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Lo studio

"Abbiamo superato i limiti: la Terra non è più un luogo sicuro per gli esseri umani"

Nigeria, Africa
Nigeria, Africa (ansa)
Johan Rockström, con un team di scienziati, avvisa su Nature: "Gli impatti vanno oltre le ondate di calore e le alluvioni. Avremo minore sicurezza alimentare, un peggioramento della qualità dell'acqua, l'affioramento in superficie di acque sotterranee, il peggioramento delle condizioni di sussistenza, in particolare tra le vaste maggioranze vulnerabili nel mondo"
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"Abbiamo raggiunto quello che io chiamo un punto di saturazione: il limite della capacità biofisica del sistema Terra di rimanere nel suo stato stabile. Ci stiamo avvicinando a punti critici, su scala globale stiamo assistendo a danni sempre più permanenti dei sistemi di supporto alla vita". Johan Rockström, l'autorevole scienziato svedese che dirige l'Istituto di Potsdam per la ricerca sugli impatti del clima (Pik) suona nuovamente l'allarme. E lo fa dalle pagine della rivista Nature, sulla quale ha appena pubblicato, insieme al team di ricercatori da lui guidato, uno studio dal titolo "Safe and just Earth system boundaries" (Limiti sicuri ed equi del Sistema Terra).

In sostanza il Pianeta ha già superato i limiti di sicurezza per ospitare la vita umana in diversi settori: l'innalzamento delle temperature, l'interruzione dei sitemi idrici, la distruzione degli habitat naturali.
 

Rockstrom e i suoi collaboratori hanno da tempo individuato otto "limiti" del Sistema Terra, che includono la biodiversità, l'acqua, gli ecosistemi naturali, il consumo di suolo, gli effetti dei fertilizzanti e degli aerosol. Ebbene, dalla ricerca pubblicata sull'ultimo numero di Nature emerge che le attività umane hanno già spinto sette di questi otto limiti oltre la soglia di sicurezza per la nostra stessa sopravvivenza.
 

La novità dell'approccio del Pik e degli scienziati che si sono riuniti in un organismo denominato "Earth Commision" è che non si prendono più solo in considerazione gli eventi meteo direttamente riconducibili alla crisi climatica, ma tutte quelle conseguenze che potranno arrecare danni al genere umano.
 

"Gli impatti vanno oltre le ondate di calore e le alluvioni", spiega Rockstrom. "Avremo minore sicurezza alimentare, un peggioramento della qualità dell'acqua, l'affioramento in superficie di acque sotterranee, il peggioramento delle condizioni di sussistenza, in particolare tra le vaste maggioranze vulnerabili nel mondo".
 

Un limite "sicuro ed equo", per esempio, sarebbe stato quello di mantenere il riscaldamento della Terra a 1 grado in più rispetto all'era preindustriale. Ma lo studio conferma che siamo già a quasi 1,2 gradi. E anche se si tenesse fede agli Accordi di Parigi, fermando entro la fine del secolo la febbre del Pianeta a 1,5 gradi in più, sarebbe comunque una catastrofe: 200 milioni di persone sarebbero esposte a temperature medie senza precedenti e mezzo miliardo di abitanti della Terra avrebbero a che fare con l'innalzamento dei mari.
 

Tuttavia la ricerca non vuole essere un de profundis. Secondo gli autori "la diagnosi planetaria è cupa, ma non dobbiamo perdere la speranza, anche se il tempo per un rimedio sta per scadere". Joyeeta Gupta, co-presidente della Earth Commission e professore di Ambiente e sviluppo nel sud del mondo presso l'Università di Amsterdam, conferma: "Un medico direbbe che la Terra è davvero piuttosto malata in molte sue parti: non dobbiamo solo affrontare solo i sintomi, ma anche le cause".
 

Aver individuato una serie di parametri (i safe and just boundaries) che aiutano a determinare lo stato di salute del Pianeta può essere uno strumento utilissimo: "Proponiamo", conclude il team guidato da Johan Rockstrom, "che la nostra valutazione fornisca un fondamento quantitativo per salvaguardare i beni comuni globali per tutte le persone ora e in futuro".