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L'intervista

L'Inviato italiano per il clima: "Accordo difficile, testo attuale da riscrivere"

L'Inviato italiano per il clima: "Accordo difficile, testo attuale da riscrivere"
C'è uno stallo nelle trattative, ancora discussioni sul fondo finanziario per sostenere i Paesi più vulnerabili. "Nonostante le difficoltà questi vertici sono fondamentali per trovare un consenso tra tutte le parti"
3 minuti di lettura

SHARM EL-SHEIKH. "Abbiamo grandi difficoltà, il testo attuale è da riscrivere", l'Inviato speciale per il clima Alessandro Modiano, a dispetto della lunga carriera diplomatica (tra gli ultimi incarichi è stato vice ambasciatore in Egitto) non usa giri di parole per definire lo stallo delle trattative a Cop27. Modiano fu nominato lo scorso gennaio dopo un lungo braccio di ferro tra gli allora ministri Di Maio (Esteri) e Cingolani (Transizione ecologica). A giorni si saprà se il suo mandato sarà riconfermato o meno dal nuovo governo (ci sono trenta giorni di tempo dal giuramento dell'esecutivo). Nel frattempo l'Inviato speciale per il clima guida la delegazione italiana a Sharm el Sheikh.


Ambasciatore Modiano, questa mattina la presidenza egiziana di Cop27 ha presentato una nuova bozza di documento finale. Quali sono le difficoltà?
"Sui grandi temi la distanza è ancora grande. Sono appena tornato dalla discussione sulla cover decision, il testo che dovrebbe riassumere l'accordo politico, ma il testo che hanno proposto gli egiziani non va bene. A cominciare dal linguaggio che è troppo divisivo, insistendo sulla distinzione tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati e attribuendo a questi ultimi tutta una serie di fallimenti. Gli egiziani sanno benissimo che un testo così non può essere accettato e che si perderà altro tempo per emendarlo".


E allora perché formularlo in questo modo?
"È un misto di tattica negoziale e di voglia dell'Egitto di assumere un ruolo geopolitico forte nel farsi capofila di una serie di istanze. Ma il rischio è che si perda di vista l'obiettivo finale di un accordo solido. Ci siamo messi in una situazione di stallo".

Al di là del linguaggio, ci sono comunque punti specifici su cui manca l'accordo. Uno di questi è il Loss and damage. Qual è la posizione dell'Italia?
"Noi siamo assolutamente disponibili a discuterne, perché siamo consapevoli che i Paesi vulnerabili devono essere sostenuti nella loro reazione a eventi climatici estremi. Siamo anche disponibili a discutere eventuali strumenti finanziari. Quello che non siano disponibili a fare è discutere un fondo finanziario ad hoc".

Perché no?
"Sarebbe un autogol anche per i Paesi vulnerabili. Le discussioni su come dovrebbe funzionare questo fondo finirebbero per spostare molto in là gli interventi. Noi vogliamo discutere di Loss and damage, ma stabiliamo bene il tipo di interventi che vanno finanziati e a quali Paesi va data la priorità. Si possono usare strumenti finanziari che già ci sono, per esempio il Green Climate Fund. La discussione su come far funzionare il nuovo fondo rischia invece di farci impantanare".

La pensano tutti così nell'Unione europea?
"Nei giorni scorsi c'erano sfumature diverse, ma col passare delle ore si stanno attenuando. Certo, ci sono Paesi europei più favorevoli al fondo per il Loss and damage, come la Germania, e la Danimarca ha persino già stanziato dei soldi. Ma comunque i 27 Paesi trattano con una sola voce".

Da qui a sabato si sbloccheranno i negoziati su questo punto?
"Ho l'impressione comincino a esserci dei distinguo tra i Paesi vulnerabili e la categoria più ampia dei Paesi del G77 + Cina. Per i Vulnerabili portare a casa il fondo per il Lost and damage potrebbe essere una vittoria politica, ma cominciano a essere consapevoli che questo non darebbe loro la garanzia di accedere a quei finanziamenti in tempi rapidi. Fra di loro forse sta cominciando a prendere forma l'idea che si potrebbero cominciare a usare gli strumenti finanziari esistenti".

Altro questione controversa: la richiesta dell'India di estendere anche a gas e petrolio la "diminuzione graduale" che a Glasgow era stata decisa per il carbone. Che ne pensa l'Italia?
"Abbiamo un obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. E lo stesso ministro Pichetto Fratin ha sottolineato come a un certo punto le rinnovabili dovranno rimpiazzare completamente le fossili. Il problema non è dunque il phasing down, sono i tempi. C'è poi da dire, e gli indiani lo sanno bene, che ci sono fonti fossili che inquinano tanto e altre che inquinano meno, come il gas".


Sembrava che il comunicato finale del G20 di Bali potesse dare una spinta a questa Cop27. Lei ha visto segnali in tal senso?
"L'atmosfera tra Usa e Cina è sicuramente migliorata. Ma finora non si sono viste ripercussioni nei negoziati. E' anche vero che la trattativa sta entrando nella sua fase cruciale in queste ore e quindi potremmo assistere a una accelerazione innescata dal G20 di Bali. Io ci credo, anche se al momento, ripeto, le posizioni sono molto distanti".

Tornando all'Europa: la Germania si è dimostrata molto attiva in questa Cop. Oggi è arrivata la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, per seguire in prima persona le fasi finali dei negoziati.
"È vero, la Germania si sta dando molto da fare. D'altra parte i Verdi sono una componente importante del governo tedesco. E l'Inviata speciale Jennifer Morgan è una personalità del mondo ambientalista. Ma non ci sono fughe in avanti, anche perché, con il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, c'è una leadership europea molto forte".

Lei ha alle spalle un lunga carriera diplomatica, ma è alla sua prima Cop. Che impressione ha? Queste Conferenze, con decine di migliaia di persone che discutono per due settimane, possono davvero risolvere l'emergenza climatica?
"Capisco che questa baraonda possa scoraggiare. Ma nonostante le enormi difficoltà, penso che le Cop siano fondamentali. Il cambiamento climatico è la sfida del futuro per il Pianeta e dobbiamo affrontarla tutti insieme. L'unico modo è farlo con il multilateralismo, che è lento e faticoso, con la necessità di trovare il consenso fra tutte le parti. Ma è il solo che può portare a risultati condivisi su temi così complessi".