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Mediterraneo

Velella velella, perché le spiagge italiane si tingono di blu. L'esperto: "Nessun pericolo per la salute"

Velella velella all'isola di bergeggi, Liguria (Foto: Elia Biasissi/Associazione Menkab, il respiro del mare)
Velella velella all'isola di bergeggi, Liguria (Foto: Elia Biasissi/Associazione Menkab, il respiro del mare) 
Dalla Liguria alla Sardegna, torna in questi giorni il fenomeno ciclico dei "bloom" di questa specie di idrozoi, "parenti" delle meduse. L'esperto: "Non ci sorprenda, sono come le rondini a primavera". Ma c'entra anche l'impoverimento degli stock ittici
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Ancora una volta le spiagge d'Italia si tingono di blu. Dalla Liguria - dove il fenomeno è stato nei giorni scorsi estremamente significativo - alla Sardegna, dalla Campania alla Sicilia, migliaia di Velella velella si arenano lungo i litorali, frequentati dai primi bagnanti smartphone-muniti. Ai quali non passa inosservato quello che è tecnicamente un bloom, un fenomeno stagionale legato all'esplosione di alcune popolazioni, in questo caso di un animale coloniale del gruppo degli idrozoi: ciò che si vede in spiaggia non sono meduse, ma associazioni di individui fisicamente uniti tra loro, come accade nei coralli, per formare un unico corpo.
Ed è dunque l'aggregazione tra diverse unità, ciascuna delle quali di pochi centimetri, a formare le grandi chiazze bluastre che, trascinate dalle correnti, si estendono sulla superficie marina anche per diverse decine di metri e finiscono lungo gli arenili, puntualmente fotografate ad uso social.  Ma non c'è da sorprendersi, a quanto pare.

Velella velella all'isola di bergeggi, Liguria (Foto: Elia Biasissi/Associazione Menkab, il respiro del mare)
Velella velella all'isola di bergeggi, Liguria (Foto: Elia Biasissi/Associazione Menkab, il respiro del mare) 

"Proprio così. - annuisce Ferdinando Boero, già docente di zoologia all'università degli studi Federico II di Napoli, oggi presidente della Fondazione Dohrn - Le Velella sono come un po' come le rondini: in primavera arrivano dal mare profondo, dove tornano come meduse all'inizio dell'estate. Ed è una cosa che avviene ogni anno in questo periodo, con la risalita dalle acque profonde". Specie curiosa, dunque, e in larga parte ancora misteriosa nella sua etologia al grande pubblico, benché di fatto già Linneo ne abbia descritto le caratteristiche oltre due secoli e mezzo fa. "La Velella è una colonia galleggiante di polipi che producono piccole meduse. - spiega ancora Boero - Queste vanno in profondità, si riproducono sessualmente e producono le nuove Velella, che risalgono e appaiono a milioni in questa stagione. E mi sorprende, anzi, di come la gente se ne dimentichi da un anno all'altro".

Lo spiaggiamento non ha alcune conseguenze per l'uomo (le Velella velella sono infatti innocue) eccezion fatta per l'eventuale odore sgradevole legato alla loro decomposizione. I frequenti avvistamenti di queste ore in Liguria hanno indotto Arpal, l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, a diramare una nota nella quale si specifica il ruolo attivo nel monitoraggio delle Velella, "assieme ad altre specie che fanno parte del macrozooplancton gelatinoso, nell'ambito della Strategia Marina, una direttiva comunitaria che si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell'Unione Europea". Si tratta di un monitoraggio bimestrale lungo quattro transetti localizzati tra 3 e 12 miglia nautiche dalla costa davanti a Vado ligure, Genova Voltri, Portofino e Punta Mesco. In caso di avvistamento, gli operatori Arpal hanno il compito di annotare coordinate, data e ora, condizioni meteo-marine, specie osservate, abbondanza, densità e tipo di aggregazione: i dati raccolti vengono trasmessi al Ministero dell'Ambiente.

Ma il monitoraggio potrebbe fotografare una crescita della popolazione di Velella velella? "Sappiamo che in generale la pesca intensiva avvantaggia il plancton gelatinoso. - sottolinea Boero - La presenza nei nostri mari di un minor numero di pesci configura una concorrenza inferiore per il plancton, che si nutre delle stesse cose che mangiano le larve e i giovanili di pesci e che dunque gode di un competitor in meno nella ricerca del cibo".

Un discorso analogo a quello che riguarda l'espansione in Mediterraneo delle meduse, che hanno però un alleato in più: il cambiamento climatico globale. Proprio così: il progressivo e a quanto pare inesorabile riscaldamento delle acque favorisce la loro proliferazione e ne allunga la stagione riproduttiva. E l'acidificazione progressiva delle acque non sembra avere effetti deleteri sulla loro presenza, essendo animali che mostrano anche un ottimo adattamento in acque acidificate, con quantità basse di ossigeno o molto inquinate.