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Il caso

"Con il fotovoltaico sul tetto non dipendo più dalla rete elettrica"

"Con il fotovoltaico sul tetto non dipendo più dalla rete elettrica"
Il divulgatore scientifico Luca Lombroso racconta passo per passo come ha fatto a diventare autosufficiente nella produzione di energia. "La legge lo consente, bisogna dedicarci un po' di tempo"
4 minuti di lettura

Una decina di giorni fa ha annunciato con un tweet: "È una grande soddisfazione diventare autosufficiente e anche volendo indipendente dalla rete". In un momento di crisi energetica e di bollette con rincari preoccupanti, quanto realizzato da Luca Lombroso sembra l'Eldorado. Il meteorologo ha infatti dotato il suo impianto fotovoltaico sul tetto condominiale di un sistema di accumulo e di un inverter ibrido: in pratica, produce l'energia elettrica di cui ha bisogno. Il tutto in maniera legale e realizzabile quasi da chiunque. Il quasi è necessario, perché Lombroso intanto non è un cittadino qualsiasi, ma un esperto di tematiche ambientali (ha appena pubblicato un nuovo libro, Attenti al meteo. Tornado, alluvioni, grandine e saette per Edizioni Artestampa). E poi dalla sua ha avuto alcune circostanze favorevoli.
 

Sono stati i rincari dell'energia a spronarla a migliorare ancora il suo impianto fotovoltaico?
"No, è soprattutto una questione etica. Mi occupo da anni di queste tematiche, e per parte mia c'è la sensibilità e consapevolezza che la produzione di energia pulita va affrontata al di là del rincaro dei prezzi contingente e della convenienza delle rinnovabili".
 

Ci spieghi passo per passo come ha assemblato il suo impianto autosufficiente. Dove ha messo il pannello fotovoltaico?
"Sul tetto condominiale. Ho la fortuna di abitare in un piccolo condominio a Campo Galliano in provincia di Modena. Non è secondario che si tratti di un edificio che ospita pochi appartamenti, perché quando ho comunicato che volevo installare il pannello, gli altri inquilini erano un po' scettici, ma non mi hanno ostacolato. Alcuni hanno chiesto: 'ma se poi lo voglio fare io, c’è posto?', oppure: 'ma proprio sopra al mio appartamento?'. Ma alla fine ci siamo accordati, anche perché abbiamo verificato col geometra che ci sarebbe spazio per tutti".

Dice "quando ho comunicato" e non "chiesto", perché?
"Esiste una legge del 2014  e una sentenza della Cassazione (la 11707 del 7 ottobre 2014, secondo le disposizioni dell'articolo 1122-bis del Codice civile, introdotto dalla riforma del condominio legge 220/2012)  che stabiliscono che nessuno, se si vuole realizzare un impianto di autoconsumo, può impedirlo. L'assemblea condiminiale può solo stabilire le modalità, ma non può opporsi".
 

Dopo la comunicazione al condominio qual è stato l'iter burocratico?
"La burocrazia è piuttosto complessa, una semplificazione sarebbe necessaria e auspicabile, comunque l’installatore e il progettista hanno provveduto a sbrigare la pratica presso il fornitore di energia e il GSE, “gestore dei servizi elettrici” ed eventualmente, ma da me non è stato necessario, presso il comune di residenza".
 

Che caratteristiche tecniche ha il suo impianto?
"Avevo già un impianto da 3Kw con 16 pannelli di circa 25 m2, ma non avevo un sistema di accumulo. Adesso ho aggiunto un inverter ibrido, che ho sistemato in un solaio sottotetto, sopra il mio appartamento. Fin dall'inizio avevo messo anche un dispositivo di monitoraggio dei consumi fatto da una start up modenese, ora ne ho uno nuovo. L'impianto fatto ad accumulo con l'inverter ibrido ha la possibilità, che pochi conoscono e che va richiesta quando lo si acquista agli installatori, di andare "a isola" grazie all'attivazione dell'EPS, l'energy power sistem: nel momento in cui c'è un black out di rete, il mio impianto può continuare a funzionare senza immettere energia nella rete condivisa".
 

