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L'intervista

"Comunità energetiche, i decreti non possono più aspettare"

Romano Borchiellini, del Forum delle comunità energetiche italiane, sulle norme in attesa di approvazione: "Bene la consultazione online: è indispensabile il dialogo con gli operatori digitali e che non si perda il valore sociale delle aggregazioni per l'energia"
3 minuti di lettura

"Ben venga l'appello a cittadini, imprese, consumatori e tutti gli attori istituzionali e gli interlocutori di riferimento in campo ambientale perché si esprimano sulle comunità energetiche, ma l'importante è che il decreto venga approvato prima possibile". Romano Borchellini, coordinatore dell'Energy Center Lab del Politecnico di Torino e membro del comitato di coordinamento IFEC, approva l'iniziativa del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica di aprire sul suo sito una consultazione pubblica per ricevere osservazioni e proposte: "I tempi per la consultazione mi sembrano adeguati, ma l'importante è che non si vada oltre il 12 dicembre. Del resto - osserva ancora l'esperto - lo scorso 22 novembre 2022 durante la seconda conferenza nazionale IFEC, il forum delle comunità energetiche italiane creato da World energy council e Energy Center del Politecnico di Torino, il rappresentante del Mase Luca Venturino ha concluso il suo intervento annunciando che di fatto era come se le consultazioni fossero già iniziate quel giorno".
 

Durante la conferenza si è parlato molto dei decreti attuativi. Quali i punti centrali?
"Ci si augura innanzitutto che servano a scavalcare le complessità ancora presenti nelle Cer, in particolare per quanto riguarda la cabina secondaria. Con le nuove norme si superano gli aspetti fisici e il perimetro del futuro è quello sotteso alla cabina primaria. Con il passaggio dalla cabina secondaria a quella primaria non ci sarà soltanto la possibilità di unire molti più utenti, vi sarà anche una riduzione dei costi".

Voi del Manifesto e del'Energy center avete sempre sottolineato il valore sociale delle CER, questo aspetto sarà tutelato?
"In attesa dei dispositivi che ci porteranno dal regime transitorio a quello definitivo, è fondamentale focalizzare l'attenzione sul valore della condivisione. La dimensione sociale è stato il motore di spinta delle iniziative delle comunità energetiche: il cittadino messo al centro può essere il vero attore delle aggregazioni. Uno degli obiettivi delle CER deve essere quello di contrastare la povertà energetica grazie anche all'esperienza sul campo. Le comunità energetiche sono solo un punto di partenza: non bastano fotovoltaico e piattaforma digitale, ci deve essere il coinvolgimento di soggetti come la finanza, le comunità locali, le istituzioni".
 

La conferenza IFEC ha portato in evidenza il problema dei costi: chi ha già investito nelle CER non può più aspettare un ritorno economico. Da questo punto di vista è solo questione di accelerare i decreti?
"Dalle esperienze di Carrù e Magliano Alpi si è avuto il riscontro sulla dimensione economica dei sistemi digitali che sono immersi in un sistema reale: non sono sostenibili dal punto di vista finanziario. Perciò l’auspicio è che con le nuove regole tecniche si apra un dialogo maggiore con gli operatori digitali. L'appello alle istituzioni è poi sempre lo stesso: molti soggetti investono sulle CER con l’obiettivo di sviluppare nuovi impianti, è importante accelerare i tempi per non lasciare che si raffreddino i progetti che stanno nascendo".

 

Quali sono i principali effetti del ritardo?
"Nella pratica, chi si era impegnato nello studio e nella valutazione della pre-fattibilità di una comunità energetica ha poi preferito aspettare l’emanazione dei decreti e la definizione della regolazione. Altri che nel 2022 hanno iniziato a considerare e valutare i modelli di business delle CER hanno preferito prendere come riferimento la nuova normativa di cui si attende la definizione: ovvero su di un ambito geografico più allargato (molti più utenti sotto la stessa cabina primaria) e con impianti di maggiore potenza (fino a 1 MW in generale e in particolare per i Porti senza il limite del MW). C'è stato chi, e intendo soggetti pubblici e privati, grandi e medio-piccoli, ha potuto approfondire la complessità giuridica, tecnico-finanziaria, di governance e relazionale che caratterizza le CER, ma ora si deve partire. Ci aspettiamo dunque che appena ci saranno norme e regolazione a regime molte iniziative e attori potranno svilupparsi velocemente. Insomma, sul territorio molti sono pronti, ma potrebbero dover rivedere quanto fatto".
 

Quali sono gli elementi normativi e tecnici che restano incerti?
"Intanto la mancanza di uno strumento/supporto digitale che consenta a chi vuole costituire una CER di sapere se appartiene o meno alla stessa cabina di distribuzione elettrica primaria, pena l’impossibilità a far parte della stessa CER. Il Gestore dei servizi energetici (GSE) sta lavorando a uno strumento che sarà disponibile sul suo sito internet e dovrebbe essere disponibile nei prossimi mesi. Sempre sul tema della digitalizzazione, in ottica di scalabilità delle CER sarà fondamentale la collaborazione tra i provider di piattaforme informatiche e il GSE, affinché si abiliti una gestione digitalizzata delle anagrafiche delle CER e dei dati sui flussi energetici e la loro valorizzazione rilasciati dal Gestore. Le comunità di cabina primaria potranno avere migliaia di utenti ciascuna, quindi non è pensabile gestirle in modo efficace ed efficiente senza protocolli informatici che semplifichino l’interfaccia GSE-piattaforme informatiche. Non da ultimo, è molto dibattuto e studiato il tema della forma giuridica più opportuna per la costituenda CER, risposta a cui è difficile dare una risposta univoca in generale per la libertà concessa dalla normativa e tanto più in un periodo ancora di formazione dei decreti e della regolazione stessi".