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Il caso

Al Jaber contestato da deputati Usa e Ue: "Non può essere il presidente di Cop28"

Al Jaber contestato da deputati Usa e Ue: "Non può essere il presidente di Cop28"
(afp)
Ancora critiche contro il sultano per i suoi interessi nell'industria del petrolio. E c'è chi prevede che la Conferenza Onu sia già un fallimento
2 minuti di lettura

Sultan al-Jaber ha ancora pochi giorni per “salvare” la sua COP28, la 28esima conferenza delle parti sul clima che si terrà negli Emirati Arabi Uniti il prossimo novembre e di cui al-Jaber è presidente. Infuriano le polemiche intorno all’uomo d’affari emiratino scelto a gennaio dai vertici di Abu Dhabi per guidare il più importante evento climatico del 2023. La sua nomina aveva destato stupore (tra gli attivisti, ma non solo) fin da principio: Sultan al-Jaber deve condurre le trattative tra quasi 200 Paesi per la decarbonizzazione delle rispettive economie, mentre continua a sedere sulla poltrona di amministratore delegato della Adnoc, l’Abu Dhabi National Oil Company. Può un petroliere guidare la lotta ai combustibili fossili, principali responsabili delle emissioni di gas serra? “Sarebbe come affidare a Big Tobacco il compito di eliminare le sigarette”, ha commentato l’europarlamentare verde tedesco Michael Bloss.

E proprio Bloss è uno dei 130 deputati statunitensi ed europei che la settimana scorsa hanno sottoscritto un documento, indirizzato al presidente Usa Biden, alla presidente della Commissione europea Von der Leyen, al Segretario generale Onu Guterres, al Segretario esecutivo Stiell dell’Unfcc (l’agenzia Onu che organizza le Cop sul clima), in cui, senza troppi giri di parole, esortano “… a chiedere agli Emirati Arabi Uniti di ritirare la nomina di Sultan Al Jaber, capo della Abu Dhabi National Oil Company, come Presidente designato della COP28”.

"La decisione di nominare presidente della COP28 l'amministratore delegato di uno delle più grandi compagnie petrolifere e del gas al mondo, una società che ha recentemente annunciato l'intenzione di aggiungere 7,6 miliardi di barili di petrolio alla sua produzione nei prossimi anni, il quinto più grande aumento nel mondo, rischia di minare le trattative”, si legge nella lettera dei parlamentari americani ed europei. “Per aiutare a ripristinare la fiducia del pubblico nelle Cop, fiducia gravemente compromessa dall'avere al timone un dirigente di una compagnia petrolifera, sosteniamo rispettosamente che è necessaria una leadership diversa, per garantire che la COP28 sia un vertice sul clima serio e produttivo”.

L’appello è stato promosso da Sheldon Whitehouse, senatore democratico del Rhode Island, e rappresenta la punta dell’iceberg di un malumore diffuso tra associazioni e politici “green” in tutto il mondo. Al punto che il Financial Times già oggi si chiede se, con queste premesse, la Cop28 del prossimo novembre non sia un fallimento annunciato.

 

Non tutti i paladini delle politiche climatiche, però, hanno stigmatizzato la nomina di Sultan al-Jaber a presidente della Conferenza Onu che si terrà a Dubai. Sia il vicepresidente della Commissione europea Timmermans che l’inviato speciale per il clima della Casa Bianca Kerry, hanno avuto parole di incoraggiamento per il petroliere degli Emirati. Ma è probabile che si tratti solo di realpolitik: visto lo stallo delle ultime Cop, meglio strizzare l’occhio ai “PetroStati” puntando a un compromesso, piuttosto che ingaggiare con loro uno sterile braccio di ferro.

Da parte sua, al-Jaber ha già chiarito la linea: guiderà Cop28 non puntando alla uscita dai combustibili fossili, ma all’abbattimento delle emissioni di CO2 prodotte da carbone, petrolio e gas. Che è poi la teoria di tutte le compagnie oil and gas del mondo. E che si potrebbe anche trasformare in pratica, se solo le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 fossero abbastanza efficienti. Ma questo traguardo pare oggi decisamente lontano.

Ecco perché c’è chi chiede le dimissioni di al-Jaber, come i 130 firmatari del documento promosso dal senatore Usa Whitehouse. E chi auspica un cambio di rotta che salvi dal fallimento Cop28. Rimangono pochi giorni, come si diceva: dal 5 al 15 giugno si terrà la Conferenza sul cambiamento climatico di Bonn, tappa di avvicinamento a Dubai. E in quella occasione ci si aspetta da Sultan al-Jaber una inversione di marcia che lo liberi dall’immagine di strenuo difensore della lobby del petrolio.

Immagine che intanto il suo staff sta ritoccando a colpi di interventi sulle pagine di Wikipedia che riguardano Cop28 e il suo presidente. Secondo il Guardian, membri del team di al-Jaber, e utenti pagati dallo stesso team, avrebbero modificato le due voci, eliminando i passaggi più critici ed aggiungendone di elogiativi: “al-Jaber è esattamente il tipo di alleato di cui i movimenti climatici avevano bisogno”. Ancora pochi giorni e, alla conferenza di Bonn, sapremo se è davvero così.