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Cinema

Avatar 2, ecologista nel messaggio e nella realizzazione

Avatar 2, ecologista nel messaggio e nella realizzazione
Oltre al forte spirito ambientalista il film di Cameron può vantare anche una produzione ecofriendly e un grosso impianto fotovoltaico da cinque milioni di dollari che è stato allestito sul tetto degli Studios californiani dove è stato ospitato il set
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Le attese per il sequel delle imprese dell'ex marine convertito, Jake Sully, e della sua famiglia indigena Na'vi (la popolazione che abita Pandora) sono state altissime per i diversi rinvii che hanno preceduto l'uscita in sala, ma anche perché il primo Avatar è entrato nella storia del cinema per essere il film che ha incassato di più, e quindi le aspettative erano molto elevate. Se Cameron afferma che questo è stato il suo film più complesso, possiamo quindi credergli. Vincere la scommessa di bissare o persino migliorare la performance del primo episodio era per lui, in fondo, l'unica possibilità. Per raggiungere questo obiettivo, Avatar 2 saccheggia tutto l'immaginario cinematografico sin qui sperimentato, passando dal western al film di guerra, dal fantasy al romanzo di crescita, dal suspence al sentimentale, arricchendolo di effetti visivi fantasmagorici.

Avatar: La via dell'acqua - Il nuovo trailer


Il successo di botteghino, nel caso di Avatar, è stato sostenuto anche dalla forza di un esplicito messaggio ambientalista, tanto che il film è stato indicato come uno delle opere manifesto dell'Ecocinema. Anche il nuovo episodio mantiene una sua anima ecologista, ma la sua forza sembra indebolita. La rete di connessioni tra viventi che aveva acceso gli spiriti green nel primo episodio, tanto da sembrare l'incarnazione del principio di Barry Commoner "tutto è connesso", in Avatar: la via dell'acqua appare quasi per scontata. Tra deep ecology e conservatorismo, l'idea edenica di un mondo incontaminato, Pandora, appunto, appare comunque credibile, soprattutto se messa in relazione alla capacità distruttiva, qui incarnata dal colonnello Quaritch, messa in campo dall'uomo, che, dopo aver reso la terra invivibile, si trova costretto a cercare (e conquistare con la forza) nuovi mondi.


È proprio la considerazione sul nostro vivere quotidiano, con la minaccia di una guerra mondiale all'indomani di una pandemia, a rendere la meraviglia di Avatar oggi ancora più necessaria. Più che nel 2009, quando uscì il primo episodio. Pandora ci fa sognare, quindi, proprio per tutto quello che non c'è e che invece ormai domina sul nostro Pianeta e nella nostra era del Wasteocene: la plastica nei mari e negli oceani, l'inquinamento, l'industria bellica e la guerra. E la capacità di parlare (letteralmente) con il mondo animale del popolo Na'vi si contrappone con forza, quindi, alla nostra incomprensione dell'altro.

"Avatar - sottolinea Gaetano Capizzi, direttore e fondatore del CinemAmbiente di Torino, il più antico e importante festival cinematografico italiano a tematica green - è permeato da un lirismo ecologista che alterna lotta per la salvaguardia ed estatico abbandono alla bellezza della natura. Nel film viene evidenziata l'importanza del rispetto per l'ambiente e per le risorse che esso ci offre, sono messaggi che il cinema deve veicolare con efficacia. Opere come quelle di Cameron, devono contribuire a un cambiamento culturale che sappia accettare la sfida di comportamenti eticamente corretti anche se scomodi".


Per Marco Gisotti, esperto cinematografico e autore del libro fresco di stampe "Ecovisioni", Avatar racchiude un chiaro significato politico: "Il primo Avatar, all'indomani del green deal di Obama, si concludeva con un possibile patto tra uomo e natura. Il sequel, girato in piena era Trump, e quindi con il tradimento di tutti gli accordi sul clima da parte degli Stati uniti, è un film più amaro e senza una facile speranza". L'ambientazione marina del film diventa, quindi, per Gisotti una metafora. "All'inizio degli anni cinquanta la biologa Rachel Carson, madre del movimento ambientalista, scrisse il bellissimo libro Il mare intorno a noi, da cui fu realizzato un documentario premio Oscar. Cameron con questa citazione ci lancia un invito ad agire".


Il green in Avatar 2 comunque non si ferma solo al messaggio. Il film infatti è stato realizzato seguendo pratiche ecofriendly e un grosso impianto fotovoltaico da cinque milioni di dollari è stato allestito sul tetto degli Studios californiani dove è stato ospitato il set. Anche se Avatar: la via dell'acqua mostra, qua e là, dei punti deboli, Cameron avrà l'occasione di correggere il tiro visto che sono stati annunciati altri tre episodi per tenere vivo il mito di un mondo pacifico e rispettoso delle proprie risorse, come Pandora.