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Ambiente

Città a 30 chilometri all'ora: non solo Milano, a Cesena si guida piano da 25 anni

Città a 30 chilometri all'ora: non solo Milano, a Cesena si guida piano da 25 anni
La città dell'Emilia Romagna e Olbia sono state le prime ad aver introdotto le ''zone-30''. Diminute le vittime sulle strade e aumentati ciclisti e pedoni. "Ora sono i cittadini a chiedere di allargare l'area della viabilità lenta: le strade considerate meno pericolose"   
3 minuti di lettura

A Olbia e Cesena vanno piano da oltre 20 anni. Città dove vivono meno di 100 mila abitanti, diverse in tutto, per tipologia urbana, clima, economia e anche nel colore politico delle giunte che le governano. Eppure, entrambe sono state le prime in Italia ad introdurre le "zone 30" ossia ad imporre ai propri automobilisti una mobilità sostenibile: di viaggiare per le strade cittadine sotto i 30 chilometri all'ora. Come ora accade a Parigi, Amsterdam e Milano e in 50 amministrazioni più o meno grandi in Italia. Una decisione però che ad Olbia e Cesena è stata presa addirittura alla fine degli anni 90 e che nessun sindaco da allora si è sognato di togliere. Ora su tutte le strade del comune sardo si guida piano, mentre le "zone 30" di Cesena sono il 50%.



E dopo Cesena, anche il consiglio comunale di Reggio Emilia e Parma hanno deciso di andare più piano. Motivo? In 25 anni mentre è sceso il numero delle vittime sulle strade è aumentato l'uso della mobilità alternativa nelle zone urbane, la bicicletta soprattutto. "È stato l'allora responsabile della mobilità del Comune, Gastone Baronio, a prendere questa decisione quando ancora in quegli anni, in pochi parlavano di mobilità sostenibile - racconta l'ingegner Giovanni Fini, attuale dirigente della Mobilità e Ambiente di Cesena - il suo obiettivo era innanzitutto rendere le strade più sicure, perché da queste parti gli incidenti erano tanti. Troppi. La maggior parte delle vittime della strada si registrava in città. Come venne accolta la decisione di guidare a 30 all'ora? I cittadini non furono del tutto convinti, ma oggi la mentalità è cambiata e i dati sugli incidenti parlano chiaro".

 

Strade più vivibili

Negli anni 90 la provincia emiliana deteneva un record tragico di vittime sulla strada: la media dei decessi sull'asfalto era di 70 all'anno e il periodo più drammatico fu il 1997 con 79 morti. Proprio l'anno in cui la giunta di Cesena impose ai cittadini il limite orario sulle strade del centro. Da quel momento e per 25 anni le vittime sulla strada sono diminuite. "Monitorando anno per anno abbiamo visto che a calare non è tanto il numero degli incidenti, sceso comunque dal 1998 a 2020 del 20% - sottolinea l'ingegner Guêze  - ma sono gli esiti ad essere meno drammatici. Basta dare uno sguardo ai dati che riguardano il solo comune di Cesena dove si viaggia a 30 chilometri all'ora: i feriti dovuti agli incidenti stradali, che nel 1998 erano 700, sono dimezzati: nel 2019 sono stati 383.



Così anche le vittime: erano 15 nel 1998; 3 nel 2017; 4 nel 2018. Nel 2021 c'è stata una sola vittima nel comune, un pedone investito".  In Italia si usa la macchina per percorsi cittadini che per il 40% dei casi sono di meno di tre chilometri. "L'aspetto ambientale della nostra scelta è stato considerato in un secondo momento - spiega Giovanni Fini - in un'area urbana come la nostra in piena Pianura Padana è infatti complicato capire quanto possa aver inciso aver imposto il limite di velocità, sul livello di smog. Qui, l'inquinamento dell'aria è molto variabile e lo smog dovuto al traffico si intreccia con altre emissioni di sostanze che coinvolgono le attività non solo dell'industria, ma anche agricole e negli allevamenti, ad esempio le emissioni dovute all'uso dell'ammoniaca".

 

I benefici

Non c'è dubbio però che aver moderato la velocità un effetto ambientale benefico l'ha avuto: le strade sono considerate dai cittadini più vivibili e dunque per i piccoli spostamenti, molti di loro lasciano sempre più spesso l'auto a casa. Un buon risultato visto che a livello nazionale in Italia si usa la macchina per percorsi cittadini che per il 40 per cento dei casi sono di meno di tre chilometri.



"Negli ultimi 25 anni, il limite dei 30 km/h, ha reso le strade più sicure - racconta Fini - e ha convinto più cittadini a spostarsi in città in bicicletta o a piedi. Prendono la bici più volentieri senza le auto che sfrecciano accanto". L'indicazione di limitare la velocità viene dall'Europa che ha chiesto di introdurre in tutte le città europee il limite dei  30 chilometri all'ora nelle zone residenziali e in quelle con un numero elevato di ciclisti e di pedoni.



La richiesta è in una risoluzione approvata il 6 ottobre 2021 dal Parlamento europeo. L'obiettivo è proprio di dimezzare il numero di morti sulle strade europee entro il 2030 e di azzerare gli incidenti con vittime entro il 2050. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato, nel discorso di fine anno, il tema dei morti sulle strade. Solo nei primi sei mesi del 2022 sono stati 1.450 i morti in incidenti in Italia, in aumento rispetto all'anno precedente. A livello europeo il 37 per cento dei decessi si registra nelle zone urbane e il 30 per cento vede l'eccesso di velocità come un fattore chiave. Le piccole città stanno dando il buon esempio.