiana, CEO dell'European Climate Foundation e considerata l'architetto degli Accordi di Parigi, quella del gas "è una strada senza uscita. Prezzi alti, volatilità, dipendenza geopolitica: è pericoloso e insostenibile. Dobbiamo accelerare la transizione attraverso le rinnovabili" ha detto in vista della Cop27 in Egitto.

Secondo Michele Governatori, responsabile elettricità e gas di ECCO, il think tank italiano per il clima, "l'Agenzia Internazionale per l'Energia ha registrato il raggiungimento di un massimo dei consumi di energie fossili che attendevamo da tempo. Questo è in parte effetto della crisi del gas, ma soprattutto della spinta mondiale ormai inarrestabile verso le energie compatibili con il clima. L'emergenza di questa fase è un motivo in più, non in meno, perché le politiche siano coerenti con questa transizione".