Cosa le assicura in termini di produzione e consumi?
"Poiché in famiglia siamo solo due, non consumiamo molta elettricità. Però usiamo quanto serve lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, abbiamo un frigorifero, pompe di calore e tutte le lampadine sono a led. Con il vecchio sistema di monitoraggio ho calcolato che dal 2015 al 2021 ho prodotto in media 3700kw ora all'anno, che sono più della stime che avevo fatto. Con il nuovo impianto ora ottengo di ridurre i prelievi della rete: da un punto di vista teorico nei mesi di maggiore insolazione dovrei avere assorbimento zero o quasi dal gestore da marzo a settembre. Per ora ho i dati di ottobre, che visto questo clima così inusuale sta andando molto bene in termini di autoproduzione di energia e anche di consumi minori. Da metà novembre a metà febbraio valuto che potrei dipendere dall'energia della rete solo per il 40%, in pratica acquisterei dal gestore in un anno soltanto 500kwh".

È stato difficile reperire l'impianto e farlo installare?
"Abitare in un piccolo comune ha molto vantaggi, tra questi il fatto di potersi affidare a un'azienda con la quale, di fatto, ho collaborato sia per le ordinazioni, sia per studiare quale fosse il sistema migliore e poi come funzionava. Ho ordinato l'impianto a maggio ed è arrivato a settembre".


Quanto ha speso?
"Circa 8mila euro. Il primo impianto senza accumulo ha goduto di una detrazione fiscale del 50%. Ho speso circa 200 euro di scambio sul posto e l'ultimo upgrade mi è costato 8mila euro, ma anche qui con la detrazione del 50%. Probabilmente chi lo fa ex novo può spendere un po' meno".

E quanto ha risparmiato?
"Le bollette sono molto ribassate ma non azzerate. Dire quanto ho risparmiato in questi anni è complicato, senz'altro il primo impianto l'ho già ammortizzato. Però, ripeto, non c'è soltanto una scelta dettata dalla logica del risparmio: nel mio caso se avessi dovuto scegliere tra comprare una moto o una macchina e l'impianto ho scelto questo, anche con l'intento di azzerare la mia impronta ecologica rispetto al consumo di elettricità. Di certo quando passerò a una tariffa prosumer arriverò a bollette di poche decine di euro".
 

Dal punto di vista burocratico è tutto risolto?
"L'avviamento dell'impianto è stato comunicato con autocertificazione a GSE ed ENEL, che possono darla per accettata oppure venire a controllare".
 

Cosa consiglierebbe a chi volesse seguire il suo esempio?
"Prima di tutto di informarsi su ciò che meglio si adatta alla propria casa e al proprio appartamento. Giusto per dare un'idea, da me far arrivare giù il cavo è stato semplice, perché l'appartamento è sottotetto, mentre il mio amico e vicino ha avuto qualche problema in più. Poi, noi non siamo in un centro storico, per cui non c'è stato bisogno di chiedere altre autorizzazioni. Ancora, nella prima fase, anche se la legge lo consente, si deve un po' discutere e sgomitare, più grosso il condominio più questo potrebbe essere un problema, perché la norma non indica come distribuire gli spazi. Bisogna dedicarci tempo, confrontarsi con esperti e con altre persone che lo hanno già fatto o pensano di farlo, in questo 'la mente collettiva' aiuta molto. Altro aspetto fondamentale è avere ben chiaro quali sono i motivi per questa scelta. Ripeto, si tratta di una scelta economica, perché bisogna prevedere che il costo dell'energia subisce fluttuazioni notevoli e perché l'energia non sempre è disponibile, ma è soprattutto una scelta etica e di resilienza".