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Clima

Loss and damage, ai Paesi poveri dovrebbero andare duecento trilioni entro il 2050

Loss and damage, ai Paesi poveri dovrebbero andare duecento trilioni entro il 2050
Le Università di Barcellona e Leeds hanno quantificato la somma che i Paesi ricchi dovrebbero pagare per aiutare il Sud del mondo nelle azioni di mitigazione e adattamento
2 minuti di lettura

Quanto dovrebbero pagare - per via delle emissioni climalteranti che hanno creato - i Paesi ricchi per risarcire quelli più poveri che emettono poco? La cifra è persino difficile da leggere: 200.000.000.000.000.000.000 di dollari, ovvero duecento trilioni. Ad affermarlo è una ricerca congiunta delle università di Leeds e di Barcellona, in cui i ricercatori hanno provato a calcolare quanto le nazioni che emettono di più, e che dunque sono i maggiori responsabili dell'impatto del cambiamento climatico, dovrebbero dare ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli nel necessario processo di decarbonizzazione, in grado di frenare l'avanzata del surriscaldamento globale.


Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, per la precisione delinea la necessità - entro il 2050 - di un fondo totale da 192 trilioni di dollari, circa 7 trilioni all'anno. Il sistema di compensazione si basa sull'idea, in generale, che l'atmosfera è un bene comune: è un risorsa di tutti, ma che non è stata "utilizzata" in modo equo.


L'analisi parte infatti dal calcolo della "quota equa" del bilancio globale di carbonio e analizza le emissioni di ciascun Paese su circa 168 esaminati in base alla popolazione. Alcuni stati erano ben al di sopra di quella che è stata definita la "quota equa", altri decisamente al di sotto.
 
In generale viene evidenziata una sorta di divisione nord-sud: secondo i ricercatori solo il Nord - Stati Uniti, Europa, Canada, Australia, Regno Unito, Russia, Giappone e altri - dovrebbe risarcire i Paesi più poveri, collocati per lo più a sud, di circa 170 trilioni di dollari (6 trilioni l'anno).
 
Gli altri 22 trilioni sono invece legati alle emissioni elevate di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In particolare, secondo lo studio, i fondi  da destinare ai Paesi meno abbienti dovrebbero essere impiegati per le politiche di decarbonizzazione e di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici.
 
Dal rapporto emerge una enorme disparità rispetto alla quota di emissioni: per esempio gli Stati Uniti emettono quattro volte di più rispetto a quella che viene considerata la quota equa e in tal senso dovrebbero pagare 80 trilioni di dollari alle nazioni più in difficoltà per aiutarle ad avviare politiche climatiche tali per affrontare in meno di trent'anni il collasso del clima a cui loro hanno contribuito in parte minima. Dato che il calcolo è basato in parte sulle emissioni pro capite, l'India risulta al contrario uno degli stati che avrebbe il diritto di ricevere una delle cifre più alte: 57 trilioni di dollari.


"Si tratta di una questione di giustizia climatica: se chiediamo alle nazioni di decarbonizzare rapidamente le loro economie, anche se non hanno alcuna responsabilità per le emissioni in eccesso che stanno destabilizzando il clima, allora dovrebbero essere risarcite per questo onere ingiusto" ha ricordato uno degli autori dello studio,  Andrew Fanning del Sustainability Research Institute dell'Università di Leeds.


Inoltre si stima che quasi il 90% delle emissioni in eccesso sia dovuto dai Paesi ricchi del nord, mentre il resto è legato ad alcuni del sud ma soprattutto ai "petrol-stati", come Arabia Saudita ed Emirati. Basandosi su un calcolo legato alla popolazione, curiosamente nonostante sia oggi il più grande emettitore al mondo, anche la Cina avrebbe diritto ad essere risarcita.


Il tema dei finanziamenti e del "loss and damage", quei fondi per "perdite e danni" concordati anche alla Cop27 come forma di risarcimento legata ai danni delle emissioni dei Paesi più industrializzati, sta diventando sempre più centrale nella questione della giustizia climatica.
 
Come conclude Jason Hickel, professore dell'università di Barcellona e coautore del report, "il cambiamento climatico riflette chiari modelli di colonizzazione atmosferica: la responsabilità per le emissioni in eccesso è in gran parte detenuta dalle classi ricche delle nazioni più abbienti, quelle che hanno consumi molto elevati e che esercitano un potere sproporzionato sulla produzione e sulla politica nazionale. Sono loro che devono sostenere i costi del risarcimento".