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Transizione ecologica

Comunità energetiche, la rinascita "rinnovabile" di Corviale

Una veduta di Corviale. Foto pubblicata sul profilo flickr "0000ff"
Una veduta di Corviale. Foto pubblicata sul profilo flickr "0000ff" 
Il complesso lungo circa un chilometro costruito a Roma negli anni Settanta sarà uno dei 15 progetti pilota della giunta di Roma Capitale per avviare le CER
2 minuti di lettura

Una delle prime sarà a Corviale, l'edificio lungo poco meno di un chilometro che per decenni ha rappresentato il degrado delle periferie urbane. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, intende partire anche da lì per la sua politica sulle comunità energetiche (CER). Presentata da delibera in giunta, si stanno scegliendo il luogo dei quindici progetti pilota, uno per ogni municipio. "Molte di queste saranno scuole o licei, come nel caso della Mazzacurati di Corviale", spiega Edoardo Zanchini, ex vicepresidente di Legambiente e ora direttore dell'ufficio Clima di Roma Capitale. Il suo tetto verrà ricoperto di pannelli fotovoltaici che serviranno non solo ad alimentare la struttura stessa, per la quale sarebbe sufficiente circa un quinto dell'estensione della copertura, ma anche gli esercizi e le abitazioni circostanti.

Corviale, progettato a partire dal 1971 da un gruppo di architetti guidati da Mario Fiorentino, ma mai davvero completato e finito presto nell'abbandono fra assenza di servizi e occupazione degli spazi, doveva essere una piccola città nella città fornita di tutto al suo interno. Le cose andarono in un'altra maniera, anche se non è affatto più quella terra di nessuno che era diventata negli anni Ottanta. E adesso si aggiungerà una delle prime comunità energetiche della capitale.

"Come negli altri quattordici casi, saranno i municipi a decidere dove installare la propria comunità energetica", prosegue Zanchini. Nel dodicesimo si pensa ad esempio alla Mazzini e al Manara. "Si tratta di veri e propri laboratori che faranno da apripista. Serve un nuovo sistema di bandi ad esempio, uno statuto, e ogni municipio ha obiettivi diversi. Nel primo, ad esempio, potrebbe esser data la priorità alla fornitura dei piccoli esercizi commerciali e artigiani. Nel quindicesimo potrebbe esser inserita in aree di edilizia popolare. Ogni zona è differente".

Di questa svolta, a lungo attesa, avevamo già parlato in passato a più riprese. Roma sulla carta ha potenzialità enormi con un patrimonio di edifici pubblici che non ha eguali nel resto del Paese. Solo le scuole sono circa mille e 200 istituti ai quali si devono poi aggiungere i 300 fra licei e istituti tecnici. E nessun un'altra città ha altrettante cabine primarie, ben 70, ovvero quegli impianti che trasformano l'alta tensione in entrata per poi fornirla alle utenze. Saranno lo snodo al quale si collegheranno le comunità energetiche per ricevere energia nel caso servisse ma soprattutto per immetterla.

Tornando alla delibera si cita la nascita di un gruppo di lavoro chiamato "Comunità energetiche e impianti solari". Il suo compito sarà promuovere la diffusione di "impianti solari nel territorio del Comune di Roma anche nella forma di comunità energetiche e di impianti di autoconsumo". Al suo interno rappresentanti di sette diversi dipartimenti che dovranno rendere semplice il processo affinché questo modo nuovo di produrre energia possa svilupparsi senza troppi intoppi burocratici. Operazione ovviamente molto complessa, specie a Roma.

"Dopo le prime quindici speriamo di farne nascere almeno altre cento nel corso del 2024 e un'altra tornata entro il 2026 sempre puntando alle scuole", conclude Zanchini. Insomma, un progetto molto ambizioso del quale a breve si direbbero vedere i primi passi concreti. Sempre che da parte del governo arrivi quel via libera che si aspetta da prima dell'estate, si dice lo vedremo a inizio anno, senza il quale le comunità energetiche resteranno confinate alla sperimentazione su piccola scala.