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Biodiversità

Nell'aeroporto messicano mai finito ora la sfida è far tornare il lago

Una pista di atterraggio costruita nell'area del lago di Texcoco, in Messico (foto: Conagua/Gob.mx)
Una pista di atterraggio costruita nell'area del lago di Texcoco, in Messico (foto: Conagua/Gob.mx) 
Nell'area di 14mila ettari il progetto mai realizzato di scalo ha lasciato invasi di cemento che ora si vorrebbero trasformare in piscine per ripristinare l'ecosistema. Tutto va a rilento, ma gli aironi sono tornati assieme ad altre specie che stanno ripopolando la riserva naturale
2 minuti di lettura

Ali di piume anziché di alluminio. Oggi, nella grande riserva del lago di Texcoco, dove secoli fa nacque il Messico, i protagonisti sono gli uccelli migratori e le 700 specie che popolano l'area naturale protetta di quasi 14mila ettari. Eppure, fino a pochi anni fa, per questo luogo che racchiude tutta la storia del Messico, i piani erano ben diversi: lì dove ora si protegge la biodiversità volevano farci un gigantesco aeroporto.

La storia del lago Texcoco è fatta di espropri e invasioni, di lotte e conquiste, di progetti e democrazia. Si dice che in quell'area paludosa e un tempo piena d'acqua sorsero le prime case del popolo Mexica che diedero vita alla città di Tenochtitlan. Nel 1520 però arrivarono gli spagnoli, invasero e rasero al suolo, prosciugando larga parte del sistema lacustre iniziando a pavimentare: lì nacque Città del Messico, metropoli che oggi ospita quasi 21 milioni di abitanti. Con l'arrivo delle case, rispetto alla sua storica estensione il lago Texcoco ha perso nel tempo il 95% della superficie e otto anni fa era perfino pronto il colpo di grazia: il governi di allora progettarono, in quell'area, di realizzare il Nuevo Aeropuerto Internacional de la Ciudad de México (NAICM), un aeroporto da 13 miliardi di dollari e tonnellate di cemento.
 

La zona umida del lago di Texcoco, in Messico, popolata da 700 specie di uccelli migratori
La zona umida del lago di Texcoco, in Messico, popolata da 700 specie di uccelli migratori 

I piani sono proseguiti, realizzando quasi un terzo dell'opera, sino al 2018 quando si è insediato il presidente Andrés Manuel López Obrador: "Amlo", come è conosciuto il leader politico di sinistra, si è opposto alla realizzazione del progetto e dopo aver indetto un referendum (dove i cittadini hanno votato per lo stop all'aeroporto), lo ha bloccato e ha deciso di trasformare quella gigantesca area in un esperimento ecologico, una riserva naturale che è stata ufficialmente decretata nel marzo 2022.
 
Un anno dopo, quello che è stato chiamato Lake Texcoco Ecological Park (PELT), progetto affidato a Iñaki Echeverria, architetto e paesaggista messicano che ha passato oltre due decenni a sostenere il restauro del sito, va avanti a rilento ma la natura si sta pian piano riprendendo. Anziché puntare a un totale ripristino degli ecosistemi riportandoli agli stati pre-costruzioni, la visione dell'architetto Echeverria mira a riutilizzare parte delle opere già avviate, come giganteschi spazi di cemento oppure scheletri di alcune infrastrutture, per dar vita a "piscine" e una zona umida artificiale che possa  garantire - anche grazie allo studio di tecniche  dell'antico passato messicano -  una nuova realtà dove convivano "uomo e natura".

Con un budget da un miliardo di dollari l'opera di ripristino e bonifica dovrebbe essere completata nel 2024, ma attualmente restano ancora di diverse difficoltà per far rinascere "il lago che vuole tornare", come l'ha definito l'architetto. Molti lavori, per altro nascosti al pubblico, dato che il sito è recintato, vanno a rilento. Per ora sono stati avviati i processi per dar vita a piste ciclabili e impianti sportivi che attireranno si crede 8,7 milioni di visitatori l'anno, ma si è ancora lontani dagli sforzi necessari per far rivivere 1,8 milioni di piante, di oltre 200 specie autoctone, nell'ecosistema lacustre.
 
ll rendering: il progetto di riqualifcazione della riserva naturale del lago di Texcoco (foto: Conagua/Gob.mx)
ll rendering: il progetto di riqualifcazione della riserva naturale del lago di Texcoco (foto: Conagua/Gob.mx) 

Per riuscirci, spiegano dal Messico, la sfida decisiva è quella di far tornare l'acqua in un'area oggi impattata dai resti del progetto dell'aeroporto, il tutto in condizioni di crisi climatica che alterna periodi siccitosi a forti inondazioni. Se la sfida sarà vinta, alla fine quello che doveva essere un aeroporto gigantesco sarà un luogo naturale capace di creare 7600 posti di lavoro (per esempio con allevamenti di alga spirulina) e catturare quasi 1,5 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio all'anno. Attualmente, la nota positiva è che secondo biologi e comunità locali nell'area stanno ritornando aironi e vari uccelli migratori, così come anfibi che un tempo erano drasticamente calati di numero.
 
Restano però molte incognite sulla riuscita dell'impresa: su tutte, quella che quando finirà il mandato presidenziale (2024) nuove ombre potrebbero minacciare il futuro del parco in caso di una neo amministrazione contraria. Ma le comunità locali, così come l'architetto Echeverria, si dicono già pronti a lottare per proteggere la biodiversità del lago e il suo inestimabile valore storico culturale.