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Il vertice

Greta Thunberg al Wef di Davos: "Qui chi distrugge il Pianeta, assurdo ascoltarli"

L'attivista svedese e Vanessa Nakate, Luisa Neubauer e Helena Gualinga hanno consegnato ad alcuni Ceo di compagnie dell'oil and gas una lettera firmata da quasi un milione di persone per dire stop al carbone. Le ambientaliste hanno incontrato il capo della Agenzia Internazionale dell'Energia Birol
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Greta Thunberg, Vanessa Nakate, Luisa Neubauer e Helena Gualinga, regine dell'onda verde di Fridays For Future, dopo aver protestato (con tanto di fermo della polizia) per l'espansione della miniera di carbone in Germania sono oggi arrivate al World Economic Forum in Svizzera per portare messaggi chiarissimi. Il primo, è la richiesta, attraverso una petizione firmata da quasi 1 milione di persone (attualmente è a 915mila), dello stop immediato a nuovi impianti o estrazioni di petrolio, gas e carbone: la lettera, firmata dalle quattro attiviste, è stata consegnata simbolicamente ad alcuni Ceo delle multinazionali dell'oil and gas presenti al Forum.

Il secondo messaggio, come ha ricordato Greta, fa parte di una narrativa che vuole ridimensionare il Forum stesso di Davos, che quest'anno prometteva di mettere la questione climatica al centro: qui - ha detto la ventenne svedese - sono riunite "le persone che più stanno alimentando la distruzione del Pianeta", è dunque "assurdo" ascoltarle. "Sembra che stiamo ascoltando loro piuttosto che le persone che sono effettivamente colpite dalla crisi climatica, le persone che vivono in prima linea, e questo ci dice quanto sia assurda la situazione". Il terzo messaggio, implicito, è ribadire quanto sia la scienza a dover essere ascoltata, scienza che oggi ci ripete come sia necessario abbandonare l'uso dei combustibili fossili che causano le emissioni e accelerare sulle energie rinnovabili.


Per sviluppare questo discorso le quattro attiviste hanno tenuto, in un evento promosso a Davos, un incontro con il direttore esecutivo dell'IEA, Agenzia internazionale dell'Energia, Fatih Birol, il quale a più riprese è apparso condividere il ragionamento dei giovani. La stessa Greta ha chiesto a Birol di impedire all'industria energetica globale e ai finanziatori che la sostengono di alimentare gli investimenti nel carbonio. "Finché potranno farla franca continueranno a investire in combustibili fossili, continueranno a gettare le persone sotto l'autobus", ha avvertito Thunberg.

Birol ha ammesso che non c'è motivo di giustificare gli investimenti in nuovi giacimenti petroliferi a causa della crisi energetica, dicendo che quando questi saranno operativi la crisi climatica sarà peggiorata. Il capo dell'IEA ha però insistito come trattandosi di una transizione questa deve attualmente includere un mix di parti interessate (e dunque anche gli amministratori dell'oil and gas), soprattutto di fronte alla crisi globale della sicurezza energetica causata dalla guerra in Ucraina. Inoltre. ha aggiunto Birol, a portare una ventata di "leggere ottimismo" nella lotta alla crisi climatica, arrivano i dati dello scorso anno, quando "la quantità di energie rinnovabili immesse sul mercato è stata record".


A conferma di quanto dichiarato dalle attiviste - che erano di ritorno da Lutzerath dove quasi 35mila giovani e adulti si sono ritrovati a manifestare contro la miniera - Birol ha anche ammesso che la transizione energetica non sta avvenendo velocemente e che i Paesi in via di sviluppo rischiano di essere lasciati indietro.

Greta Thunberg e i manifestanti portati via a Luetzerath: il video delle tensioni

Proprio la questione sulla lentezza della transizione e la velocità, al contrario, con cui si allarga il divario fra i Paesi del mondo è motore di una nuova spinta nella battaglia climatica. Non a caso al fianco di Greta c'erano Vanessa Nakate - che rappresenta l'Africa e ha ricordato come i fondi "loss and damage" siano ancor insufficienti - oppure Helena Gualinga dell'Ecuador, voce del Sudamerica. "Le radici della crisi sono la mentalità secondo cui alcune persone sono peggiori di altre - ha detto Greta - sembra che stiamo sacrificando le persone di alcuni Paesi per questo e tutto ciò dà al mondo occidentale una responsabilità ancora maggiore, poiché l'equità deve essere al centro dell'azione per il clima". Azione che si sta radicalizzando, dagli atti dimostrativi e provocatori come i lanci di vernice di Ultima Generazione sino alle grandi manifestazioni per bloccare, anche fisicamente, le estrazioni di combustibili fossili.

Temi che a fine anno verranno discussi alla Cop28, la Conferenza delle parti sul clima che si terrà a Dubai e che ha visto la recente nomina, come presidente, del sultano Al-Jaber, ceo di una multinazionale del petrolio. Una scelta che le attiviste hanno definito come "ridicola". A fine incontro, sia le quattro attiviste sia Fatih Birol sono arrivati a ribadire - nell'ennesimo anno cruciale nel tentativo di mantenere le temperature sotto i +1,5 gradi - che tra tante parole a mancare è soprattutto la "volontà politica". I capitali per puntare sulle rinnovabili ci sono, gli investimenti possibili anche ma, come ha fatto capire il capo dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, quello che continua a venir meno è la voglia dei governi di affrontare davvero la crisi del clima.