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Il convegno

Le 10 regole che i governi devono seguire per la transizione ecologica

Le 10 regole che i governi devono seguire per la transizione ecologica
(afp)
Sandrine Dixson presenta uno studio del Club di Roma. L'ex ministro Giovannini: "Se non sarà sostenuta dal basso non ci sarà alcuna transizione"
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"L'attuale governo italiano rivendica un approccio molto pragmatico alle questioni della sostenibilità e del clima. Anche noi sia pragmatici e proponiamo ai decisori politici una serie di strumenti concreti. Per questo, nel caso la presidente del Consiglio volesse collaborare, noi siamo apertissimi al confronto. Ma la strada da imboccare è quella della transizione, che passa per l'abbandono dell'industria estrattiva". La co-presidente del Club di Roma Sandrine Dixson Decleve è a Roma per presentare l'ultimo studio dell'associazione fondata nel 1968 da Aurelio Peccei e che quattro anni dopo pose le fondamenta dell'ambientalismo e dell'economia con il rapporto "I limiti dello sviluppo". Questa volta il Club di Roma ha voluto dare appunto degli strumenti pratici a chi, a livello nazionale e locale, deve fare coesistere benessere economico dei cittadini e salvaguardia delle risorse e dell'ambiente per le generazioni future.

Nella sede del Cnel, in un evento organizzato in collaborazione con l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), viene dunque presentato l'International System Change Compass, una bussola per il cambiamento del sistema internazionale, e viene declinato sullo specifico scenario europeo e italiano: "Le vostre piccole e medie imprese" spiega la coautrice del rapporto Heather Grabbe, dell'Open Society European Policy Institute, "sono per esempio fondamentali in una moderna economia circolare". Il rapporto sottolinea che lo European Green Deal varato da Bruxelles è un piano meritorio, ma incompleto. "Si concentra molto sul lato dell'offerta, affrontando poco le misure sul lato della domanda". Mentre invece si dovrebbe ridurre soprattutto quest'ultima: "Il Green Deal non sta affrontando il principale motore delle emissioni e del degrado ambientale, che è il consumo eccessivo nei paesi ad alto reddito, compresa l'Europa", si legge nel rapporto. Non deve però passare il messaggio dei "sacrifici" richiesti alle persone in nome del clima o della sostenibilità. "Se non sarà sostenuta dal basso, non ci sarà alcuna transizione", avverte Enrico Giovannini, ex ministro e ora direttore scientifico dell'Asvis.

A titolo di esempio, si citano gli sforzi dell'Europa per sostituire il petrolio e il gas russi: "Acquistando le risorse disponibili sui mercati internazionali, i governi europei stanno facendo salire i prezzi dell'energia per le persone e i Paesi che possono permetterseli meno. L'aspetto positivo è che l'UE sta finalmente accelerando l'installazione di infrastrutture per le energie rinnovabili, ma ha anche bisogno di una strategia per importanti riduzioni del consumo di energia per evitare una nuova corsa alle materie prime, con tutti i suoi effetti dannosi per i paesi estrattivi".

 

Ecco allora una "bussola", con 10 punti cardinali che possono aiutare la politica a orientarsi nella transizione:

1 - Abbandonare i modelli neocoloniali di estrazione delle risorse e distribuire equamente il valore creato dalle catene di approvvigionamento.

2 - Ridurre l'impronta materiale nei Paesi ad alto consumo; costruire sistemi ecologicamente e socialmente sostenibili nei Paesi a basso reddito.

3 - Massimizzare il benessere attraverso percorsi di transizione costruiti su misura a livello nazionale e locale.

4 - Misurare l'impatto complessivo del consumo e della produzione nazionale sulle risorse e sul benessere sociale globali.

5 - Applicare metodi collaborativi tra Paesi e a livello aziendale per migliorare il benessere della società globale, in particolare per i meno abbienti.

6 - Creare incentivi economici e legali a sostegno della transizione ponendo fine ai sussidi insostenibili, riconoscendo il valore degli ecosistemi e garantendo trasparenza e responsabilità nelle catene del valore globali.

7 - Far crescere gli standard di produzione ambientali e sociali e favorire il passaggio dal possesso all'utilizzo, laddove vantaggioso.

8 - Aumentare la capacità di finanziare i cambiamenti positivi e rigenerativi, rendendo equo il sistema finanziario.

9 - Fornire una gestione sostenibile delle risorse globali attraverso una governance equa e basata sulla scienza.

10 - Essere dei buoni vicini e dei buoni genitori, costruendo la fiducia tra le aree geografiche e le generazioni attraverso processo decisionali inclusivi di lungo periodo.

 

Se fosse questa bussola a guidare i governi verso il cammino per la transizione, si otterrebbero tutta una serie di risultati, scrivono gli autori del rapporto. Solo per citarne alcuni: in Europa diminuirebbe la domanda di acciaio e di combustibili fossi, cominciare dal gas naturale, mentre l'aumento di domanda di energia rinnovabile nella Ue stimolerebbe anche i Paesi confinanti e l'Africa a investire in eolico e fotovoltaico. Al momento però in molte cancellerie europee, e certamente a Palazzo Chigi che ancora insegue il sogno di una "Italia hub europeo del gas", più che con la moderna bussola della sostenibilità, ci si continua a orientare con mappe ormai obsolete.