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I protagonisti

Chi sono gli 8 portavoce di Fridays for Future e cosa vogliono

Quattro ragazze e quattro ragazzi, da diverse zone d'Italia, scelti per rappresentare il movimento. Il 3 marzo il nuovo grande sciopero. Il neo eletto Zattini: "Vogliamo risposte. E servono tasse per le aziende del fossile"
2 minuti di lettura

A pochi giorni dal nuovo grande sciopero globale per il clima del 3 marzo, il movimento climatico Fridays For Future ha rinnovato i suoi portavoce. Otto giovani, quattro ragazzi e quattro ragazze, avranno ora il compito di fungere da megafono dell'onda verde che oggi raggruppa l'impegno di migliaia di attivisti in centinaia di città italiane.
 


Il rinnovamento, con cadenza annuale, nel 2023 ha seguito la logica di due criteri in modo tale da rappresentare più anime possibili: quello gender e quello relativo alle zone d'Italia.

Chi sono gli 8 portavoce di FFF

L'esito delle votazioni interne al movimento indica così che a rappresentare Fridays For Future Italia ora saranno Ester Barel (20 anni) di Milano, Agnese Casadei (22 anni) e Giacomo Zattini (26 anni) entrambi di Forlì, Marta Maroglio (19 anni) di Torino, Marco Modugno (20 anni) di Bari, Marzio Chirico e Alessandro Marconi (19 anni) di Roma e Davide Dioguardi (24 anni) di Napoli.

Gli otto giovani, quasi tutti studenti, avranno il compito di aiutare nella gestione un movimento, orizzontale, che continua a crescere a livello globale e che ha la missione di aumentare sempre di più la partecipazione nella complessa lotta alla crisi climatica.

Non a caso, dopo anni difficili dettati dal Covid, l'invasione russa in Ucraina e la crisi energetica, in cui l'attivismo è spesso passato in secondo piano, oggi la volontà dei ragazzi dell'onda ispirata da Greta Thunberg è quella di tornare a farsi sentire a gran voce, anche con azioni più radicali se necessario.
 
Giacomo Zattini, tra i pochi attivisti italiani presenti alla scorsa Cop27 in Egitto e oggi nominato fra i nuovi portavoce, racconta a Green&Blue che "dopo un periodo complesso, e dopo uno sciopero di settembre che risentiva ancora del momento difficile vissuto, a cominciare dal nuovo evento del 3 marzo ci faremo sicuramente sentire e con un messaggio chiaro, come recita lo slogan che abbiamo scelto, La nostra rabbia è energia rinnovabile". Zattini spiega anche che la generazione più giovane oggi è "disastrata e fortemente impattata da quanto successo negli ultimi anni. Uno degli strumenti che però aiuta molti ragazzi a incanalare la rabbia e la paura è l'idea di trasformare questi sentimenti in un impegno positivo come quello per il clima".

I cortei, con alcune differenze come a Brescia dove si svolgerà di sabato a Forlì dove verranno coinvolti numerosi artisti cittadini, avranno al centro le tematiche della decarbonizzazione, le energie rinnovabili oppure la necessità di tassare gli extra profitti delle multinazionali dell'oil and gas.
 
Proprio su quest'ultime, spiega Zattini, si concentreranno inoltre sempre di più azioni radicali da parte di Fridays For Future. "A livello europeo - conclude il neo portavoce - ci sono segnali incoraggianti sul fatto che la politica si stia finalmente muovendo per affrontare la crisi del clima. A livello italiano però sono stati fatti molti passi indietro: troviamo sbagliata la narrativa di alcuni membri del governo per cui la transizione ecologica deve essere per forza vista come un bagno di sangue, oppure la descrizione che viene fatta di un 'ambientalismo ideologico', o ancora la propaganda sullo stop alle auto a combustione nel 2035, un divieto che viene descritto solo come un danno alla nostra industria. Sono tutti passi che non guardano al futuro e non aiutano ai cambiamenti che, seppur difficili, vanno fatti. Così come troviamo assurdo che nel suo piano energetico il governo Meloni continui a puntare sul gas, senza oltretutto parlare mai apertamente della necessità di tassare gli enormi profitti delle multinazionali dell'oil and gas. Anche per questo nei prossimi mesi vedremo una radicalizzazione maggiore, delle nostre azioni così come quelle di altri movimenti, nei confronti delle aziende fossili che continuano a fare profitti sulla tragedia delle persone".